Ciriaco De Mita avvisa Pd (e Governatore): basta egemonia, servono idee

«QUESTO VOTO HA RIPORTATO IN CAMPO MOLTI DEMOCRISTIANI». Il Sindaco di Nusco e Presidente della Città Alta Irpinia analizza il voto con amministratori locali e dirigenti Popolari al Belsito Hotel, ma indica soprattutto la nuova prospettiva, evocando il Cardinal Bassetti. Chiama a raccolta i suoi, rilancia su basi dialettiche il dialogo con De Luca e Annunziata a Napoli, chiarendo: classe dirigente e pensiero ve li portiamo noi. Stoccate a Petracca e Cipriano, sul Pd è lapidario: «Si è suicidato»

Ciriaco De Mita avvisa il Pd e il Governatore della Campania Vincenzo De Luca a undici mesi dalle regionali, avvertendo che al tavolo della coalizione non servirà una pretesa egemonia, ma idee. Analizzando l’esito del voto presso il Belsito Hotel ad Avellino con amministratori locali e dirigenti, in realtà ha disegnato lo scenario delle prossime elezioni regionali, in accordo con quanto proprio in questi giorni il Cardinale Gualtiero Bassetti ha affermato, ricordando con Sturzo nel Centenario dell’appello a tutti gli uomini Liberi e Forti. Intervenendo accanto a Giuseppe De Mita e a Giuseppe Del Giudice, davanti ad una platea attenta, Ciriaco De Mita ha dispensato giudizi severi sul candidato sindaco sconfitto, Luca Cipriano, “uno che pone limiti d’età al pensiero non avendo mai dimostrato di averne uno”, definendolo “il nuovo leader di Guardia (Lombardi)” in polemica con Gerardo Bianco. Ma è su Maurizio Petracca “che consideravo un fratello minore”, e sul Pd “che non ha classe dirigente, né un pensiero qui e in Italia”, a calcare davvero la mano soprattutto per disegnare un orizzonte politico, che sottolinea essere in forte evoluzione. De Mita ha parlato di grandi spazi «aperti per noi dall’esito del voto», intendendo la cultura popolare oggi di nuovo in campo nella politica emergente. «Vedo tanti democristiani in giro ed allora posso dirmi ottimista», ha spiegato Ciriaco De Mita.

Vincenzo Sirignano nella platea degli amministratori locali de L’Italia è Popolare al Belsito Hotel di Avellino

Se Giuseppe De Mita, più avanti, proverà a chiarire esplicitamente che l’orizzonte resta comunque il Centrosinistra, nelle parole dell’ex segretario Dc la partita appare più incerta. Lo si comprende soprattutto quando detta la linea ai suoi: «Teniamo insieme tutti i nostri amministratori», ammonisce i presenti, spiegando che il compito ora è seguire l’evoluzione della politica perché «non basta il potere a giustificare la pretesa egemonica, quando non si bada alle esigenze della comunità e, soprattutto, non si sviluppa un pensiero». Il riferimento nel passaggio sul ‘potere’ chiama in causa il Governatore Vincenzo De Luca, giudicato da molti osservatori (anche nel Pd) molto decisionista e poco disponibile a dare spazio alla politica. La linea stabilita da De Mita per ora non muta gli impegni. Proseguire il rapporto con il Partito Democratico, anche se su basi fortemente dialettiche a tutti i livelli, valutando ciò che accadrà. In platea qualcuno ritrova nell’analisi tracciata dal Sindaco di Nusco l’eco delle profetizzanti dichiarazioni rese in una ormai citatissima intervista rilasciata al Corriere della Sera, a proposito dell’imminenza di un nuovo diluvio sull’Europa. Il richiamo alla necessità di proporre nuovi modelli, del resto, vale anche in Campania. «Al Partito Democratico il pensiero possiamo darlo noi», spiega infatti De Mita in un passaggio, chiarendo che “L’Italia è Popolare” intende riorganizzare il funzionamento del futuro tavolo della coalizione. Più che i rapporti di forza sul consenso, dovranno pesare le idee e la strategia. Insomma, tutto è possibile, è l’avvertimento spedito da Ciriaco De Mita a Vincenzo De Luca e a Leo Annunziata con dieci mesi di anticipo sulla data di presentazione delle liste. Un avviso che non suona come una minaccia, ma ancora una volta come una previsione di un epilogo che potrebbe essere già scritto…

