La targa del Partito Democratico all'ingresso della sede nazionale

«La base del Pd ha chiesto che si volti pagina, ma a Via Tagliamento non mi sembra di vedere novità». Livio Petitto, consigliere comunale uscente di Avellino ed esponente dell’area De Caro, manifesta le proprie perplessità sui segnali che giungono dalla segreteria provinciale del partito.

In che modo incideranno i risultati delle primarie sugli assetti futuri del Pd?

«L’area politica che fa riferimento a De Caro ha raccolto nella consultazione per la segreteria regionale il 32% dei voti, nonostante il disimpegno di alcuni esponenti e benché fossimo fuori dagli organismi dirigenti di partito. Un risultato importante che testimonia il forte radicamento nelle aree interne del nostro deputato di riferimento. Non volerlo riconoscere significa chiudere gli occhi di fronte alla realtà».

Nella corsa per la guida del Nazareno però avete sostenuto Martina, che sul piano nazionale, è arrivato secondo, piazzandosi dietro Zingaretti.

«Sì, certo. Non possiamo che prenderne atto. Le primarie sono state archiviate. Zingaretti è anche il mio segretario. Adesso bisogna guardare in avanti».

Perché, dunque, si tarda a trovare un percorso politico condiviso?

«Mi dispiace, ma il segretario provinciale, Giuseppe Di Guglielmo, continua a non comprendere che l’unità non si raggiunge distribuendo incarichi negli organismi o nei dipartimenti di partito, pur di restare ancorato al suo ruolo, ma aprendo una discussione sulle prospettive. Altre ipotesi non sono ammissibili». (Leggi l’articolo)

C’è quindi all’orizzonte il rischio di una rottura insanabile?

«Il nostro atteggiamento sarà sempre di lealtà nei confronti del partito. Non c’è alcuna intenzione di andare via dal Pd. A meno che non ci caccino, combatteremo affinché le cose cambino, perché si inverta la tendenza».

In concreto, quale segnale di dialogo vi aspettate?

«L’azzeramento politico degli organismi è il primo atto per discutere del futuro del partito e delle regole, che vanno scritte insieme. Preciso che non stiamo chiedendo un passo indietro di Di Guglielmo, ma un passo di lato».

A quanto pare non condividete nemmeno la linea per le elezioni amministrative della Città.

«Non mi sembra ce ne sia una. Se si riferisce all’incontro tra la segreteria e circoli territoriali che non hanno nemmeno una sede, non credo possa essere considerata una strategia. Non intendo offendere nessuno, ma manca completamente la cognizione delle questioni della comunità ed un vero insediamento. Non si è, invece, avuta alcuna premura – se non tardivamente – di convocare un incontro con i consiglieri uscenti. In un momento di grande incertezza le decisioni andrebbero assunte in un’assemblea pubblica e non tra pochi nel chiuso di una stanza. Tutto questo non può che lasciare l’amaro in bocca».

Palazzo di Città e la Torre dell’Orologio, simbolo di Avellino

Che ne pensa dell’ipotesi di una lista ufficiale di partito con il simbolo del Pd?

«Sono d’accordo. Ma per la definizione delle candidatura, va condiviso il metodo. Non ci può essere una rosa predefinita. Nessuno può pensare di calare dall’alto i nomi. Il segretario è di fronte ad un bivio: aprirsi alla partecipazione delle decisioni oppure continuare ad escludere una parte consistente del Pd, con tutte le conseguenze che comporta».

Il punto di frizione riguarda l’eventuale presenza di liste civiche di esponenti del Pd.

«Anche in altri Comuni vengono presentate, senza che vi siano problemi. Il punto vero è la differente visione che si ha rispetto alla scadenza elettorale. Ma non si possono alzare muri insormontabili. Si decide insieme».

Bisognerà anche definire le alleanze. E’ favorevole alla costruzione di una coalizione di centrosinistra?

«Dovremmo intenderci sulla composizione della coalizione. Chi ha l’autorevolezza per scegliere gli interlocutori? Torna dunque la questione del metodo».

E per la scelta del candidato sindaco?

«L’unico strumento per fare sintesi sono le primarie. Sono previste dal nostro statuto e le abbiamo appena adottate per indicare i segretari nazionale e regionale. Non vedo perché non farlo anche per il candidato sindaco».

In questi mesi è emersa sempre con maggiore evidenza che nell’area De Caro c’è qualche problema. Alcuni esponenti non condividerebbero la linea adottata nei passaggi più delicati.

«Se qualcuno ha mal di pancia lo dicesse con chiarezza e ne spiegasse le ragioni. E’ tempo di uscire dalle ambiguità. In ogni caso, siamo pronti a discuterne al nostro interno».

 

 

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