L’associazione Terrafuoco e l’Ordine degli Architetti di Avellino presentano “Avellino, una storia nascosta. Le cavità del sottosuolo cittadino” nell’incontro convegno che si terrà oggi- venerdì 25 gennaio- alle ore 15.00 presso la Chiesa del Carmine di Via Clausura. A dieci anni di attività di valorizzazione e divulgazione storico culturale sul centro storico della città di Avellino, l’associazione Terrafuoco presieduta da Massimo Vietri coinvolge gli architetti irpini alla scoperta delle radici del tessuto urbano del capoluogo.

Nel lungo percorso che ha contraddistinto la sua attività, l’associazione ha promosso una serie di eventi, concerti, mostre ed altre espressioni artistiche e culturali tese alla conoscenza della passato, per ristabilire la rotta e tracciare il percorso del futuro. L’evento di oggi infatti nasce a seguito dell’allestimento di una mostra fotografica, patrimonio documentale dell’assessore all’urbanistica della giunta Di Nunno, Domenico Fraternali, che ha ospitato la cripta del Duomo, e che illustra una panoramica su Avellino prima e dopo il sisma del 1980.

cava di tufo

Da questa “lettura” e valutazione del materiale, l’ordine degli architetti di Avellino ha immaginato di solcare insieme all’associazione un percorso di divulgazione e conoscenza, per restituire alla città un altro dei suoi volti e riscoprire un pezzo di storia negata. Sotto i riflettori degli studiosi infatti, le cavità del sottosuolo cittadino, i cunicoli, le grotte e le caverne legate ‘collina della terra’, come spiega l’architetto Luca Battista, per capire quale possa essere l’uso che se ne è fatto, e quale ruolo potrebbero avere in futuro”.

Il discorso che i promotori dell’evento intendono affrontare è legato anche alle evoluzioni che ha subito il resto della città, dalla nascita dei casali, fino alle espansioni seicentesche, Piazza Libertà, Palazzo Caracciolo, il reticolo idrografico e il Fondovalle Fenestrelle; insomma tutto il percorso che dal costone del fiume sale fino a Corso Europa.

Rilievi del Gruppo Archeologico Irpino

Dalle documentazioni in possesso di Terrafuoco e dagli studi incrociati degli architetti è venuto fuori come il percorso citato sia caratterizzato da una serie di cavità chiuse e occultate, che nel passato sono servite ad estrarre materiale per le costruzioni edili, come il tufo giallo e la pozzolana utilizzata per gli intonaci, che sono stati estratti dall’epoca rinascimentale e fino agli anni ’50 del secolo scorso.

“Il nostro obiettivo è di mettere a sistema le cavità che vanno da Piazza Libertà e fino alla Caserma dei Carabinieri, ovvero l’intero percorso sotterraneo di Corso Europa” anticipa l’architetto Battista alla vigilia dell’incontro. “Questa sarà una giornata ‘numero zero’, che testimonia l’inizio di un’attenzione diversa che mira al riutilizzo, alla messa a sistema, alla fruizione dei beni ambientali e storico- culturali della città”.

Luca Battista

Il gruppo di lavoro composto da associazione e architetti tende una mano alla popolazione: “Intendiamo recuperare la memoria di chi in passato ha già vissuto questo tessuto urbano” continua Battista. “Basti pensare che ci stiamo concentrando sul recupero della memoria orale per ricostruire altri tasselli. Lo scopo è di mettere nero su bianco e costruire una cartografia, una mappa con tutti gli elementi di conoscenza, ma vorremmo che il progetto fosse cooperante, da costruire con la comunità”.

L’importanza di riportare alla luce “la storia sommersa” della città, sarà utile non solo alla Soprintendenza per acquisire nuovi elementi sulla storia e la cultura del luogo, ma anche in ottica di una migliore concertazione sul funzionamento di una città. “Avellino è una zona sismica, e conoscere le cavità del sottosuolo significa avere uno strumento utile di conoscenza per eventuali operazioni di messa in sicurezza della città. Il piano del sottosuolo è un obbligo di legge che i comuni devono avere in dotazione” argomenta l’architetto.

Avellino dunque si prepara a scoprire le sue singolarità geologiche. “Le origini delle cavità vengono legate alle attività dell’uomo, mentre altre correnti di pensiero le attribuiscono all’epoca longobarda, per via del sistema di cunicoli e cavità di protezione. Avellino aveva una cinta di fortificazione, la cui testata coincide con il basamento della Torre dell’Orologio, ed è ipotizzabile che le cavità servissero alle guarnigioni militari per l’approvvigionamento”.

Donatella Mazzoleni

Nell’incontro di oggi sono due le relazioni particolarmente attese: la prima è dello storico  costruttore di Avellino Zagari, artefice della storia urbanistica avellinese fra gli anni ’50 e ’70; e la lectio magistralis della Professoressa Donatella Mazzoleni, che farà il punto sul nuovo assetto urbano di Avellino. L’area del Seminario resta senza dubbio il laboratorio di ricerca e studio più ambito, che hanno definito una traccia e una identità ben precisa alla città, ma che malauguratamente persevera in un limbo marginale e periferico.

“L’area del Seminario, o ‘Collina della Terra’ rappresenta il volto storico della città, e l’elemento di congiunzione fra la superficie e il sotterraneo: per questo è necessario ripristinare i siti archeologici. L’area rischia di sprofondare nella sua sorte e il terremoto è stato il colpo di grazia definitivo, che ha slegato il centro storico dal resto della città, allontanandolo dalla sua naturale posizione baricentrica” conclude.

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