Palazzo Chigi, sede del governo nazionale

Martedì i gruppi parlamentari del Pd presenteranno una mozione di sfiducia contro il governo alle Camere per verificare la tenuta politica della maggioranza. Non si tratta tanto di valutare se esistano i numeri necessari a garantire la governabilità, ma a dire agli italiani se è in corso un teatrino elettorale messo in scena tra gli alleati.

Il dibattito sulla sfiducia costringerà tutti i gruppi a dichiarare la propria posizione di fronte al governo, motivando perchè sostenerlo o avversarlo. Si tratta di un atto di chiarezza nei confronti del Paese, non solo per chi fa parte della maggioranza. Forza Italia e Fratelli d’Italia, in particolare, saranno costretti ad assumere un orientamento nel merito dell’operato di Lega da un lato e Cinque Stelle, dall’altro, quindi dei problemi, dai riflessi giudiziari all’operato sui temi politici ed economici. Quanto a Lega e Cinque Stelle, dovranno dire perchè proseguire alla luce dei conflitti emersi. Quindi verranno allo scoperto: Il conflitto è solo un gioco delle parti per rafforzarsi ciascuno rispetto al proprio elettorato, tenendo nell’area del governo pezzi opposti dell’opinione pubblica, oppure la frattura può realmente pregiudicare la durata della esperienza? Da ciò che diranno sarà misurabile la durata del governo e sarà chiaro che peso avrà la questione di etica politica brandita dai pentastellati.

Ingresso alla sede nazionale del Partito Democratico al Nazareno

“L’obiettivo del Pd è portare alla luce del sole il braccio di ferro fra Lega e M5S che sta bloccando il Paese”, ha spiegato in un post su Facebook, il segretario del Pd, Nicola Zingaretti: “L’Italia è paralizzata da continui litigi di due ‘alleati complici’ dello sfascio. Sono uniti solo dalle poltrone che occupano, ma non hanno nessuna idea sul futuro del Paese che ha bisogno di lavoro, investimenti infrastrutture e in maniera sempre più evidente di una politica estera. Il teatrino delle polemiche deve finire. Stanno governando insieme male e il Paese paga un prezzo immenso“, ha aggiunto il leader dei Democratici.

In realtà lo stesso Partito Democratico con questa iniziativa parlamentare rialza la testa e si prepara a chiarire in maniera unitaria la propria posizione anche fuori dalle Camere con Lega e Cinque Stelle. Verrà fuori la proposta di alternativa rispetto all’attuale bipolarismo anomalo sancito dal voto del 4 marzo 2018. Il Pd proverà a dimostrare che il rapporto tra Lega e M5s non è solo contrattuale ma politico, sotto il profilo democratico. Se ci sono sfumature diverse e differenti accenti nel dettaglio degli approcci a problemi concreti, in realtà queste forze coesistono sul terreno dell’euroscetticismo, condividono un approccio centralistico nel rapporto tra Stato, Regioni ed Enti Locali, sono portatori di una critica di fondo al modello della democrazia rappresentativa in tutte le sue forme, in luogo di un rapporto sempre meno mediato e invece più diretto con elettore e cittadino da parte del governo. Non si tratta di questioni accademiche, ma pratiche e decisive nelle scelte fondamentali che vedono i due alleati di governo convergere, come dimostrano due esempi di queste ore. Il primo riguarda la proposta della Lega di commissariare i sindaci con i prefetti su alcuni problemi di ordine pubblico, come la possibilità di emanare delle ordinanze per proteggere le zone rosse delle città da “persone dedite ad attività illegali”, attraverso strumenti “di natura straordinaria, di necessità e urgenza”. Il secondo la sospensione delle prerogative costituzionali regionali su materie specifiche, come la Sanità sottratta alla Calabria nei giorni scorsi. La condivisione di un princìpio e di un metodo è profonda e va ben oltre il contratto per il governo, esprime una visione comune della democrazia, delle autonomie, dell’assetto repubblicano. Ciò non toglie che i due partiti debbano coltivare il proprio elettorato facendo leva su temi di fondo digeribili dal target prescelto, come è facilmente riscontrabile analizzando il profilo scelto per le rispettive piattaforme social. Quelli che passano per essere conflitti politici interni alla maggioranza, in realtà paiono posizionamenti politici. I casi contrapposti su Roma e sul Sottosegretario Sori lo confermerebbero.

