Da Berlino a Carife, due architetti irpini esportano l’artigianato campano nel mondo

CERVELLI CHE RIENTRANO. INTERVISTA A ROSSELLA FLAMMIA E PAOLO PICONE, IDEATORI DI MONDOCUBO. Dopo sette anni di esperienza professionale presso l'European Creative Center di Berlino, hanno iniziato a produrre complementi d'arredo di piccola serie. Sono tornati in Italia, a Carife, dove stanno allestendo il laboratorio italiano e duplicare gli sforzi, per aprire un collegamento commerciale fra l'Italia e la Germania

Laurea in architettura in tasca e voglia di sperimentare nuovi orizzonti culturali, Paolo Picone e Rossella Flammia partono da Grottaminarda nel 2009 alla volta di Berlino. All’inizio immaginavano di affrontare soltanto una breve esperienza di qualche mese, per fare pratica in uno studio di architettura, poi sono rimasti per sette anni: fino a quando l’esperienza professionale e la sperimentazione creativa non è stata modellata e plasmata sulla loro visione del design artistico, imbevuto di radici e luoghi, fino a trasformare la loro attività in “artigianato professionale”. Dopo qualche anno aprono uno studio- laboratorio nella DDR in un ex edificio che ospitava 400 atelier: nasce così Mondocubo, un’attività artigianale di design specializzato in piccole serie, produzione in edizione limitata e numerata. Non solo. Scelgono di rientrare in Italia, e non più a Grottaminarda, ma a Carife- passando dalla metropoli al borgo-, dove stanno allestendo il laboratorio italiano, uno sdoppiamento delle attività tedesche, che dovrà dialogare con Berlino e con le rotte commerciali già aperte negli anni. “Vorremmo che tutti tornassero a vivere questi luoghi, che offrono la migliore qualità della vita possibile e consente di allestire vasti campi di sperimentazione. Sarebbe opportuno che l’artigianato godesse della giusta attenzione in provincia, come sta accadendo per l’agricoltura” hanno dichiarato nell’intervista a Nuova Irpinia.

Rossella e Paolo, come è nata l’idea di lasciare Grottaminarda?

“Dopo la laurea di Rossella nel 2009 abbiamo immaginato di fare un’esperienza a Berlino, solo per qualche mese, e invece ci siamo stati per sette anni: volevamo entrare in qualche studio di architetti, ma ci siamo resi conto subito che la concorrenza era tanta, quindi ci siamo avvicinati agli studi di artisti. Da qui è nata l’esperienza di Mondocubo”.

Di cosa si tratta?

“Mondocubo è un laboratorio artigianale di design, nato dalla passione di entrambi per questo settore, e che è stato accompagnato anche a un percorso di studi sui prodotti d’arredo. I nostri genitori sono stati entrambi falegnami e Paolo è cresciuto in un negozio di arredamento. A questo bisogna aggiungere una grande passione per l’home made e per la porcellana”.

Oggi siete degli artigiani professionisti che producono oggetti d’arredo made in Italy, che commercializzano in tutto il mondo grazie al portale internet, e che vantano l’apertura di un corridoio commerciale con Berlino.

“Ci definiamo designer, ma il nostro è un approccio artigianale e di bottega, e non solo sulla progettazione: si tratta di un trend forte in Italia e negli Usa in questo momento, e che premia la consapevolezza del lavoro dell’artigianato che qualifica un manufatto”.

Si tratta di un ritorno al passato, o di una innovazione della tradizione?

“Senza dubbio di innovazione della tradizione. Eravamo stanchi di lavorare con autocad e si smanettare davanti a un pc. Illuminante è stato il lavoro presso lo studio di due artisti a Berlino, che poi si sono trasferiti a Napoli. Abbiamo iniziato a realizzare le opere che loro disegnavano e progettavano, con materiali più disparati, dal metallo ai bottoni e le monete. lavorare con le mani era principalmente un hobby, poi abbiamo avuto un approccio full time”.

Berlino si è rivelata edificante.

