“Tolidà. La paura della felicità” di Enza Graziano

Recensione a cura di Ilde Rampino 

Una ricerca di un punto stabile all’interno della propria esperienza di vita, che si delinea attraverso rapporti che sembrano intrecciarsi fino a creare una serie infinita di dubbi è il tema attorno a cui ruota il libro dell’autrice avellinese. Ogni particolare risuona di significati, assume una suggestiva valenza simbolica, attraverso cui i pensieri si rivestono di paure. Originale la tecnica di esprimere i pensieri dei personaggi come un monologo interiore all’interno di uno specchio capovolto, per creare un’empatia più profonda e collegare ogni scena ad una colonna sonora, una vera e propria esperienza sensoriale completa, come la definisce la stessa autrice.

Vittoria, in maniera non del tutto inconsapevole, si lascia invischiare in una relazione clandestina che sente di dover vivere, una gabbia le cui sbarre sembrano allargarsi e restringersi a dismisura per contenere le proprie incertezze e per darle soltanto una parvenza di amore. Ella è combattuta in una sorta di ambivalenza che le fa perdere di vista i propri obiettivi. Vittoria osserva le persone, cerca di penetrarne l’anima e l’ incontro inaspettato con lo sconosciuto sul treno,  desta la sua curiosità e immagina come sia il giovane, mentre egli, Adriano prova un’improvvisa attrazione per la ragazza. Ma un’altra persona, Alessandro, sta per introdursi nelle loro vite e scardinarne le certezze. Egli avverte l’esigenza di immergersi nella natura, ma il ritrovamento del cellulare che Vittoria aveva inavvertitamente perso innesca una sorta di triangolo di amore, mentre il passato ritorna attraverso scorci di flashback.

Alessandro vive un profondo tormento interiore, mai rivelato a nessuno, che a volte lo sconvolge, ricerca a tutti i costi la felicità, ma non riesce a trovarla, perchè “la felicità è non aver paura di essere se stessi e  sentirsi liberi di esserlo”, non ha il coraggio di parlare, finchè è costretto a scegliere e a fare i conti con il passato, ricordando il “giorno della verità”. Una lettera, scritta da lui, diventa il faro che dirigerà le scelte della sua vita e farà una rivelazione in “un silenzio assordante” che rappresenta lo specchio della tempesta incandescente delle proprie emozioni. E una nuova vita percorrerà la strada che essi hanno tracciato, mentre un velo trasparente di serenità accarezzerà le onde agitate del cuore.

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