Nancy Palladino: nuova fase unitaria, il Pd ricominci dagli amministratori locali

E' il messaggio lanciato, in vista del congresso nazionale dei Democratici, dall'assessore alle Politiche sociali del Comune di Atripalda, schierata con la mozione di Zingaretti.

«Il Pd deve essere più attento alla voce degli amministratori locali». E’ la sollecitazione lanciata dall’assessore alle Politiche sociali di Atripalda, Nancy Palladino, che si è schierata con la mozione del governatore del Lazio, Nicola Zingaretti. (Leggi l’articolo)

Che cosa la convince della proposta di Zingaretti?

«Credo innanzitutto che sia una persona concreta e di grande umiltà. Proprio ciò che ci vuole per il Pd, dopo la stagione del renzismo. E poi è un amministratore. Mi fido sempre un po’ di più di chi distingue una delibera da una determina. I Democratici debbono recuperare il rapporto con i cittadini. Purtroppo si è creata una distanza incolmabile, con gruppi dirigenti lontani dalla quotidianità delle persone. Adesso c’è la possibilità di rilanciare il partito».

Il Governatore del Lazio, Nicola Zingaretti

Il congresso potrà essere un’occasione per aprire il confronto interno o si rischia soltanto una conta tra fazioni contrapposte?

«Il mio auspicio è che sia ciò che deve essere: un momento di discussione sulla strategia politica, sulle proposte e sugli assetti organizzativi, oltre che sull’organigramma. Una opportunità di partecipazione democratica».

L’assise avrà ricadute anche sugli equilibri di via Tagliamento?

«Come si sa, ad essere convocato è il congresso nazionale, insieme a quello regionale. Compiute le scelte sulla linea e sulla guida del partito nazionale, però sarebbe opportuno avviare un chiarimento anche in Irpinia. E’ tempo di dire basta ai tatticismi, che in questa fase appaiono più che mai evidenti. Presto però tutti dovranno venire allo scoperto, esprimendosi sulle opzioni in campo. Poi sarà più semplice valutare eventuali percorsi comuni. Ma per superare le divisioni e la condizione di stallo nella quale ci troviamo, serve uno sforzo da parte di tutti».

Che cosa c’è che non va nel partito irpino?

«Sono anni che il Pd non è più in grado di elaborare proposte, di alimentare il dibattito e di essere un riferimento per gli amministratori locali. Dopo la conclusione dell’esperienza della segreteria di Carmine De Blasio, c’è stato il vuoto. Abbiamo assistito al commissariamento e ad un congresso provinciale farsa. Ma la responsabilità dell’immobilismo non può essere addossata all’attuale segretario, che è persona degna. E’ una situazione molto più complessa».

Secondo lei, in che modo si può voltare pagina?

«Penso sia necessario dare più spazio agli amministratori pubblici, che ormai vivono una condizione di isolamento, valorizzando il loro lavoro. Serve maggiore ascolto. Occorre un’idea del fare. Orientare le politiche, tenendo conto delle spinte e delle istanze che vengono dalle comunità. La “rottamazione” non è servita a creare legami con il territorio. C’è bisogno di un partito vero, di un presidio democratico, anche per chi rappresenta le istituzioni, perché si costruiscano momenti di confronto e di verifica».

Che futuro intravede per il Pd?

«Non facile. Stiamo vivendo una stagione politica, in generale, molto complessa. Il Movimento 5 Stelle e la Lega hanno raccolto il voto di protesta, approfittando del montante sentimento dell’antipolitica. Dopo la tanta demagogia prodotta e le innumerevoli promesse elettorali fatte, adesso dovranno dare risposte. Le contraddizioni ed i limiti stanno già emergendo. Ciò non significa, come sostiene lo stesso Zingaretti, che i consensi torneranno automaticamente da questa parte. Il Pd ha commesso molti errori ed il primo passo per riprendere il cammino è riconoscerli e cambiare direzione. Servono concretezza, come dicevo prima, ma anche capacità di comunicare adeguatamente il nostro impegno. Pure in passato abbiamo realizzato cose positive, ma non siamo riusciti a dirlo nel modo giusto e a convincere gli elettori».

Il primo banco di prova saranno le elezioni amministrative di primavera.

«Sì, sicuramente un test importante, a cominciare dalla città capoluogo, al quale rischiamo – come partito – di arrivare divisi. Anche i dati del tesseramento per il congresso, in netta flessione, rappresentano la difficoltà che stiamo vivendo. Ad Atripalda, una realtà storicamente forte, siamo passati da 350 a 60 iscritti. Un calo vertiginoso che deve far riflettere. E’ rimasto chi ci crede davvero. Forse, però, proprio in una simile circostanza è possibile imprimere una svolta, con un cambiamento dal basso. La sfida non è più rinviabile».


LEGGI ANCHE:

Pd verso la svolta in Irpinia. D’Amelio e De Luca uniti nei congressi

ARTICOLI CORRELATI