Protagonista l’Irpinia al Vinitaly, dove Piero Mastroberardino è intervenuto con un monito: «Deve vincere il territorio, non solo i prodotti». Intervistato dal Tg1 nella giornata inaugurale del Vinitaly, Piero Mastroberardino ha segnalato la necessità di una crescita inclusiva e diffusa del vino perché si consolidi con solidità.
«Una crescita che sia dei territori e non sia soltanto legata a singoli episodi di un prodotto di successo, perché questo è un indicatore di vulnerabilità della crescita», ha affermato al microfono di Anna Scafuri. Esponente di una famiglia che identifica attraverso le generazioni l’eccellenza e il successo del vino irpino in Italia e nel mondo, Mastroberardino è stato interpellato quale Presidente dell’Istituto Grandi Marchi, dove è impegnato per un secondo mandato rinnovato nel 2018. Titolare della più antica azienda vitivinicola della Campania con una storia lunga oltre dieci generazioni, sposa la sua visione di produttore di successo con quella di Professore Ordinario di Economia e gestione delle imprese all’Università di Foggia.
Il monito lanciato da Mastroberardino riflette il punto di vista dei grandi produttori, che da anni guardano al contesto più generale del territorio come condizione indispensabile per migliorare la competitività del made in Italy. Nessun marchio industriale può sviluppare un potenziale attrattivo maggiore di quanto può fare un territorio in questo settore, soprattutto nell’era della post globalizzazione. Dal Chianti allo Champagne, solo per citare gli esempi più noti, i prodotti derivati dall’agricoltura non possono che identificarsi con le qualità del luogo da cui provengono.
Piero Mastroberardino guida una platea di eccellenze che guardano tutte ai contesti locali e, nello stesso tempo, a quelli nazionali. L’istituto del Vino Grandi Marchi è composto dalle aziende: Alois Lageder, Argiolas, Biondi Santi Greppo, Ca’ del Bosco, Michele Chiarlo, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Pio Cesare, Rivera, Tasca D’Almerita, Tenuta San Guido, Umani Ronchi. Dalla sua fondazione ad oggi l’Istituto ha favorito l’espansione dei suoi marchi in venti Paesi del mondo raccontando la qualità dei prodotti, promuovendo i valori e la cultura del vino italiano, stringendo solidi rapporti con istituzioni nazionali e internazionali del livello dell’Institute of Masters of Wine.
ISTITUTO GRANDI MARCHI | Il sito web
The Institute of Fine Italian Wines – Premium Brands includes 19 of Italy’s Top wine making producers which have joined together collectively on marketing activities to improve both the image of Italian wine
MASTERS OF WINE website | THE IMW about us| Strategic Plan 2016-21
I risultati parlano chiaro: da solo l’Istituto con le sue aziende rappresenta il 7% dell’export vinicolo nazionale, vanta ben 12 regioni rappresentate. Ha organizzato 330 eventi, confrontandosi direttamente con più di 63.000 operatori. L’Istituto «rappresenta una case history di successo per tutto il sistema», spiegò accettando la riconferma alla presidenza lo scorso anno. «Le sue 19 aziende che hanno saputo mettere da parte differenze e diffidenze e puntare sulle peculiarità che le caratterizza quali storia, tradizione, presenza diretta di famiglie alla conduzione, comunione e condivisione di intenti, al fine di promuovere la viticoltura e il vino di qualità, diffondendo e sostenendo la cultura enologica italiana». L’unione fa davvero la forza nel vino, sembra dimostrare l’esperienza dell’Istituto Grandi Marchi.
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