Sai Cisal, Sacco scrive al commissario: avviare una verifica strutturale degli alloggi pubblici di Avellino

Il neosegretario della Sai Cisal, il sindacato inquilini, ha chiesto l'intervento di Priolo per accertare le condizioni di vivibilità delle case popolari e programmare gli interventi di messa in sicurezza necessari.

Fausto Sacco, coordinatore provinciale della Dc irpina ad Avellino e referente del sindacato Cisal.

«E’ necessario avviare una ricognizione sulle condizioni strutturali degli alloggi di edilizia residenziale pubblica di Avellino». E’ la richiesta inviata dal segretario territoriale della Sai-Cisal (Sindacato Autonomo Inquilini), Fausto Sacco, al commissario prefettizio di Piazza del Popolo, Giuseppe Priolo.

Segretario, ha sollevato un problema molto delicato.

«Nel nostro Paese si avverte da tempo l’esigenza di una verifica del grado di sicurezza degli edifici pubblici, delle infrastrutture e più in generale del patrimonio abitativo, in modo da consentire interventi di adeguamento e riqualificazione del costruito, a garanzia dei cittadini. Si tratta ovviamente di un processo molto articolato e dispendioso, ma fondamentale, che bisogna pur iniziare. Anche ad Avellino ed in tutta la provincia ovviamente ci sono le stesse esigenze».

Da dove bisogna iniziare?

«Come sindacato abbiamo chiesto al Commissario del Comune di Avellino di effettuare un approfondimento tecnico sulle condizioni strutturali delle case popolari di proprietà dell’ente e, di concerto con lo Iacp, su tutte le unità abitative di edilizia residenziale pubblica, che in base alle normative vigenti vengono assegnate comunque dall’amministrazione cittadina».

Qual è il vostro obiettivo?

«Avere un quadro chiaro ed affidabile della situazione che riguarda circa 1.300 alloggi comunali, la maggioranza dei quali prefabbricati pesanti, in diversi casi ristrutturati, e migliaia di abitazioni ex Iacp. Va precisato che una quota di questi alloggi sono stati trasferiti in proprietà agli assegnatari o riscattati dagli stessi. Soltanto in questo modo sarà possibile definire un piano di lavori per la messa in sicurezza e per l’ammodernamento. Si tratta di un’operazione che andrà effettuata sull’intero territorio irpino, coinvolgendo tutti i Comuni. Ma c’è dell’altro».

Dica pure…

«Siamo consapevoli, come anticipavo in un precedente passaggio, che il problema è molto più ampio. In questi casi, però, occorre pragmatismo. Nella lettera inviata al Commissario Priolo abbiamo, comunque, sottolineato che esiste la necessità di allargare il discorso a tutto il patrimonio abitativo del capoluogo, partendo dalle strutture pubbliche ed in primis dalle scuole, sulle quali sono stati già effettuati, almeno in parte, degli interventi. Soltanto con una vertenza complessiva, che veda la partecipazione di tutti gli attori istituzionali, le parti sociali ed i privati si potrà affrontare e gestire una sfida di notevoli dimensioni. Ma questo è un impegno di cui dovrà farsi carico la prossima amministrazione».

Parliamo dell’emergenza abitativa. Qual è la situazione e quali sono le risposte possibili?

«La casa è un bisogno, oltre che un diritto, fondamentale dei cittadini e delle famiglie. La crisi economica ha reso ancora più grave l’emergenza, anche se non sempre se ne vedono con immediatezza i segnali. Nuove fasce sociali si ritrovano con il problema dell’abitazione ed occorrono soluzioni innovative. Senza risorse anche per le istituzioni è difficile dare risposte. Sono decenni che ad Avellino non si attivano programmi per la costruzione di nuovi alloggi pubblici. In qualche caso, si sono anche sprecate opportunità di finanziamento».

In concreto, cosa proponete?

«Dopo un rapido monitoraggio dei bisogni, va costruita una strategia che preveda misure di vario tipo: un programma per la costruzione di nuovi alloggi, un piano di housing sociale, con alloggi per categorie fragili, con la compartecipazione dei privati, ed interventi di emergenza».

A cosa si riferisce?

«Oltre alle misure a lungo termine, bisogna attrezzarsi con strumenti di pronto impiego, ristrutturando e riutilizzando ad esempio un complesso come l’ex Ospedale Capone, che è però una proprietà privata, o l’ex Ospedale Civile di Viale Italia, per creare alloggi temporanei per rispondere alle emergenze. Senza dimenticare che è opportuno attivarsi per sottoscrivere contratti calmierati per il mercato privato degli appartamenti. La Sai Cisal si muoverà in tal senso, con le organizzazioni della piccola proprietà, e chiederemo ai Comuni irpini di prevedere degli incentivi».

Avete, dunque, immaginato un percorso a tappe.

«Sì, certamente. Ci impegneremo per dare un contributo fattivo alle istituzioni, di concerto con tutti i soggetti sociali. Ma credo che, per stare ai problemi del capoluogo, si debbano affrontare anche alcuni nodi irrisolti e determinare le condizioni idonee a favorire gli interventi successivi».

Quali sono i nodi irrisolti?

«Innanzitutto quello delle occupazioni abusive, rispetto alle quali negli ultimi anni non si è stati in grado di dare risposte efficaci. Adesso il problema va gestito in maniera diversa. Alle famiglie in stato di bisogno, che ormai hanno consolidato la propria condizione e che sono in possesso dei requisiti previsti dalla legge per l’assegnazione dell’alloggio, andrebbe data la possibilità di regolarizzare la propria posizione, come è già successo in passato, con leggi regionali. Serve, insomma, una sanatoria per i casi particolari. Per evitare, però, il ripetersi di simili fenomeni, che ovviamente consideriamo dannosi, oltre che illegali, è necessario mettere in essere controlli adeguati. Soltanto una macchina efficiente potrà limitare le occupazioni e le storture. Anche per questo motivo, chiediamo che si provveda ad aggiornare annualmente la graduatoria, come previsto dalla legge».

 

 

 

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