“Chiesa irpina per l’Acqua pubblica”. Alto Calore, Don Vitaliano: Diocesi in campo

"L'Irpinia ed il suo bacino idrico siano riconosciuti dall'Unesco patrimonio dell'umanità". Il prete "barricadero" delegato dal vescovo di Avellino, Arturo Aiello, a seguire la vertenza dell'Alto Calore e la mobilitazione in difesa dell'acqua pubblica. La Diocesi si propone come luogo di mediazione tra le istituzioni. La sfida: una gestione pubblica efficiente e trasparente

Don Vitaliano Della Sala, parroco di Capocastello e Vicepresidente della Caritas Diocesana di Avellino, delegato dal Vescovo di Avellino nelle iniziative in difesa dell'acqua pubblica

«Le vicende di questi giorni all’Alto Calore ci dicono che non bisogna mai abbassare la guardia. Anche quello che viene dato per scontato, in termini di diritti, può essere messo in discussione da qualcuno, soprattutto quando in ballo ci sono degli interessi. La mobilitazione è servita a creare nuovamente attenzione sul tema». Don Vitaliano Della Sala parla della vertenza in difesa dell’acqua pubblica e per garantire un futuro all’Alto Calore e a chi lavora nell’azienda di proprietà dei Comuni e della Provincia. Il parroco di Capocastello, da sempre impegnato sulle questioni sociali, è stato delegato dal vescovo di Avellino a seguire la vicenda per conto della Diocesi.

L’altare della Cattedrale di Avellino

La presenza di cittadini, associazioni ed organizzazioni sociali all’assemblea dell’Acs è servita a far riconoscere i comitati come interlocutori delle istituzioni.

«Non mi aspettavo una così ampia partecipazione. E’ stata un’iniziativa spontanea, nata dal basso ed organizzata in poco tempo e con mezzi modesti. Le persone si sono sentite direttamente coinvolte. Il rinvio della ricapitalizzazione dell’Alto Calore e l’apertura a soci privati è solo una piccola vittoria momentanea». (Leggi l’articolo)

Il Vescovo di Avellino, monsignor Arturo Aiello

Il vescovo di Avellino si sta interessando della questione.

«Il vescovo di Avellino, Arturo Aiello, sta seguendo da vicino la situazione. E’ preoccupato che su un bene comune e prezioso come l’acqua possa crearsi una speculazione. Inoltre è in ansia per il futuro dei lavoratori dell’Alto Calore. La Diocesi si mette a disposizione come luogo al di sopra delle parti per trovare una soluzione al problema.

Perché la Chiesa si interessa della tutela dell’acqua e del tema dell’acqua pubblica?

«L’acqua è una risorsa necessaria per l’uomo e per la vita sulla terra, ma purtroppo non è disponibile o facilmente accessibile a tutti. E’ un diritto e non una merce, anche se sempre più spesso diventa oggetto di profitto e di speculazioni. Addirittura il suo controllo, in alcune parti del mondo, è causa scatenante di guerre. Per i cristiani la natura e quindi anche l’acqua, come bene naturale, sono parte del creato. E pertanto vanno di per sé tutelati. Con l’enciclica “Laudato Sì” di Papa Francesco la cura

Il Pontefice Francesco

dell’ambiente e dell’acqua è diventato un tema centrale della pastorale. Custodire ogni giorno questo bene inestimabile, scrive il pontefice, rappresenta oggi una responsabilità ineludibile, una vera e propria sfida».

I cittadini però non sono sempre sensibili a tali questioni. Come mai?

«L’idea di delegare sempre ogni decisione ha creato disinteresse e abbassato il livello di coscienza dei cittadini. Si è presi dai problemi più urgenti, come il lavoro e le condizioni di vita quotidiane, pensando erroneamente che altre questioni siano meno importanti o che non ci riguardino da vicino. Ma fortunatamente la mobilitazione si sta allargando»

Si accetta come una cosa scontata l’idea che una società commerciale possa gestire un bene naturale, prezioso ed indispensabile, come l’acqua, al pari di qualunque altra merce o che il privato in assoluto sia in grado di garantire servizi migliori. Il concetto di pubblico, di comunità e di solidarietà appare quasi in disuso. Ormai l’ideologia del profitto è diventata totalizzante e totalitaria. Come se lo spiega?

«E’ una questione culturale. Un’idea che viene calata dall’alto tutti i giorni. I cittadini sono sempre meno artefici dei propri destini e delle scelte che riguardano la comunità. Ognuno è rinchiuso nel proprio particolare. La sfida che va lanciata è che, contrariamente a quel che si dice o si crede, il pubblico non solo garantisce a tutti la possibilità di usufruire di un servizio essenziale, ma è in grado anche di gestirlo in maniera efficiente e trasparente».

La sede dell’Alto Calore Servizi in corso Europa ad Avellino. Il particolare degli uffici di presidenza

Quali proposte concrete intendete avanzare per il risanamento dell’Alto Calore e per garantire la gestione pubblica dell’acqua in Irpinia?

«La questione va approfondita. Per questo è importante che sia convocato un tavolo con tutti gli attori istituzionali e con la partecipazione dei comitati civici. Le battaglie ideale debbono trasformarsi in soluzioni concrete, soprattutto quando in gioco ci sono i posti di centinaia di lavoratori. Siamo pronti ad ascoltare, a confrontarci e dire la nostra. La Chiesa, comunque, vuole avanzare una proposta dal valore simbolico che riguarda il territorio irpino e l’acqua».

Di cosa si tratta?

«Chiedere all’Unesco il riconoscimento dell’Irpinia e del suo importante bacino idrico, tra i più grandi d’Europa, come patrimonio dell’umanità. Una sorta di santuario laico dell’acqua. Una bellezza naturale, una risorsa, fonte di vita, che disseta innumerevoli persone, va adeguatamente protetta. Raccoglieremo le firme per presentare questa proposta. E’ un investimento sul futuro, per le prossime generazioni. Occorre alzare il livello di tutela».

ARTICOLI CORRELATI