Al “Criscuoli” una scuola per operatori dei Centri anti-violenza sulle donne. Nel presidio ospedaliero dell’Asl di Sant’Angelo dei Lombardi un corso che prepara ad assistere sotto ogni punto di vista la donna offesa, vilipesa, ferita, maltrattata, umiliata, calpestata, picchiata in famiglia, nella vita relazionale o nel contesto più generale della società da sconosciuti.

IL PROGETTO. La violenza sulle donne non è soltanto fisica, ma è soprattutto psicologica e di tipo economico. Un aspetto che stenta ad entrare nelle tabelle delle casistiche e che rappresenta la sfida culturale maggiore degli operatori del settore, impegnati nell’analisi del fenomeno e nello studio analitico delle evoluzioni sociali dei territori. In questa ottica si inserisce il corso di formazione per operatori del Centro Antiviolenza D- Donna di Sant’Angelo dei Lombardi e volontari, promosso dal Dipartimento di Scienze Sociali della Federico II di Napoli e dalla coordinatrice Professoressa Annamaria Zaccaria, e con la collaborazione del Consorzio dei Servizi Sociali di Lioni. Il Centro Di- Donna allocato presso il presidio ospedaliero Criscuoli è un anello determinante della costruenda medicina territoriale, e la rosa di attività messe in campo dalle operatrici del Dipartimento Materno Infantile non si riducono alla presa in carico delle donne vittime di violenza fisica e psicologica, ma riguardano attività di prevenzione, cultura innovativa e del benessere, informazione e divulgazione. Una struttura che intende seguire l’evoluzione delle criticità legate al fenomeno della violenza sulle donne e contemporaneamente radicarsi sul territorio, per entrare a pieno titolo nell’orizzonte culturale dei servizi erogati dall’Azienda Sanitaria Locale.

Centro Antiviolenza D- Donna Sant’Angelo dei Lombardi

In questo momento infatti, il Centro guidato da Patrizia Delli Gatti è in attesa del Bollino Rosa, che l’Asl di Avellino dovrebbe richiedere e ottenere per la struttura, che consentirebbe al Centro di entrare nella rete degli Ospedali Rosa, e valorizzare le attività svolte dal centro e lo screening mammografico effettuato presso il reparto di radiologia. “Al Centro si accede tramite ospedale, ma ognuna ha la facoltà di accedervi direttamente e denunciare la violenza psicologica o quella economica. Il lavoro sulla problematica è in salita, e in questo momento l’ospedale può intercettare il sommerso attraverso la presenza nel pronto soccorso del percorso di tutela dedicato alle donne” annuncia la dirigente sociologa referente del Centro Patrizia Delli Gatti, che evidenzia il lavoro di sinergia e collaborazione con la struttura ospedaliera grazie al pieno sostegno del direttore sanitario Angelo Frieri. “Sarebbe però necessaria una maggiore intesa e collaborazione fra il Sistema sanitario e sistema sociale: c’è senza dubbio maggiore disponibilità al dialogo da parte del sociale verso il sanitario, ma sembra che dal sanitario si vada poco verso il sociale”.

La struttura del Criscuoli ad oggi insieme al Centro Antiviolenza del Moscati di Avellino, rappresenta un punto di riferimento di notevole importanza per la problematica, e la collaborazione con il Consorzio dei Servizi Sociali ma anche con una qualificata partnership territoriale, apre la struttura a laboratorio di ricerca e sperimentazione delle innovazioni sociali. Una branca a cui la Federico II di Napoli sta riservando una certa attenzione, tesa ad inaugurare un percorso di studi universitari nel percorso accademico dello studio delle Scienze Sociali. Di qui il corso di formazione professionale.

Operatrici e volontarie dei centri antiviolanza sulle donne al corso di preparazione e formazione promosso presso il Presìdio ospedaliero di Sant’Angelo dei Lombardi

Iniziato il 7 giugno, fino al 5 luglio si alterneranno docenti universitari, magistrati, avvocati e professionisti della medicina di genere per focalizzare l’attenzione su una rosa di argomenti e tematiche di stretta attualità su cui si confronteranno gli attori coinvolti, e per offrire una risposta al territorio attraverso l’implementazione delle attività del centro. Ad aprire i lavori venerdì scorso, la lezione magistrale di Simona Marino, filosofa che ha insegnato a lungo studi umanistici, ma soprattutto impegnata sul fronte politico in quanto una consigliera comunale con delega alle pari opportunità e coordina diversi centri antiviolenza nel napoletano. A seguire la lezione di Roberto Fasanelli, psicologo sociale, che ha parlato del ‘micromacismo’, e della violenza nelle coppie adolescenti.

