Alto Calore: si riparte dal tavolo istituzionale con Governo e Regione

L'assemblea dei soci di ieri ha deciso di congelare la ricapitalizzazione ed avviare un approfondimento per individuare soluzioni alternative per il risanamento dell'azienda, che tutelino la gestione pubblica. Ciarcia ha ipotizzato un mutuo della Cassa depositi e prestiti.

Le finestre della presidenza nella sede dell'Alto Calore Servizi al corso Europa di Avellino

Il futuro dell’azienda idrica irpina e sannita riparte dalla verifica della reale volontà di governo nazionale e Regione di collaborare alla soluzione dei problemi finanziari dell’Acs e di tutelare una gestione pubblica del servizio.

L’ipotesi della ricapitalizzazione dell’Alto Calore, con eventuale ingresso di soci esterni, è stata momentaneamente congelata. L’assemblea dei sindaci, convocata ieri pomeriggio, presso la sede di Corso Europa, ha infatti accolto la proposta del Presidente della Provincia, Domenico Biancardi, di aggiornare la seduta, per convocare – subito dopo le festività natalizie – un tavolo istituzionale, con la presenza del Ministero dello Sviluppo Economico, la Regione, il vertice dell’Acs, i principali soci dell’azienda ed i comitati per l’acqua pubblica, per individuare e valutare nuove soluzioni, che garantiscano un eventuale supporto concreto del governo e della giunta di Palazzo Santa Lucia.

In questo solco si inserisce anche la partita sulla proprietà delle reti acquedottistiche, che in base alle normative vigenti spetterebbe alla Regione, e degli oneri connessi alla distribuzione dell’acqua, di cui sinora si è fatto carico economicamente l’Alto Calore, attraverso la manutenzione delle tubazioni ed i costi di esercizio. Il territorio irpino e quello sannita servito dall’Acs, insomma, dovranno essere messi in condizioni di poter avere lo stesso trattamento e condizioni gestionali riservati ad altri comprensori e società, pubbliche, miste o private della Campania.

Una vertenza, dagli aspetti persino paradossali se si pensa che la provincia di Avellino possiede un patrimonio idrico inestimabile e fornisce acqua a costo zero alle province confinanti e ad altre tre regioni, senza alcun ristoro ambientale, risultando invece puntualmente penalizzata.

Contraddizioni ampiamente conosciute e messe in evidenza dalla presa di posizione del sindaco di Altavilla Irpina, Mario Vanni, che sin dall’inizio del percorso si è espresso contro la ricapitalizzazione dell’Alto Calore e in difesa della gestione pubblica del servizio, indicando una strada: il confronto con la Regione, la richiesta di risarcimento dei costi indebitamente sostenuti per le reti e l’avvio di una nuova fase gestionale, sgravata da oneri accessori (ma consistenti), di tipo esclusivamente distributivo.

«La proposta di sospensione ed approfondimento – ha affermato il primo cittadino – avanzata da Biancardi, raccoglie anche la nostra istanza e consente di valutare soluzioni differenti. I Comuni non sono in condizione di sopportare i costi della ricapitalizzazione ed una collocazione sul mercato delle azioni, non solo svaluterebbe le attuali partecipazioni dei soci pubblici, ma aprirebbe le porte ai privati. E’ giunto perciò il momento di fare chiarezza, anche aprendo una vera e propria vertenza per tutelare le risorse idriche e naturalistiche dell’Irpinia»

«Ritengo – ha poi aggiunto Vanni – che il contributo ad una informazione puntuale e dettagliata, fornita in questa fase da Nuova Irpinia, sia stato un valido strumento per gli stessi sindaci, per la comprensione dell’articolata e complessa situazione in cui ci troviamo».

E’ questo, dunque, l’epilogo di una giornata, quella di ieri, che ha visto la convocazione dell’assemblea dei soci dell’Alto Calore, chiamati ad esprimersi sul piano di risanamento dell’azienda, proposto dal presidente Michelangelo Ciarcia, che però è dovuto tornare sui suoi passi ipotizzando soluzioni alternative, come l’accensione di un mutuo con la Cassa depositi e prestiti.

