IIA, Cisl e Fiom all’attacco. Quarto socio, spunta la tedesca Evobus

Le Organizzazioni sindacali cercano maggiori certezze e auspicano fortemente un incontro al Mise. Ancora incertezza sul socio privato. I rumors riferiscono della SpA EvoBus.

Esultano ma non troppo le segreterie sindacali rispetto agli ultimi sviluppi dell’Industria Italiana Autobus. Cisl e Fiom premono per un incontro al Mise che ancora non è stato definito. Da Roma nessuna notizia. L’appuntamento è ritenuto fondamentale da tutte le sigle sindacali per conoscere i dettagli dell’operazione e soprattutto garantire le prossime mensilità di Cassa integrazione.

Ancora segreto il nome del partner privato. Del socio chiamato ad entrare nella partita con il 29% delle quote. Colui che dovrà poi garantire concretamente la produzione.

“Lo scenario che si prospetta con l’Accordo di Programma della Regione Campania e l’impegno di Invitalia non è cosa da poco – dichiara Giuseppe Zaolino – aspettiamo per i dettagli la convocazione al Mise. Ricostruendo gli accadimenti e le nuove sfide della mobilità su gomma possiamo supporre il partner privato sia un’azienda tedesca già pronta a produrre autobus elettrici di ultima generazione. Consideriamo pure che la linea governativa è molto sensibile alla tematica ambientale e le nuove direttive impongono un cambiamento in termini di produzione di autobus. Quindi potrebbe trattarsi di una realtà tedesca, che è da tempo attenta e ben rodata sull’elettrico”.

Lo scorso ottobre è giunta manifestazione di interesse da parte della EvoBus di Stoccarda. E’ la divisione autobus per l’Italia dei marchi Mercedes-Benz e Setra. Attualmente EvoBus è composta da consociate distribuite su tutto il territorio europeo e impianti di produzione in Francia, Germania, Spagna, Repubblica Ceca e Turchia. Nel 1996, a Bomporto-Modena, è nata EvoBus Italia S.p.A. Sul territorio italiano tre ServiceCenter a Bomporto, Monterotondo-Roma e Bressanone. Nel milanese è stato aperto un quarto Service Center.

E’ uno dei nomi papabili. Una supposizione che filtra ma sulla quale al momento nessuno è pronto a confermare. Su quest’aspetto e sull’intera operazione è prudente la FIOM, non foss’altro per le brutte esperienze del recente passato. Silvia Curcio infatti attende di vedere nero su bianco la convocazione al Mise e la definizione puntuale del nuovo assetto aziendale. Anche la Fismic non si sbilancia e ritiene opportuno vagliare quelle che al momento sono solo delle ipotesi, sebbene accreditate.

Intanto Cisl Campania e Irpinia Sannio chiedono alla Regione Campania “un protagonismo che garantisca un immediato rientro dei lavoratori e il definitivo decollo dell’ azienda”. Ancora la Cisl  “ritiene che la Regione Campania dopo aver dimostrato vicinanza al problema IIA si faccia ora parte vigile sull’attuazione del programma, affinché gli oltre 18Ml/€ del contratto di sviluppo siano realmente spesi a Flumeri e per la ripartenza di questo stabilimento, anche perché rientra a pieno in una zona zes”.

Non è piaciuta a molti nemmeno la decisione ASI relativa alla richiesta di restituzione dei terreni dell’IIA non utilizzati dall’azienda. In merito Silvia Curcio, tramite pagina social afferma: “quando si va verso soluzioni la politica irpina è abituata da sempre ad esultare, quando invece si è in difficoltà, si defilano tutti. Questo stabilimento, con i terreni antistanti, è oggetto da sempre di predatori e prenditori. Avremmo preferito che la Regione ed i sindaci, un minuto dopo l’esito del cda, avrebbero incalzato i due ministeri per una convocazione urgente, visto che da gennaio i lavoratori e le lavoratrici della IIA di Flumeri sono senza reddito. Invece ognuno pensa al proprio tornaconto”.

 

 

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