Gengaro: Pd e Centrosinistra devono cambiare per ripartire

L'analisi dell'ex vicesindaco di Avellino, che indica un percorso per il rilancio dell'area progressista. "Per le elezioni amministrative del capoluogo idee e volti nuovi. Città ripiegata su se stessa, ha bisogno di un progetto per il futuro".

Antonio Gengaro

«Il Pd ed il centrosinistra devono cambiare per non morire, devono cambiare per ricominciare». E’ la riflessione dell’ex vicesindaco di Avellino, Antonio Gengaro, che parafrasando il testo di una canzone di Fiorella Mannoia, prova ad indicare una direzione di marcia.

Come interpreta i risultati delle elezioni regionali in Abruzzo e in Sardegna?

«Dove il centrosinistra si presenta su una proposta di rinnovamento, con personalità credibili, anche esterne al Pd, se la può ancora giocare, fermo restando l’onda lunga del centrodestra, a guida Lega».

Qual è, dunque, la strategia da seguire?

«La sfida è necessariamente quella del cambiamento. La strada da seguire un’alleanza larga, di stampo ulivista, con progetti adeguati».

Ritiene che oggi nel Pd ci siano le condizioni ed il clima giusto per dare concretezza ad una simile opzione?

«Il Pd purtroppo in Irpinia, come a Roma, non è più un partito, ma un insieme di correnti e di sottogruppi. E non è migliore la situazione negli altri partiti di sinistra. Bisogna, quindi, ricostruire un tessuto ed una sensibilità. Passare dai tempi dell’io a quello del noi. Va, insomma, creata una prospettiva. Penso che con il percorso congressuale in atto e con le primarie del 3 marzo ci sia un’opportunità da non sprecare».

Dopo lo tsunami del 4 marzo dello scorso anno, i Cinque Stelle appaiono sempre più in difficoltà. Il voto di protesta non tira più?

«Il M5S, come ha osservato qualcuno, è stato una bolla elettorale, ma al momento non c’è ancora un’alternativa. Sul piano locale, invece, registriamo il tentativo di accreditare sempre di più ipotesi civiche, che non sono altro che la maschera dietro cui si nasconde il solito trasformismo. E’ tempo di auspicare un ritorno della politica autentica e dei partiti, ma con maggiore trasparenza, con un forte richiamo al rispetto delle regole interne e aprendosi alla partecipazione».

Ad Avellino il centrosinistra da dove può ripartire?

«La formula è la stessa. Il modello del tutti assieme, soltanto per vincere le elezioni, è stato già sperimentato e alla fine non ha funzionato. Servono idee e volti nuovi. Ci sono tutte le potenzialità per raggiungere il risultato. Ma non sono solo il Pd ed il centrosinistra a dover ripartire, ma la stessa città, ormai ripiegata su se stessa».

In che modo?

«Servirebbero 30 uomini d’acciaio. Fuor di metafora, va detto che non c’è solo bisogno di un rinnovamento politico e di un salto di qualità in termini di proposta. Manca una classe dirigente ed una imprenditoria lungimirante. Manca un progetto di città. Avellino deve rimboccarsi le maniche. Serve il contributo della società civile. Tutti i cittadini dovrebbero fare qualcosa per la propria comunità. Basta, dunque, con gli opportunismi e con i personaggi interessati soltanto al proprio tornaconto». (Leggi l’articolo)

Quali dovrebbero essere le priorità?

«Il Comune sta vivendo una forte crisi finanziaria, che richiede una gestione rigorosa. I problemi da affrontare sono numerosi. Andrebbe, quindi, innanzitutto ricostruita la macchina amministrativa dell’ente. Ci sono poi obiettivi a breve e medio termine e quelli a lungo termine, che richiedono un processo più lungo e complesso. Indubbiamente va data una risposta all’emergenza ambientale. E’ assurdo che una piccola città, come la nostra, faccia registrare livelli di inquinamento che la pongono tristemente al vertice della classifica nazionale. Massima priorità va inoltre data ai bisogni sociali, organizzando servizi e strumenti di intervento. Ma poi bisogna costruire opportunità per i giovani. Una strategia per il futuro».

Quale potrebbe essere la missione, il profilo strategico di Avellino?

«Città della Cultura e della qualità della vita, come l’avevamo immaginata. Polo di eccellenza dell’agroalimentare e riferimento del territorio. Centro di servizi di eccellenza, a cominciare dalla Sanità. Tutto ciò può diventare realtà se si definisce un progetto, si da forma ad una programmazione, con finanziamenti mirati. Un obiettivo impegnativo, che richiede una collaborazione tra le istituzioni. Il Comune da solo non può farcela. Ma la premessa necessaria, come dicevo, è un’inversione di tendenza nella politica ed un atteggiamento diverso della cittadinanza».

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