La ‘Parrucchiacchiera’ di Barbara Maraio, raccontarsi giocando

L'artista scultrice e pittrice di Ariano Irpino sperimenta un laboratorio sociologico itinerante rivolto principalmente alle donne, per favorire l'analisi introspettiva e il confronto. Dopo diverse esperienza maturate fuori dalla provincia di Avellino, Maraio è pronta a brevettare il gioco di società e ad esportare l'esperimento in altre realtà d'Italia

Lei lo definisce “esperimento sociologico” per dare la possibilità alle donne di raccontarsi e condividere le esperienze, da quelle banali a quelle importanti. In realtà l’estro creativo dell’artista, scultrice e pittrice Barbara Maraio sta mettendo in campo un metodo per costruire e brevettare un gioco di società utile alla rieducazione al dialogo e alla condivisione. Come si fa dalla parrucchiera insomma. Il laboratorio artistico itinerante dell’artista di Ariano Irpino, oggi sarà allestito presso la Libreria di Raimondo Ciccone ad Ariano Irpino, ma ha già condiviso l’esperienza in un salone da parrucchiera a Gravina di Puglia, in una libreria ad Altamura, al Minimartek di Walter Giovanniello a Trevico, ed è pronta ad esportare e applicare la sua teoria anche in altre realtà.

La ‘Parrucchiacchiera’, un gioco di società brevettato in Valle Ufita
“Se nessuno ci guarda… non possiamo vederci!” spiega l’artista mutuando un detto comune. “L’evento-laboratorio è un momento di un confronto a viso aperto, dove ci si racconta allo specchio rispondendo a domande a bruciapelo. Così attraverso l’allestimento di un’ambientazione di un salone da parrucchiera e la messa in pratica di tutte le dinamiche del rito abituale della cura dei capelli, le partecipanti giocano e si abbandonano all’analisi introspettiva”continua.
Il gioco si compone di diverse fasi- che sono quelle che seguono il rito della parrucchiera- e quindi di domande a cui le partecipanti devono rispondere. Si inizia con lo sguardo allo specchio, poi si passa allo scioglimento dei nodi, la permanente, la messa in piega e in fine il fissaggio; ovvero tutte azioni di introspezione tese ad una esplorazione del sè e ad un momento di condivisione.
Un test d’identità, il gioco offre lo spunto per raccontarsi

“Le partecipanti dovranno argomentare che ‘piega’ ha preso la loro vita, se si tratta di una piega ‘permanente’, se è stata ‘fissata’ a fondo, se ci sono ‘nodi che vengono al pettine’.

Si giocherà dunque con le parole che evocano immagini e scavano nei ricordi proprio come le metafore” continua Barbara. “Allora continuando a “giocare” la parrucchiacchiera è la regista reale delle chiacchierate senza maschere, ascoltatrice delle storie più incredibili, raccoglitrice discreta dei sogni sepolti. In realtà la parrucchiacchiera è un test d’identità con la possibilità di confrontarsi con se stesse e con gli altri; è un modo di misurarsi in esperienze nuove e gratificanti”.
Il laboratorio itinerante infatti, è dedicato soprattutto alle librerie, alle associazioni e ai circoli culturali, oltre che ai saloni delle parrucchiere. “Questa esperienza nasce per favorire un incontro con le amiche di mia madre in casa mia, ma poi mi è stato suggerito di costruire un format fra il teatro e l’introspezione dedicato alle donne e alle intelligenze femminili. Il mio scopo è di costruire un gioco da tavola, con le risposte a tempo, che mirano a tirare fuori concetti banali ma anche profondi, o solo a tirare fuori ricordi sepolti”.
L’ultima fase del racconto di sè infatti prevede il fissaggio: la scelta di una parola da scandire sui tasti di una vecchia macchina da scrivere e portare con sè, per sancire l’inizio di una nuova prospettiva o il recupero nella memoria di un evento o una persona che avevamo accantonato nell’archivio dei ricordi.
Durante la prima fase- quella dello specchio e del racconto iniziale di sè- il gioco prevede che una partecipante volontaria si dedichi a ‘spazzolare’ i capelli della protagonista del momento. Poi si passa al ‘lavatesta’, per scavare nel profondo. Con i capelli bagnati, è possibile che vengano fuori dei ‘nodi al pettine’ da sciogliere, ovvero delle difficoltà piccole o grandi della vita. Poi si passa alla ‘piega’, ovvero il verso e la direzione della vita di ognuna, che può essere reversibile o meno. L’ultima fase prevede il fissaggio.

Il laboratorio è per un numero limitato di persone, e con una quota simbolica di partecipazione, oltre al laboratorio viene offerto l’aperitivo e un piccolo omaggio.


 

 

 

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