Nella foto la professoressa Annamaria Zaccaria e la dirigente del Centro Antiviolenza Patrizia Delli Gatti

Poi il taglio giuridico, con il magistrato Stefano Celentano giudice del tribunale di Napoli della Famiglia, misure da adottare in questi casi e introdurre la variabile del dubbio sui casi di violenza. Annamaria Raimondi è un avvocato del Centro Dafne di Napoli e che ha parlato della gestione organizzativa del centro e del rapporto con il territorio, con focus sulle donne che possono essere vittime ma anche carnefici e quindi attrici di violenza, che possono essere anche più violente degli uomini. Poi si affronterà un modulo metodologico con Amalia Caputo, per ragionare sulla casistica, l’individuazione di indicatori di rischio sul territorio, come raccoglierli e archiviarli. Il penultimo incontro è sui linguaggi, e i docenti sono del Dipartimento di Scienze Sociali, con Pietro Maturi e Fabio Corbisiero. L’incontro finale è di natura etico filosofica, con Gianluca Attademo e Linda De Feo.

“Dobbiamo pensare ad un evento finale, ma pensiamo anche di raccogliere gli interventi per costruire una dispensa utile ai fini dello studio” spiega Annamaria Zaccaria. “I comuni delle aree interne sono coperti in generale dallo stereotipo della tranquillità, per cui non ci si aspetta che possa accadere nulla, non c’è criminalità nè violenza, e questa idea è fomentata dal paesaggio, verde e incontaminato, che da l’idea di vivere in un posto sereno. Invece io che ho studiato la criminalità l’ho scoperta anche qui, che è strutturata, forte e violenta” continua. “Far emergere l’attività del centro è importante perchè finchè il problema viene stigmatizzato e nascosto è come se non ci fosse, invece bisogna tirarlo fuori e affrontarlo. Nelle precedenti lezioni è venuta fuori, ad esempio, la necessità dell’educazione alla non violenza, a tutti i livelli e in tutte le sue forme” conclude.

Il Sindaco di Teora e presidente del Consorzio dei Servizi Sociali Stefano Farina

Il Consorzio dei Servizi Sociali di Lioni presieduto da Stefano Farina crede fermamente nelle attività portare avanti dal Centro, come primo sostenitore dell’importanza delle politiche sociali a servizio del territorio e delle fasce deboli della popolazione. “Le attività sociali servono a tamponare le emergenze” denuncia Farina. “Il Consorzio ha la possibilità di tastare una realtà nella sua drammaticità che è chiamato a gestire. Dobbiamo tenere alta la guardia affinchè la difficoltà dei tempi non imponga dei tagli ai trasferimenti e il fermo delle attività; al contrario dovemmo fare pressione presso l’Asl di Avellino di ottenere il centro per l’alcolismo e per le ludopatie, che sono grandi criticità a cui non possiamo dare risposte” conclude.

Il nervo scoperto riscontrato intanto, è la mancata applicazione del protocollo d’intesa siglato per la gestione integrata di percorsi di accoglienza e di uscita dalla violenza. Il problema maggiormente diffuso di cui risentono i Centro Antiviolenza oggi è una reale collaborazione con le forze dell’ordine: la fase della denuncia è prioritaria, e prevede un percorso agevolato con il Commissariato o i Carabinieri. Ma qui in Alta Irpinia le modifiche organizzative ministeriali hanno eliminato l’ufficio Minori Donne e Famiglia al Commissariato di Sant’Angelo dei Lombardi, mentre la disponibilità di un’agente dei carabinieri donna è solo per il Comando Provinciale di Avellino e non nelle nostre stazioni. “Rafforzare la rete è l’obiettivo del Consorzio” conclude Michela Iuliano referente del Piano di Zona Sociale di Lioni, “Il lavoro congiunto si migliora nel tempo grazie all’esperienza: noi come operatori cerchiamo di fare in modo che non venga inficiata la tutela della donna”.

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