Pino Rosato nella platea degli amministratori locali de L’Italia è Popolare al Belsito Hotel di Avellino

«IL SUICIDIO DEL PD…». Nella sua analisi su ciò che è stato, De Mita ha ripetuto a titolo di consuntivo ciò che un mese fa aveva profetizzato come previsione. La mancanza di lealtà contestata a Maurizio Petracca stavolta viene sanzionata con parole durissime e forse definitive. Viene fuori la delusione sul piano personale, l’amarezza di chi non ha difficoltà ad ammettere di essersi accorto soltanto adesso di quella che descrive come una doppiezza nella condotta. Usa parole forti come affaristi, commercianti, spergiuro. Parla di prove ogni volta fallite proprio sul piano della lealtà personale. Dall’impegno all’Asi a supporto del presidente (Sirignano), disatteso «per occuparsi soltanto di Solofra», dall’amicizia giurata il giorno della elezione in Consiglio regionale, tradita dalla promessa non mantenuta sul suo ripetuto disimpegno dalle vicende comunali di Avellino. Ma l’affronto peggiore è l’aver stretto con mesi di anticipo  alle sue spalle il sodalizio con chi «ogni giorno nelle interviste diceva sempre ‘mai con i demitiani’…». Alla fine accusa l’architetto Petracca di essersi mosso da geometra, una metafora per ricordargli con non sono i titoli a stabilire l’intelligenza, ma le scelte. Al contrario su Cipriano no infierisce. I giudizi sono quelli ordinari, le battute che De Mita riserva a chi non ritiene realmente un suo avversario. Lo definisce un grillino, il nuovo leader di Guardia, uno che non ha mai avuto un pensiero, preferendo un’azione che alla fine non c’è. Nel suo consuntivo il passaggio sul Partito Democratico esprime più una preoccupazione per il futuro, che la delusione per il risultato. Citando don Michele Grella, idealmente riprende il ragionamento politico che nel febbraio scorso elaborò durante un convegno dedicato all’opera e alla figura del sacerdote. In quell’occasione, riservando stoccate alla classe politica nazionale, ma anche a quella locale, puntò l’indice soprattutto sugli intellettuali. «Usare il potere ha senso solo per costruire il progresso sociale, ma oggi chi ce l’ha non sa che farsene», disse. Ed elogiando la figura di don Michele Grella a dieci anni dalla scomparsa, lanciò in quell’occasione un monito che oggi è risuonato tra le righe delle sue analisi: «Di fronte all’individualismo di una città che ha smarrito il suo senso di comunità, don Michele Grella non si sarebbe arreso, come oggi fanno gli intellettuali sempre più silenti…». Nella conclusione di quel convegno espresse preoccupazione per la mancanza di un disegno e di qualcuno cui affidarlo. Nè il disegno, né l’architetto, sono stati alla fine trovati, la sua conclusione alla luce dei risultati.

La platea degli amministratori locali de L’Italia è Popolare al Belsito Hotel di Avellino
Giusepe De Mita

GIUSEPPE DE MITA: «SERVE UN ESAME DI COSCIENZA». Giuseppe De Mita e Giuseppe Del Giudice hanno concluso con un invito al Partito Democratico a fare tesoro di quello che questa esperienza elettorale è stata. Pur rappresentando nell’area del Centrosinistra la forza maggiore per consensi, il Partito Democratico frena la costruzione della coalizione a causa delle sue lacerazioni e dei suoi problemi interni. Di qui la necessità di ripartire da un confronto franco e aperto sul cosa fare, più che con chi farlo. Meno bandierine sul municipi e più idee su come realizzare iniziative utili a migliorare la vita delle persone, il loro monito.


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