La scena perduta di Abraham B. Yehoshua

Un’immagine di un quadro, “Caritas romana”, il perno attorno a cui si snoda una vicenda, piena di venature autobiografiche, in cui i ricordi si velano di rimpianto e il rancore diviene il leitmotiv di pagine suggestive e dense di ferite mai rimarginate.

Recensione di Ilde Rampino

Un’immagine di un quadro, “Caritas romana”, il perno attorno a cui si snoda una vicenda, piena di venature autobiografiche, in cui i ricordi si velano di rimpianto e il rancore diviene il leitmotiv di pagine suggestive e dense di ferite mai rimarginate.

Il rapporto con Ruth, la protagonista dei suoi film, è un coacervo di sentimenti contrastanti, di desideri inespressi e di paure, mentre Moses avverte un profondo senso di responsabilità che lo spinge a prendersi cura di lei e in un certo senso di proteggerla.

Dopo la rottura con il suo sceneggiatore Trigano, suo ex amante, Moses prova, nei confronti di lei una sorta di debito con il passato, un’eredità che egli le ha lasciato, inconsapevolmente, perchè si rende conto che le hanno fatto molto male. E’ molto interessante, nella descrizione di Ruth, il suo dualismo tra persona reale e personaggio, un sovrapporsi di piani semantici e di disagio legato alle parti che ella ha interpretato nei vari film, diretti da lui. Il pretesto che mette Moses dinanzi al suo passato è l’invito che egli riceve , con Ruth, di presenziare alla retrospettiva dei suoi primi film che gli dedicano in Spagna: è come un riprendere in mano i fili di un discorso interrotto e assistere alla recitazione della madre gli crea una certa tensione, perché si rende conto della sua mortificazione in alcune scene che aveva girato.

I suoi film sono tradotti in spagnolo e quella lingua straniera trasforma il senso di alcuni elementi e quando egli viene a sapere che l’idea è del suo ex sceneggiatore, discendente di ebrei cacciati dalla Spagna, tutto acquista una valenza strana, di timore e anche di straniamento, anche a causa della difficoltà di comprensione. Anche la Cattedrale di Santiago De Compostela, che il regista visita, accompagnato dagli organizzatori della rassegna, rappresenta quel carattere di mistero e di assiepamento di personaggi alla ricerca di un punto fermo, personale e spirituale. La retrospettiva lo fa tornare indietro nella memoria e rivede ogni particolare che gli è sfuggito, che gli appare come sotto una lente deformata: sente la necessità di rivedere il luogo in cui aveva ambientato i suoi film, persino la vecchia casa dei suoi genitori. Quegli elementi di una trama spesso al limite dell’assurdo, con spunti metafisici e allegorici, si trasformano a poco a poco in ricordi pieni di un senso diverso, alla perenne ricerca di simboli perduti, mentre il finale del film “è un compromesso tra ciò che era e ciò che non sarà più”. Ruth diventa quindi un personaggio simbolo, dilaniata dal contrasto tra desiderio e identità, poiché non riesce a comprendere quale ruolo ricoprire nella storia scritta. In particolare, quando ella impersona una sordomuta, avverte l’impossibilità di essere se stessa, ma di immergersi in qualcuno molto diverso da lei, in cui il divario tra passato e presente potrebbe ferirla.

E’ uno sforzo continuo di riuscire a guardare l’abisso che si nasconde dietro la realtà e alla fine Ruth acquista un nuovo significato, attraverso un amore che trascende la donna e la trasforma in persona.

La storia del tema del quadro, in cui vi è un padre con le mani legate che si avvicina con le labbra al seno di una giovane donna, che rappresenta la giovane Pero che allatta il padre Cimone, chiuso in carcere e condannato a morire di fame, permea ogni pagina del libro, attraverso varie interpretazioni, incarna una vera ossessione dello sceneggiatore, a cui il regista Moses non aveva permesso la realizzazione.

Il libro si conclude con l’incontro con Trigano, il suo ex sceneggiatore, una volta suo alunno; sono anni che hanno perso i contatti, ma i ricordi che lo legano a lui sono densi di rabbia e velati, tuttavia, da rimpianto. E’ un confronto assolutamente necessario e in un certo senso crudele, che rimette a posto gli elementi del loro rapporto, dispersi nel vento del rancore. Trigano lo accusa di non aver preso posizione e di non aver portato avanti la ribellione che scardinava i valori in cui egli stesso era cresciuto. Molto significativo è il momento in cui Moses conosce il figlio di Trigano, che ha dei problemi di salute e nasce qualcosa: un rapporto atipico, una sorta di avvicinamento che crea un ponte con il passato e mette a posto i pezzi frammentati dei ricordi. Avvertono entrambi, anche dopo tanti anni, il senso di responsabilità nei confronti di Ruth, il personaggio che avevano costruito, ma in cui la donna non si riconosceva.

Alla fine si ricrea la scena perduta, come un vero e proprio atto di espiazione da parte di Moses, che ha un significato simbolico: la realtà dimenticata che torna a lui.


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