Carmine De Blasio, Direttore del Consorzio Piano di Zona di Atripalda

«La politica deve recuperare senso e capacità di proposta. Altrimenti diventa soltanto uno strumento per affermare interessi ed ambizioni personali o di un gruppo». Ad affermarlo è Carmine De Blasio, membro della Direzione regionale del Pd ed ex segretario provinciale dei Democratici.

Come valuta l’esito della formazione delle liste per il Comune di Avellino? Il Pd esce da questa fase molto lacerato.

«Avevamo messo in conto le difficoltà, che sono aumentate con l’approssimarsi della scadenza della presentazione delle liste. Il Pd inconsapevolmente si è ritrovato un ruolo che è giusto che svolgesse in città, di riferimento ed agevolatore del confronto tra le realtà sociali del territorio e delle altre forze politiche. I limiti registrati sono comunque riconducibili alla gestione politica del partito di questi mesi. Il Pd è sempre stato esposto a polemiche. Anche se va rilevato che pure in situazioni difficili abbiamo registrato consenso. Sia chiaro, però, che il Pd è là dive c’è il simbolo, non altrove». (Leggi l’articolo)

Problemi e divisioni si sono registrati in tutti gli schieramenti.

«Sì, è proprio così. Il centrodestra è spaccato, ma anche i Cinque Stelle. Per quel che riguarda il centrosinistra, viene invocato soltanto alla vigilia delle competizioni elettorali, ma poi tutti se ne dimenticano puntualmente dopo al chiusura delle urne».

Complessivamente nei 46 Comuni al voto sono prevalse le liste civiche, spesso politicamente trasversali. Il Pd anche nei centri maggiori si è presentato senza simbolo e con candidati presenti anche in compagini tra di loro contrapposte. Stesso discorso però vale anche per gli altri partiti. Come mai?

«In verità ad ogni appuntamento elettorale è sempre successo di tutto. Personalmente, però, penso che le amministrative non abbiano una connotazione politica, tranne che nel capoluogo. In Irpinia prevalgono Comuni con pochi abitanti ed anche quelli che superano i 10 mila abitanti, in altri contesti verrebbero considerati comunque piccoli centri. Prevalgono quindi logiche di appartenenza familiare e di contrapposizione interamente legate allo scenario locale. Va poi tenuto conto che la politica è notevolmente cambiata. C’è una grande frammentazione. Anche se penso che non si debba far passare un messaggio sbagliato».

Quale?

«Che il Pd sia ovunque. Questo giustificherebbe certi atteggiamenti relativistici e superficiali, che alla fine legittimano le divisioni e le scelte personalistiche, considerandole come parte naturale del gioco. L’assuefazione a queste logiche rende tutto possibile. Si afferma un’idea privatistica del partito. La politica invece deve recuperare la credibilità e l’autorevolezza perduta».

La situazione di Montoro, ad esempio, è indicativa: all’amministrazione uscente, guidata da un sindaco Pd (che però alle scorse elezioni non aveva ricevuto l’imprimatur del partito) è contrapposta ad uno schieramento trasversale, con un candidato sindaco di Forza Italia, che vede la presenza di candidati democratici, compresi assessori della giunta Bianchino.

«Un caso emblematico. Più che un progetto politico ed amministrativo prevalgono le faide e quindi ogni scelta viene giustificata. Il metro della valutazione politica non sono più criteri oggettivi, ma la propria personale convenienza».

A parti invertite, rispetto al centrodestra, la stessa cosa sta succedendo ad Ariano Irpino, con il sindaco Gambacorta, che però sembra avvicinarsi politicamente ad altre sponde.

«Un sindaco che è una personalità di primo piano del centrodestra, con un indiscutibile spessore politico, porta avanti un’operazione fuori dagli schemi. E’ un ulteriore conferma che sono saltati tutti gli equilibri. Così però si crea soltanto confusione e si restringono gli spazi di discussione. Ci si arrocca sulle proprie visioni e si sottrae alle nostre comunità l’opportunità di discutere di contenuti, facendo prevalere logiche diverse».

Da dove bisognerebbe ripartire, per invertire la rotta?

«Rimettendo al centro le proposte ed uscendo dallo schema del tafferuglio. Invito, quindi, i candidati ad ascoltare i cittadini, ad ascoltarli e confrontarsi con loro. Certo è singolare, riflettevo, che benché stiamo vivendo una stagione difficile, come Pd, in giro c’è tanta ansia di dichiararsi di questo partito».

Che prospettive intravede per il Pd?

«Mi auguro che in futuro non si commettano gli stessi errori. Dobbiamo recuperare un elemento di speranza e dare alla città di Avellino un contributo a ritrovarsi. In passato, purtroppo, abbiamo avuto responsabilità nel condizionare negativamente le dinamiche istituzionali dell’ente, con scontri e divisioni interne».

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