La facciata di Palazzo Caracciolo, sede della della Provincia

L’attuale Presidente della Provincia Domenico Biancardi ha riorganizzato i servizi dell’ente, quindi l’utilizzo del personale. La nuova macrostruttura organizzativa della Provincia di Avellino ha efficacia dal primo gennaio 2019 con decorrenza da oggi. Tra le novità, la riduzione delle strutture apicali dirigenziali (Settori), da 4 dai 6 settori operativi. Come vedremo, le priorità sono la progettazione e la gestione dei progetti di investimento infrastrutturale, la «Centrale di Committenza» e i «Centri di competenza» provinciali.

Il Presidente della Provincia di Avellino, Domenico Biancardi, Sindaco di Avella

L’obiettivo è, dopo aver realizzato un monitoraggio degli attuali assetti burocratici, tagliare settori non più adeguati alla nuova mission, per spostare il personale su compiti più utili, per esempio, creando strutture di supporto alle attività delle amministrazioni locali. In questo ambito, la priorità è proprio la gestione delle precedure in materia di programmazione dei fondi europei, a partire da un rapporto con i livelli sovraordinati, compresi gli uffici comunitari a Roma e Bruxelles, in risposta ad una antica questione mai risolta: stabilire un rapporto diretto tra il territorio e l’Unione Europea, in Campania reso difficile se non impossibile dal centralismo burocratico regionale. Un numero verde a disposizione dei Comuni ed uno sportello per funzionari e amministratori locali dovrebbero fornire gli strumenti per un primo interfaccia tra Palazzo Caracciolo e i 117 Comuni (Avellino ha un regime autonomo in quanto media città campana, superando i 50mila abitanti).


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Lo schema organizzativo della Provincia dal primo gennaio 2019

GLI OBIETTIVI. La riorganizzazione dei servizi provinciali nasce dall’esigenza di adeguare load macchina burocratica alle linee strategiche proposte dal Presidente al Consiglio provinciale, che ne ha preso atto. Per attuare i nuovi indirizzi, rendendo la Provincia la Casa dei 117 Comuni irpini (escludendo il Capoluogo), si richiede «una fondamentale attività di ripensamento della macrostruttura organizzativa», si legge nel provvedimento.

Sono tre i pilastri della nuova organizzazione: riqualificazione e sviluppo della dotazione di risorse umane e servizi dedicati alla progettazione e alla gestione dei progetti di investimento infrastrutturale, con il fine di massimizzare gli investimenti in termini di “pieno utilizzo delle risorse stanziate” e relativa “misurazione degli impatti strategici” (outcome); razionalizzazione organizzativa delle Funzioni/Servizi strumentali e di supporto alla gestione delle Funzioni Fondamentali Proprie, in ottica di riduzione della spesa improduttiva, con il fine di liberare risorse umane e finanziarie, riallocabili sul potenziamento dei Settori Tecnici; progettazione e realizzazione della «Centrale di Committenza» e dei «Centri di competenza» provinciali, attraverso l’utilizzo strategico delle risorse interne, umane strumentali e tecniche (insourcing), e l’accesso integrato al mercato dei servizi (outsourcing); «Queste direttrici strategiche sono coniugabili con l’esigenza di contenimento della spesa del personale, attuato prioritariamente attraverso una riduzione e uno snellimento delle strutture burocratico-amministrative, anche attraverso la soppressione e l’accorpamento di Settori, con l’obiettivo di ridurre l’incidenza percentuale delle posizioni dirigenziali in organico», si sottolinea nel provvedimento presidenziale.

Con il nuovo anno, dunque, a Palazzo Caracciolo inizia la fase di riassetto dell’ente, che da un lato punta a rafforza la capacità di risposta nei settori canonici attribuiti dalla riforma all’ente, dall’altro libera energie e risorse per sostenere lo sforzo dei Comuni nella pianificazione, programmazione e spesa degli investimenti in infrastrutture e opere pubbliche.


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