Il commissario prefettizio di Avellino, Giuseppe Priolo

Al Comune di Avellino si sbloccano con i nuovi investimenti anche 46 assunzioni, 32 delle quali nel 2019. Approvato il Bilancio 2019, definito il piano di risanamento, garantiti i margini di sicurezza, il Commissario del Comune di Avellino Giuseppe Priolo non poteva non definire anche un programma di assunzioni per colmare i vuoti in organico. Le norme introdotte dall’ultima legge di Bilancio lo consentono. Oltre al piano assunzioni per le figure apicali, ridotte all’osso (3 dirigenti sugli otto previsti dalla pianta organica): 2 unità nel 2019, 1 nel 2020, 1 nel 2021, si annunciano altri 42 ingressi nel triennio, per un totale di 46. Di questi, già 32 quest’anno. Sarà il nuovo sindaco a provvedere ad ingressi che andranno a limitare le conseguenze dei nuovi pensionamenti. Predisposti gli atti, si attende il via libera ministeriale per avviare le procedure.

Avellino fa i conti da dieci anni con vuoti insostenibili nella propria dotazione organica, mentre i pensionamenti già programmati rappresentano un problema rilevante per chi deve garantire la piena operatività dell’amministrazione locale.

La bandiera del Comune di Avellino accanto a quelle italiana ed europea

L’OPERA DI RISANAMENTO È ORMAI AVVIATA. Il capitolo assunzioni consente di voltare pagina, dopo un’approfondita e faticosa ricognizione realizzata i questi mesi da Giuseppe Priolo, insieme al subcommissario, Francesco Ricciardi, e al commissario vicario, Silvana D’Agostino. (Leggi l’articolo) Della delicata situazione finanziaria del Comune di Avellino se ne discuteva da anni, ed in particolare dal 2018, dentro e fuori le istituzioni, con giudizi differenziati e mutevoli, ma spesso senza una precisa ed esatta cognizione.La questione è stata tema di campagna elettorale, anche quando le urne erano ormai chiuse e sarebbe stato più opportuno e ragionevole cercare soluzioni, più che argomenti di propaganda. Ed ancora una volta c’era chi era pronto ad utilizzarla come una clava, senza alcuna considerazione per la comunità. La gestione oculata e razionale delle finanze è e resta una necessaria norma di condotta per un’amministrazione pubblica, tanto più quando si è in presenza di criticità, condizione nella quale si trovano purtroppo la quasi totalità degli enti. Ma l’esame dei bilanci del Comune consegna oggi anche un dato differente: le opportunità che, pur in presenza di una mirata e intensiva terapia di risanamento – o forse proprio grazie ad essa – possono aprirsi per la Città. Insieme alle difficoltà, meno gravi rispetto a quanto si credesse o dicesse, ci sono anche potenzialità da esprimere, per effettuare investimenti e riorganizzare la macchina burocratica, attraverso un piano di assunzioni di dirigenti e funzionari. Un’eventualità impossibile in caso di dichiarazione di dissesto, definita una irresponsabile scorciatoia dalla struttura commissariale.

I banchi del Consiglio comunale di Avellino

LE NUOVE PROSPETTIVE E I MARGINI OPERATIVI PER LA NUOVA GIUNTA. Fermo restando la opportunità di una gestione il più trasparente possibile, la prossima amministrazione potrà concentrarsi sulla programmazione, soprattutto se si riuscirà a reperire risorse esterne, in particolar modo dall’Unione europea. Non, dunque, un mandato ingessato dai conti, ma piuttosto l’avvio di un nuovo corso, supportato da una rigorosa azione di risanamento, senza il timore di prospettive catastrofiche.

I banchi del Consiglio comunale di Avellino

MIGLIORARE L’EFFICIENZA SUGLI INCASSI. Il vero nodo da sciogliere, invece, sarà la capacità di riscossione. Dal monitoraggio effettuato infatti emerge che se nel 2012 i residui passivi ammontavano a 4,7 milioni di euro, nell’anno successivo ed in quello dopo si raggiunge quota 8, mentre nel 2015 si registra un’impennata a 32,8 milioni. Nonostante gli affidamenti esterni, peraltro molto chiacchierati, il livello di riscossione è pari al 35% dell’intero ammontare delle potenziali entrate tributarie.

AMPI MARGINI PER L’INDEBITAMENTO. La capacità di indebitamento dell’ente, invece, è sottoutilizzata: la soglia massima che è possibile raggiungere è il 10% delle uscite, mentre oggi si è al di sotto del 5%. Il che significa che possono essere contratti mutui per nuovi investimenti. Le giacenze della tesoreria allo scorso 31 dicembre sono di 9 milioni di euro, 4 milioni in più rispetto all’anno precedente ed uno in meno rispetto al 2016. Nonostante la riserva di liquidità, i tempi di pagamento sono eccessivamente ed inspiegabilmente lunghi. Il fatto di non essere mai ricorsi ad anticipazioni di cassa è uno dei fattori che esclude la possibilità di una dichiarazione di dissesto, in presenza di un livello di indebitamento relativamente contenuto. Altro punto a favore il basso livello di spesa per il personale, ormai numericamente ridotto. Il piano di riequilibrio, quindi, non prevede nessuna svendita di beni del patrimonio immobiliare, anche se resta il problema dei costi di manutenzione e della redditività delle strutture.


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