Rifiuti, l’Alta Irpinia ‘licenzia’ Irpiniambiente. L’Ato invece trova casa: la Regione Campania assegna all’ente gli uffici nello stabile di Collina Liguorini, che attende il dislocamento di due dipendenti per rendere operativo l’ufficio. A marzo invece è prevista l’approvazione del primo bilancio, che autorizzerà il versamento del fondo che spetta ai comuni di 50 centesimi ad abitante, mentre entro l’estate si prevede il licenziamento del piano industriale, per poi aprire il dibattito sul gestore. Ad oggi l’ente ha approvato linee di indirizzo e portato a termine l’analisi territoriale sulla produzione dei rifiuti.
Il consiglio direttivo dell’Ato Rifiuti guidato da Valentino Tropeano e il direttore generale Anna Rosa Barbati sono approdati alla tappa altirpina di Lioni, ospiti del Consorzio dei Servizi Sociali, e del presidente Stefano Farina, presente al tavolo in qualità di componete dell’ente e sindaco di Teora. Presenti gran parte degli amministratori altrpini, incluso il sindaco di Montemarano Beniamino Palmieri. E’ stato infatti il sindaco Farina ad inaugurare il forum e la cabina d’ascolto itinerante dello staff di Tropeano, evidenziando la positività degli incontri territoriali, e annunciando le prossime tappe di Atripalda, nel montorese e nel baianese.
“Servono 5 impianti” ha annunciato Tropeano ai sindaci. “Ne abbiamo quattro, che vanno migliorati, lo Stir, Montella, Teora e Savignano Irpino; occorre un altro impianto di compostaggio, anche se Teora sta lavorando all’ampliamento dell’impianto, e da più parti si sponsorizzano gli impianti di comunità” continua. A questo bisogna aggiungere la predisposizione per rendere remunerativo il materiale differenziato, come il ferro, il vetro, la plastica.
La produzione di rifiuti della provincia di Avellino ad oggi si esporta tutta fuori dai confini provinciali, con costi altissimi in termini di spesa per i comuni, in quanto, l’impianto di Teora è fermo per i lavori di ampliamento, Montella è al massimo dell’utilizzo e lo Stir è saturo. “Da sindaco di Montefredane ritengo ingiuste le scelte calate dall’alto, ma credo che non possiamo nasconderci dietro la produzione del vino, delle mele, delle nocciole ed altro, perchè questa provincia è tutta ricca di risorse. Acquisiamo invece che gli impianti non sono dannosi, ma rendono efficiente l’ambiente e creano occupazione. Anche da Chianche è venuta fuori una discussione pacata e le decisioni sono nelle mani dei sindaci” ha spiegato.
Stefano Farina ha tracciato l’adagio. “Colgo nella partecipazione la voglia di incidere positivamente e ad oggi il problema dirimente è dato dalla riduzione dei costi e dunque delle tariffe da spalmare sui cittadini” ha annunciato, evidenziando la ‘svolta storica’ affidata ai comuni nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti. “Viviamo un momento in cui si ha voglia di ascoltare i territori per tenere conto delle esigenze di tutti e per redigere piano industriale che faccia tesoro degli errori del passato. Mi sono reso conto che ci sono cose da fare che però non gravano allo stesso modo su tutti i comuni: rispetto agli impianti non si può predicare bene e razzolare male e chi ha responsabilità amministrativa deve pronunciarsi” ha avvertito.
Gli impianti dunque sono una necessità, e devono pianificarsi nei luoghi che presentano i requisiti previsti dalla legge. Altra consapevolezza da acquisire, a detta di Farina, prima di mettere mano alla stesura di un piano industriale, è che “i rifiuti più camminano e più costano, anche se in questo momento viviamo il paradosso che più differenziamo e più paghiamo perchè non rivendiamo i materiali e non siamo bravi a trasformare i rifiuti in risorsa. Ci vuole razionalità sugli impianti, geograficamente dislocati in più punti, con una differenziata spinta e senza inceneritori”.
