Luca Cipriano

«Vogliamo dare risposte concrete alla domanda di cambiamento dei cittadini. I Cinque Stelle non sono stati all’altezza della sfida ed hanno dimostrato di seguire le stesse pratiche della vecchia politica, che contestavano. Per loro la democrazia è solo uno slogan». Luca Cipriano, presidente di Mai Più+, chiarisce obiettivi e strategia del movimento, in vista delle prossime elezioni amministrative di Avellino.

In questi mesi ci sono stati diversi segnali di interesse nei confronti del suo movimento, da ultimo quello del consigliere comunale uscente del Pd, Livio Petitto, che ha prospettato una doppia opzione tra lei e Festa. Con chi intende aprire un ragionamento?

«Non ci sono corsie preferenziali, né interlocuzioni predefinite. C’è però da registrare rispetto alle scorse elezioni amministrative una maggiore propensione al confronto. Questo è sicuramente un fatto positivo. Occorre un progetto politico più ampio per battere i movimenti demagogici e populisti, in primis Cinque Stelle e Lega, e garantire un governo stabile e all’altezza del compito alla città. Per costruire un’alleanza però bisogna condividere la strategia ed il programma. Noi intendiamo dare una risposta all’esigenza di cambiamento che emerge tra gli elettori»

Quali sono i paletti che delimitano il perimetro?

«Rifiuto un’operazione indistinta. E’ necessario salvaguardare la qualità e la coerenza del percorso avviato. Non ci piacciono i minestroni con troppi ingredienti, messi assieme soltanto per vincere. Non daremo spazio ai trasformisti, né ai portatori di voti. Il che, ribadisco, non significa che siamo contro chi è in grado di raccogliere consensi. Vanno però coinvolte nuove energie e competenze».

Immagina un’alleanza trasversale, come viene proposta anche da altri versanti?

«Guardiamo sia in direzione del centrosinistra, al quale personalmente faccio riferimento, che alle forze moderate del centrodestra. Il movimento non ha una caratterizzazione ideologica. Immagino un polo di persone e di forze ragionevoli. Ma siamo ancora lontani dall’obiettivo. Il primo collante è sicuramente il programma».

Quali le priorità?

«Pochi punti in grado di imprimere un’inversione di rotta alla città, garantendone il decoro. Non è più tempo di grandi opere, ma di vivibilità quotidiana e di servizi efficienti. D’altra parte, bisogna fare i conti con la difficile situazione finanziaria dell’ente. Fondamentale però è la riorganizzazione della macchina comunale, del sistema culturale non adeguatamente utilizzato, delle politiche sociali. Va avviata anche una collaborazione con i privati per la gestione delle strutture e per il reperimento delle risorse».

Tra le fila del Movimento Cinque Stelle emergono con evidenza differenze di posizione ed in quella che un tempo era la monolitica area grillina ormai ci sono crepe, dissensi organizzati e scissioni. Che ne pensa?

«Finalmente assistiamo ad un rigurgito di verità tra chi aveva sostenuto il M5S. Penso ai 15 candidati della lista delle scorse amministrative, che hanno avuto parole durissime nei confronti di Vincenzo Ciampi, di Carlo Sibilia e di Michele Gubitosa. Ma considero di grande dignità anche la posizione di Tiziana Guidi, a cui riconosco coerenza, nel tentativo di costruire spazi di autonomia all’interno del Movimento, contestando il ruolo di dominus assoluto svolto da Sibilia e dal suo cerchio magico».

Il Movimento però ha sempre sostenuto di assumere le decisioni attraverso consultazioni della base.

«Il Movimento Cinque Stelle è una caserma dove la parola “democrazia” è soltanto uno slogan. Non vedo giudizio critico, né autonomia, ma soltanto un mezzo generale di giornata e dei soldatini pronti ad eseguire gli ordini».

Ancora non è chiaro se il sindaco uscente, Ciampi, sarà ricandidato. Come giudicherebbe un suo ritorno in pista?

«Anche se lui non si è ancora espresso, penso che il M5S sia obbligato a ricandidarlo. E’ di pessimo gusto il balletto che si sta consumando attorno al suo nome. Nonostante sia inadeguato al compito e completamente assoggettato ai vertici dei Cinque Stelle, è l’unico che ha maturato un minimo di esperienza amministrativa, per quanto con pessimi risultati. Se penso però che Ciampi riveste lo stesso ruolo di una figura come Di Nunno, mi vengono i brividi».

Lei, invece, è pronto a candidarsi?

«Sono sicuramente pronto a fare la mia parte e a dare un contributo alla realizzazione del progetto. Questo non significa che sarò io il candidato apicale della lista, né tanto meno il riconoscimento del mio nome è la condizione necessaria per stringere un’alleanza con altre forze. Il candidato sindaco dovrà essere funzionale al progetto. Vedremo quale sarà la soluzione più opportuna».

Ammettiamo che non fosse lei il candidato sindaco. Quale dovrebbe essere il profilo della figura di vertice?

«Il profilo resta lo stesso: avellinese, legato alla sua città, che abbia conoscenza dei meccanismi amministrativi e relazioni personali da spendere. Governare è un’impresa sempre più difficile. Si rischia di essere solo dei burocrati. Serve, quindi, una spinta emotiva, lungimiranza e capacità di osare».

Il prossimo passo di Mai Più+ è l’inaugurazione di una sede nel centro storico. Di cosa si tratta?

«Le idee cambieranno la città. Domani, alle 18,30, inauguriamo un incubatore urbano di idee in fermento. Uno spazio fisico nel cuore del Centro storico, nelle vicinanze dell’Anagrafe comunale, aperto a chiunque voglia dare un contributo, che si propone come laboratorio di positività permanente, che avrà un solo filo conduttore: la proposta concreta invece della lamentela sterile».

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