La riunione ha fatto registrare anche la folta partecipazione di associazioni, rappresentanze politiche (Toni Della Pia e Costantino D’Argenio di Rifondazione, Roberto Montefusco di Sinistra italiana ed una delegazione di Possibile) e sindacali, a cominciare dalla Cgil, con il suo segretario generale, Franco Fiordellisi e con la segretaria della Flc – Cgil, Erika Picariello. Insieme ai comitati per l’acqua pubblica, coordinati da Anna Maria Pascale, anche don Vitaliano Della Sala, l’ex presidente del consiglio comunale e vicesindaco di Avellino, Antonio Gengaro, il direttore de Il Dialogo, Giovanni Sarubbi (attivo in passato anche sul fronte politico come segretario provinciale del Pdci) e Antonio Giannattasio di Legambiente. Alla fine, al movimento è stato riconosciuto il diritto di sedere al tavolo istituzionale che si andrà a costituire.

Ma vediamo nel dettaglio i passaggi dell’assemblea dei soci di ieri.

L’ASSEMBLEA DEI SOCI. Il presidente dell’Alto Calore, Michelangelo Ciarcia, nella sua relazione introduttiva ha illustrato il percorso intrapreso dall’assunzione dell’incarico in poi: «La difficile situazione finanziaria dell’azienda richiede scelte coerenti e radicali. Il compito mi è subito apparso complesso, ma l’iniziale disponibilità raccolta dai sindaci, mi ha parzialmente rassicurato sulla possibilità di ottenere un risultato positivo. Ho provato a spiegare la condizione di profonda criticità che vive l’Acs. Il rischio del fallimento è dietro l’angolo».

Il numero uno della società idrica si però reso conto che le difficoltà economiche dei Comuni avrebbero reso non facilmente praticabile la ricapitalizzazione: «In realtà bisognerebbe compensare i crediti vantati dai soci con le nuove quote da sottoscrivere. Mi sembra però che questa strada per diversi Comuni resta impraticabile. Si presenta quindi la necessità di collocare sul mercato le azioni non sottoscritte dai soci, modificando lo statuto dell’azienda, che di fatto diventerebbe una società mista».

Ciarcia ha poi risposto alle critiche piovutegli addosso in questi giorni e ai timori che l’operazione avrebbe spalancato le porte ai privati (eventualità peraltro assolutamente reale e concreta n.d.r.): «Da parte mia non c’è alcuno schema prefissato. Né sono portatore di idee o interessi altrui. Intendo confrontarmi con tutti, comprese le associazioni ed i comitati, per trovare una soluzione. Ho sempre sostenuto che l’acqua è e deve restare un bene pubblico, anche se la gestione è cosa differente. Siamo chiamati ad assumere delle decisioni fondamentali per il futuro dell’azienda e del servizio e per la salvaguardia dei posti di lavoro. Nei prossimi anni dobbiamo recuperare circa 50 milioni. Ma le scelte debbono essere compiute in questi giorni».

Il presidente dell’Alto Calore ha quindi messo sul tavolo anche delle proposte alternative: «Durante l’incontro avuto, l’altro giorno a Roma, con i sottosegretari Andrea Cioffi e Carlo Sibilia, ho avanzato una nuova proposta che vi sottopongo e che era stata ipotizzata anche dall’ex sindaco di Avellino Cioffi, un intervento della Cassa deposito e prestiti, per l’accensione di un mutuo. Dall’altra parte, però, è stata avanzata un’altra ipotesi: avviare un concordato preventivo in continuità (procedura alternativa al fallimento che consente la cessione dell’azienda in esercizio ovvero il conferimento dell’azienda in esercizio in una o più società, anche di nuova costituzione n.d.r.)».

Ciarcia ha però manifestato le sue perplessità rispetto a quest’ultima ipotesi: «Mette a repentaglio la vita della società e non garantisce disponibilità economiche, per affrontare le fasi successive».

Di qui la proposta avanzata da Biancardi – approvata all’unanimità – di approfondire le questioni con un tavolo istituzionale, raccogliendo anche le istanze emerse in questi giorni dai sindaci.

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