“Berlino ci ha dato coraggio perchè è una città in fermento, e tanti artisti sono designer di auto-produzioni dell’artigianato, in chiave innovativa e moderna. Se fossimo rimasti in Italia non sappiamo se avessimo avuto questi stimoli e questo coraggio”.

In Irpinia l’artigianato è il pilastro debole dell’economia. Mancano politiche di incentivo all’autoimprenditorialità e alla formazione professionale.

“In provincia di Avellino c’è un nuovo fermento, ma è trainato principalmente dall’agricoltura. L’artigianato è del tutto assente dall’agenda politica”.

Infatti Rossella ha studiato la lavorazione della ceramica da autodidatta.

“La ceramica è sempre stata la mia passione. Ho fatto un corso per la lavorazione, acquisito la manualità, e comprato un forno: così è nata la nostra linea di prodotti. Non siamo ceramisti di formazione, ma lavoriamo sui prototipi e sulle piccole serie; molte cose le abbiamo imparate da autodidatta e studiando.

Mondocubo quindi è il percorso progettuale che racchiude uno studio, sempre aperto.

“Mondocubo è il nostro progetto e la produzione di oggetti di design che oggi rappresentano il brand del lifestore ‘Ottagonale’ è solo una delle tante sfaccettature, ma siamo aperti anche ad altri tipi di attività. Non abbiamo negozi fisici, e questa è stata un’altra scelta di libertà, che contraddistingue il nostro stile di vita”.

Da qui anche la scelta di ritornare. 

“L’Idea di ritornare in Irpinia nasce dalla conquista dello stile di vita che vogliamo riflettere anche sui prodotti e le cose che facciamo. Immaginiamo di introdurre materiali biodegradabili, fibre naturali, il cosiddetto ‘critical design’ insomma”.

Dove distribuite i vostri prodotti?

“La distribuzione è a Berlino, dove avviene anche la vendita a clienti privati e a negozi selezionati. Le nostre sono serie limitate e il nostro obiettivo è quello di affrontare mercati ad economia reale, che escludono la grande distribuzione. In Irpinia possiamo idealizzare tutte le componenti dei nostri semilavorati e distribuire on line”.

Anche la scelta del ritorno è stata singolare: non a Grottaminarda- città natale ma Carife, passando dalla metropoli cuore pulsante dell’Europa al piccolo borgo dell’entroterra campano.

“Abbiamo scelto Carife perchè abbiamo ereditato una casa dai genitori, ma anche perchè ci piaceva l’idea di alimentare l’economia reale, dal negozietto al piccolo alimentare. Questa tendenza si vive a livello mondiale, e Carife è paesaggisticamente molto interessante. Siamo ben collegati con gli aeroporti, e le distanze con le infrastrutture strategiche non solo eccessive. A questo bisogna aggiungere che grazie ad internet il mondo è piccolo a portata di tutti, e val la pena investire nei piccoli borghi, dove la sensazione di precariato è assai ridotta e si vive in libertà”.

Di cosa avreste bisogno per rafforzare la vostra attività a Carife?

“Dal punto di vista amministrativo è stato tutto molto semplice, e abbiamo incontrato la disponibilità dell’amministrazione. Manca una rete e un coordinamento territoriale che guidi chi lavora nella stessa direzione: l’Irpinia si sta concentrando molto sul cibo e sul vino e sull’agricoltura in generale, ma sull’artigianato non c’è nulla”.

Rappresenta un settore ancora inespresso o viene sottovalutato dalla politica?

“Chi siede sulle poltrone non ha la minima idea dei cambiamenti che affronta il territorio, e l’artigianato viene ancora considerato come un mestiere del passato. Non c’è la consapevolezza del suo potenziale, della necessità di innovazione che deve portare con sè la valorizzazione della tradizione. Senza un messaggio di contemporaneità rimarrà solo folklore, ma siamo ben lontani dalla realtà. La stessa Ariano Irpino è una città della ceramica, ma non c’è dinamismo, nè contemporaneità”.

Qual è il vostro motto?

“Uno è di Enzo Mari: rispetto per il proprio lavoro e per quello degli altri, con grande valore al tempo; e il secondo è ‘join labor’, ovvero fare del lavoro un divertimento”.

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