Crisi Whirlpool al tavolo del Mise a Roma

Whirlpool revoca la chiusura degli stabilimenti di Napoli, ma dovrà convincere governo e sindacati sulla credibilità della soluzione. Il comunicato ufficiale dell’azienda annuncia la conferma del piano industriale dello scorso ottobre. Whirlpool si dice “impegnata a trovare una soluzione che garantisca la continuità industriale e i massimi livelli occupazionali del sito”. La multinazionale americana ha risposto così al Ministro Luigi Di Maio, che aveva preannunciato il ritiro degli incentivi già concessi. La partita si sposta a domani al Mise dove con le istituzioni nazionali e locali e le organizzazioni sindacali ora si punta a risolvere la vertenza”. Ma gli operai ieri radunati a Napoli non credono alla reale intenzione dell’azienda di rilanciare lo stabilimento napoletano. «Sono solo spaventati della possibilità di vedersi sottrarre gli incentivi promessi e quelli già incassati», hanno spiegato molti addetti.

OGGI TAVOLO DECISIVO AL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO. Al Mise fra il Ministro Luigi Di Maio e i rappresentanti della Whirlpool si erano aggiornati sette giorni fa, dopo un incontro che si era rivelato meramente interlocutorio e la situazione era rimasta congelata in attesa di una controproposta da parte del colosso americano. “Il Governo sta continuando a finanziare l’azienda e gli investimenti in Italia, ma in assenza di soluzioni il flusso si potrebbe interrompere e si potrebbe avanzare la richiesta di un risarcimento”, aveva spiegato il segretario della Cisl Irpinia Sannio Mario Melchionna, di ritorno dall’incontro di Roma dove aveva partecipato al fianco dei lavoratori e delle tre aziende irpine impiegati nell’indotto. Nella giornata di lunedì il Ministro Luigi Di Maio aveva fatto che gli atti per la revoca degli incentivi erano pronti, annunciando di riservarsi il recupero di quanto già concesso e trasferito. Ora se Whirlpool revoca la chiusura, si riaprono spiragli per una conclusione positiva della vertenza. Ma serviranno garanzie e impegni scritti, che non prevedano il passaggio di proprietà delle linee di produzione..

L’insegna della Whirlpool che campeggia sullo stabilimento di Napoli

La soluzione di un acquirente terzo per gli stabilimenti di Napoli prospettata dai responsabili di Whirlpool italiani non viene vista di buon occhio dagli imprenditori dell’indotto, la cui produzione dipende al 100 per cento dall’azienda statunitense. I sindacati invece guardano alla salvaguardia dei livelli occupazionali e spingono per una risposta concreta. “Grazie alle esperienze pregresse già maturate in Irpinia, siamo determinati a dialogare soltanto con chi garantisce produzione e livelli occupazionali: l’indotto deve restare collegato e l’azienda madre deve assumersi ogni responsabilità” continua Melchionna.

Al tavolo per la crisi Whirlpool saranno presenti gli amministratori locali in difesa dei posti di lavoro legati all’indotto in provincia di Avellino. In particolare il Sindaco di Sant’Angelo dei Lombardi, Marco Marandino, ha annunciato il proprio impegno in sinergia con i colleghi di Montoro e Forino nel corso di un incontro con la delegazione della Scame Mediterranea, collegata all’indotto Whirlpool, in vista della nuova riunione al Ministero dello Sviluppo Economico il 12 giugno.

Il Vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio

LA VICENDA. “Nell’ottobre 2018 parti sociali, governo e azienda avevano firmato un accordo grazie al quale la Whirlpool avrebbe rilanciato l’impianto e, per far ciò, avrebbe goduto di incentivi, sgravi fiscali e ammortizzatori sociali. Gli incentivi statali sono stati incassati, ma senza nessun preavviso, la storica fabbrica di via Argine è stata cancellata dallo scacchiere produttivo. Tutto questo è inaccettabile, soprattutto a fronte dei risultati economici e di volumi che in questi anni il gruppo Whirpool sta avendo. Il dramma non è solo per gli oltre 400 operai. Nel vortice sono finiti anche i dipendenti dell’indotto, molti mono-commessa, che superano le mille unità nella nostra regione. La chiusura di Whirlpool Napoli” aggiunge il segretario, “comporterebbe inevitabilmente la chiusura di queste aziende con la perdita di 250/300 posti di lavoro anche in provincia di Avellino aggravando ulteriormente l’impatto sociale di questo territorio, già martoriato ed a rischio spopolamento”. In settimana intanto, saranno organizzate delle assemblee informative in preparazione delle eventuali mobilitazioni per la tutela di tutti i livelli occupazioni in caso non venga ritirata la chiusura. I lavoratori dell’indotto pagano, da tempo remoto, il prezzo delle nuove logiche di mercato, la chiusura sarebbe una tragedia per i lavoratori/lavoratrici e per le loro famiglie. La Cisl IrpiniaSannio unitamente alle Federazioni di settore chiedono al Ministero di prevedere la copertura di ammortizzatori sociali anche per i lavoratori dell’indotto e dell’Irpinia.


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