Alto Calore, primi sì all’ingresso del privato. Gesesa-Acea: pronti

La riunione dei sindaci è stata rinviata di una settimana. Il dibattito tra i Comuni è tuttora aperto. Gambacorta pronto a sostenere l'operazione. Capone replica alle accuse di Bonavitacola. Gesesa conferma l'interesse ad investire nell'Acs.

La sede dell'Alto Calore, in corso Europa ad Avellino

Resta ancora una dose di incertezza tra i sindaci irpini sulla ricapitalizzazione dell’Alto Calore, indicata dal presidente Michelangelo Ciarcia come unica soluzione per evitare il fallimento dell’azienda. Un nodo che sarà sciolto il 21 dicembre, data di convocazione dell’assemblea dei soci, già più volte rinviata. In gioco c’è anche e soprattutto la gestione del servizio ed un eventuale ingresso nella compagine di soci esterni, privati compresi. Il numero uno della società di Corso Europa ha provato a rassicurare gli amministratori locali sulla praticabilità del percorso anche durante il seminario organizzato, ieri ad Avellino, dall’ordine degli ingegneri, sul tema della riorganizzazione del ciclo integrato delle acque. «Per i Comuni – ha affermato Ciarcia – sarà possibile gestire la sottoscrizione delle quote in tempi ragionevoli, effettuando una compensazione con i crediti vantati. Ma l’eventuale ingresso di soci esterni, proposto dalla Provincia, può aprire scenari nuovi, rendendo ancora più agevole la partita per gli enti locali. D’altra parte, non vedo alternative. La pesante situazione debitoria dell’Alto Calore non ci consente di andare avanti».

Piero Ferrari, amministratore della Gesesa-Acea, gestore idrico a Benevento e in un distretto collegato

L’interesse degli investitori è stato testimoniato direttamente da Pietro Ferrari, amministratore delegato di Gesesa, l’azienda mista di Benevento, che annovera tra i soci il colosso Acea, che gestisce il servizio a Roma, a sua volta partecipato dalla multinazionale Suez, oltre che dal gruppo Caltagirone. «Siamo pronti – ha sostenuto il manager – ad acquistare quote della società. La nostra azienda è stata in grado di garantire stabilità ed una gestione efficiente nei Comuni serviti».

Intanto, a qualche sindaco non è andata giù la strigliata del vicepresidente della giunta regionale, Fulvio Bonavitacola, che ha richiamato gli amministratori locali alle proprie responsabilità, in merito alla strategia di risanamento dell’Alto Calore, ricordando che in ballo c’è il finanziamento di 60 milioni di euro in tre anni, approvato da Palazzo Santa Lucia, su richiesta della società irpina, per la riqualificazione della malandata rete acquedottistica.  (Leggi l’articolo)

Il Sindaco di Montella, Ferruccio Capone. Accanto il primo cittadino di Summonte, Pasquale Giuditta

«La politica – ha affermato Ferruccio Capone, primo cittadino di Montella – non può dire ai sindaci cosa fare. Non possiamo essere obbligati a votare un piano che non condividiamo. Adesso ci vengono attribuite anche responsabilità sul futuro assetto del servizio. Non si può usare lo spauracchio del fallimento o del privato. L’Acs non ha prospettive e l’acqua è comunque un bene che resta pubblico. A cambiare è solo chi gestisce». Una posizione considerata per nulla rassicurante, da una buona parte dell’uditorio, che ha trovato sponda in quella del sindaco di Summonte, Pasquale Giuditta: «Dobbiamo innanzitutto pensare all’affidamento del servizio. I ritardi hanno fatto perdere al territorio consistenti finanziamenti dell’Unione europea. Non credo, invece, che il titolare dei lavori per la rete sia l’Alto Calore, ma piuttosto i Comuni. Acs è comunque un’azienda decotta. Dobbiamo almeno salvaguardare le esperienze maturate».

Il sindaco di Ariano Irpino, Domenico Gambacorta. Dal 2014 presiede l’Amministrazione provinciale

Diversa la posizione ed il tono dell’intervento del sindaco di Ariano Irpino, Domenico Gambacorta: «Il futuro dell’azienda idrica non è un problema di Ciarcia, ma dell’intera provincia. Penso sia una priorità dell’agenda politica. E’ però vero che i Comuni hanno serie difficoltà a sottoscrivere l’aumento di capitale, ma non possiamo tirarci indietro, altrimenti non svolgeremmo il nostro ruolo di soci. C’è anche la partita della compensazione dei crediti, sulla quale bisognerà fare chiarezza». Il primo cittadino del Tricolle ha speso parole in favore della società pubblica: «Va detto che l’Alto Calore in questi anni ha sostenuto i costi della manutenzione straordinaria, di competenza dei Comuni. Si stratta di lavori di cui non si accorge nessuno, che non creano consensi e su cui gli enti investono poco. Nonostante le storture del passato, comprese le assunzioni in numero eccesivo, non possiamo negare che il servizio in questi anni è stato assicurato».

Floriano Panza, Sindaco di Guardia Sanframondi

Floriano Panza, sindaco di Guardia Sanframondi e coordinatore del distretto idrico ha posto altre questioni sul tavolo: «Noto una fuga rispetto all’appuntamento dell’assemblea. Vorrei ricordare però agli amministratori locali che un eventuale fallimento dell’Acs comporterebbe la perdita della quota sociale. Un danno economico che dovrà essere giustificato. Ma il territorio deve poter decidere liberamente e responsabilmente. Sarebbe auspicabile un’alternativa alla ricapitalizzazione».

Luca Mascolo, Presidente dell’Ente Idrico Campano

Il presidente dell’Eic, Ente idrico campano, Luca Mascolo, ha chiarito che gli interventi previsti e finanziati dalla Regione si pongono l’obiettivo di ridurre le perdite nelle condutture, ma anche di fornire un sostegno ad una grande azienda pubblica in crisi. E poi ha aggiunto: «Gli enti locali debbono comprendere che hanno di fronte una sfida importante ed impegnativa: organizzare un servizio in base a criteri di efficacia, efficienza ed economicità, salvaguardando i livelli occupazionali. Ci sono diverse questioni da affrontare in Campania: dalla tariffa unica, all’introduzione di sistemi di perequazione per le fasce sociali più fragili, al ristoro ambientale per i Comuni dove sono allocate le sorgenti, alla necessità di creare un equilibrio tra i territori che debbono sostenere costi alti per il sollevamento dell’acqua, che sono poi quelli dove viene captata la risorsa, e quelli a valle che possono riceverla gratuitamente a caduta».

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