Reddito di cittadinanza: in Irpinia 10 mila nuclei familiari in possesso dei requisiti

Approvato il decreto che intoduce la misura di sostegno economico, inziano le prime stime sull'impatto che potrà avere il provvedimento sulla comunità locale e sul potenziale bacino di beneficiari.

Reddito di cittadinanza

Anche in Irpinia dal mese di marzo sarà possibile fare domanda, per chi è in possesso dei requisiti previsti dalla legge, per beneficiare del reddito di cittadinanza a partire da aprile.

Con l’approvazione del cosiddetto “decretone”, infatti, il 17 gennaio è stata introdotta l’attesa e già da più parti contestata misura di contrasto della povertà e del disagio sociale, che mette l’Italia a pari passo degli altri Paesi d’Europa, che dispongono di strumenti simili.

E’ ancora presto per poter dire quanti saranno, in provincia di Avellino come altrove, i cittadini in possesso dei requisiti per presentare l’istanza. Una stima parziale però è possibile effettuarla prendendo a riferimento i dati del Rei, il Reddito di inclusione, una misura introdotta nel 2018 (che sostituiva il Sia, Sostegno per l’inclusione attiva, e l’Asdi, Assegno di disoccupazione), che prevedeva un doppio binario di intervento: il contributo economico (con un importo più contenuto e stanziamenti limitati) ed un progetto di inclusione sociale e lavorativa.

In tutta la provincia sono state circa 2.000 le famiglie che hanno usufruito del Rei, pari a circa 6.000 persone. Molte di più le domande, intorno alle 7.000, con una percentuale di esclusione pressappoco di due terzi del totale.

In realtà sarebbe ben più alto il numero delle famiglie in possesso dei requisiti, ma una percentuale consistente di esse, ha deciso volontariamente di non farne richiesta, per evitare una sorta di stigma sociale o anche perché non sufficientemente informata.

Con il reddito di cittadinanza però la soglia reddituale per l’accesso è innalzata da 6.000 euro annui, come valore del modello Isee, a 9.360. L’importo erogato, tramite un’apposita carta acquisti, con alcune limitazioni di categorie di prodotti, può raggiungere la cifra mensile massima di 780 euro.

Al di là delle diverse parametrazioni e degli obblighi previsti, quali ad esempio i percorsi di formazione, riqualificazione professionale e disponibilità a rispondere alle richieste di lavoro dei centri per l’impiego o a progetti di pubblica utilità, la maggiore consistenza del contributo e l’innalzamento della soglia comporta un allargamento del potenziale bacino che si intende coinvolgere. Secondo stime di massima si potrebbe arrivare al raddoppio dei beneficiari del Rei: circa 4.000 nuclei familiari, cioè mediamente oltre 12.000 persone, ma la fascia degli aventi diritto sarebbe ancora maggiore.

In base alle stime effettuate dalla Cisl Irpinia Sannio, sulla scorta dei dati disponibili presso i Caf locali, i cittadini di questa provincia rientranti nella fascia di reddito massima supererebbe addirittura quota 30.000, pari a 10.000 nuclei familiari.

Insomma, c’è ancora molta incertezza sui dati reali e sul livello di risposta che effettivamente sarà registrato, anche in base alla complessità delle procedure e delle limitazioni introdotte.

Lo stanziamento complessivo, comunque, è notevole e consente un decisa estensione del beneficio introdotto con i precedenti strumenti, la cui portata è stata circoscritta. Si pensi che per il Rei i fondi a disposizione erano di 486 milioni di euro, mentre per il reddito di cittadinanza 6,6 miliardi per l’anno in corso, 7,7 per il 2020, 8 nel 2021 – ma inizialmente si parlava di cifre addirittura doppie –, con una previsione del governo di 4,9 milioni di potenziali beneficiari del Paese, distribuiti per il 50% al Sud ed altrettanti al Centronord.

Ma nel provvedimento è stata introdotta una clausola di salvaguardia, nel caso in cui le richieste dovessero superare le disponibilità finanziarie. In tal caso si procederà ad una rimodulazione dell’ammontare del beneficio, cioè del tetto massimo di 780 euro.

Spetterà all’Inps monitorare le previsioni di spesa, in base alle domande accolte ed avvisare il governo al superamento del 90% della somma stanziata, per consentire l’intervento di limitazione dell’erogazione.

 

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