Bandiere dell’M5s e della Lega davanti al Parlamento. Sono le due forze di governo, definite alleanza gialloverde

LA LEGA E ROMA. La convergenza di metodo sui princìpi non impedisce conflitti su scelte che riguardano le esigenze politiche dei due partiti. Sulla questione del cosiddetto provvedimento ‘Salva Roma’, la Lega risponde a proprie esigenze diverse: accontenta l’insofferenza della parte tradizionale del suo elettorato padano che continua a guardare alla Capitale come alla ‘Roma ladrona’, emblema del primato partitocratico sui diritti dei cittadini settentrionali; ma soprattutto prepara la piattaforma elettorale contro M5s e Pd. Da un lato affossa definitivamente le residue speranze di ricandidatura per il Sindaco uscente, dall’altro tenta di tracciare una linea di continuità tra i sindaci del centrosinistra e Virginia Raggi, assumendo il ruolo di alternativa nel tentivo di far dimenticare gli anni della giunta di Centrodestra con Gianni Alemanno. Questo specifico caso conferma la strategia politica del Carroccio sui territori nel Paese, dove punta a egemonizzare il rapporto con il Centrosinistra e i Cinque Stelle. Sfruttando il sistema elettorale, in questo ultimo anno la Lega ha vinto grazie alle divisioni altrui, rafforzando un Centrodestra che in Parlamento non ha i numeri per governare.

La bandiera del Movimento 5 Stelle

I 5S ALTERNATIVI CON LA QUESTIONE MORALE. Nel prendere le distanze dal leghista Sottosegretario alle Infrastrutture Siri, indagato per corruzione in concorso con un imprenditore, i pentastellati puntano a scrollarsi di dosso il peso delle inchieste su Roma, riaffermando un metodo che finora li ha aiutati a tenersi a debita distanza dalle conseguenze delle indagini territoriali sulla corruzione: la responsabilità di chi sbaglia è personale, mai politica. Nessuno è indispensabile in un organigramma dove i posti chiave vanno demandati a responsabilità esecutive non politiche, facilmente sostituibili. Alla Lega si chiede di considerare alla stregua di comprimario il Sottosegretario. È quello che per due anni hanno preteso con il Pd, in occasione delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto i genitori di Matteo Renzi e il padre di Maria Elena Boschi, imporre al partito di fare a meno di chi è sfiorato dal sospetto. È la via pentastellata alla questione morale.

IL PAESE REALE. Sullo sfondo di questo scontro tra partiti alla vigilia delle elezioni europee e amministrative, tuttavia, c’è il Paese reale. L’Istat ha certificato nelle ultime ore il terzo calo di fiducia dei consumatori, ha ricordato Zingaretti. Ad aprile l’indice della fiducia è diminuito da 111,2 a 110,5. Anche la fiducia delle imprese scende: da 99,1 a 98,7. Sono i livelli peggiori da due anni, mentre il Def ha certificato per l’Italia i conti peggiori dalla grande crisi del 2011. Questi problemi oggi restano ai margini del dibattito politico, ma anche nella percezione di buona parte dell’opinione pubblica, convinta forse che il conto finanziario non verrà mai presentato al Paese. Dopo l’estate il Parlamento avrà bisogno di una maggioranza che dovrá farlo con la legge di Bilancio. Sarà quello il banco di prova. Se uno dei contraenti il patto di governo o entrambi vorranno evitare di assumersi la responsabilità in solido, dovranno andare al voto anticipato. Non a caso l’opzione circola con insistenza negli ambienti della Lega.

 

 

 

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