Concorde sul raggiungimento dell’efficienza, efficacia ed economicità del piano industriale, Beniamino Palmieri ha sottolineato l’adozione del criterio della perequazione: tariffa uguale per tutti, indipendentemente da dove si trovano le abitazioni, collaborazione concreta e solidarietà fra le comunità.”Rispetto alla differenziata dovremmo considerare l’immondizia che c’ è in giro, e in particolare sulla Variante e sull’Ofantina bis, legato al blocco degli ingombranti”.
E’ stato l’intervento di Ferruccio Capone a sollevare la ‘questione Irpiniambiente’ e la suddivisione del territorio provinciale in sub ambiti- accolta sostanzialmente da buona parte dell’assemblea-, senza risparmiare una critica all’Ato Rifiuti, non riconoscendone il ruolo politico. “Non conosco i rapporti che intercorrono fra Ato e Irpiniambiente, ma chiarisco che Montella ha ottimi rapporti con la società provinciale e ritengo che debba ottenere la gestione provinciale, perchè rappresentativa di tutti i comuni. Il Comune ha chiesto l’ampliamento e la messa in sicurezza dell’impianto. L’Ato deve valutare chi sarà il gestore unico che dovrà servire la provincia”.
Il Comune di Bisaccia, concorde sui sub ambiti ha chiesto il riconoscimento di una premialità per i comuni virtuosi sulla differenziata, così come ha chiesto di spingere per la messa sul mercato del materiale differenziato. Aspra la critica del sindaco di Monteverde, che contesta a Irpiniambiente la maggiorazione delle bollette che si riversano a carico di una popolazione prevalentemente anziana. “Chiedo un piano industriale all’altezza delle esigenze dei cittadini” tuona Franco Ricciardi.
“Gioie e dolori” nei confronti di Irpiniambiente è l’espressione utilizzata da Walter Vigilante, vice sindaco di Nusco. “Avvertiamo un problema di abbandono di rifiuti nell’area industriale, e non riusciamo a dialogare con la società sulla frazione umida, pur pagando un costo altissimo. Ma mentre lo stesso Tropeano tenta di recuperare il filo dell’incontro, ricordando ai presenti che la scelta del gestore è in capo ai sindaci, ma postuma alla stesura del piano industriale, insorge Salvatore Vecchia, sindaco di Cassano.
“Le scelte fatte con Irpiniambiente non hanno scaricato nessun beneficio sul cittadino. Il problema è la società stessa, il cui costo del servizio è determinato dal costo del personale: il vero quesito da porci è il modello di gestione, e se vogliamo continuare con Irpiniambiente o sperimentare altro modello di gestione” bacchetta Vecchia. “I Sub ambiti distrettuali sono contemplati dalla legge e vanno individuati, ma occorre verificare alternative e modelli da offrire. L’Ato in questo momento deve offrire ai sindaci la vera alternativa alla società provinciale perchè abbiamo bisogno di un modello di comparazione”. Ma anche qui, si apre un nuovo interrogativo, che riguarda l’adozione di una gestione pubblica, privata o mista, come ha aggiunto il sindaco di Cairano Luigi D’Angelis.
Critici nei confronti del servizio offerto da Irpiniambiente anche i sindaci di Guardia Lombardi Antonio Gentile e Torella dei Lombardi Amado Delli Gatti; mentre Michele Di Maio sindaco di Calitri, attivista di Legambiente ha sollevato la necessità di un Piano regionale per i rifiuti speciali, che superano di gran lunga i rifiuti solidi urbani. “Avremmo bisogno di altri due impianti di compostaggio oltre a Teora, per aggiungere all’umido la produzione del compostaggio di qualità. Con l’ampliamento di Teora si può immaginare un impianto di selezione e compostaggio allo Stir oppure affianco stazione di trasferenza di Flumeri. Nei 25 comuni dell’Alta Irpinia si producono 15 mila tonnellate annue, ma con l’accorgimento a Teora, e l’ammodernamento di Montella con materiale secco, l’alta Irpinia chiude il cerchio” conclude.
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