Il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca

Vincenzo De Luca è certamente uno dei maggiori sostenitori della candidatura di Marco Minniti alla segreteria del Pd. Molti analisti gli attribuiscono la responsabilità di una vasta dote di amministratori locali e sindaci in Campania, non solo nella roccaforte salernitana.

In poche ore dal Governatore e dal Presidente del Consiglio regionale Rosa D’Amelio sono arrivate dichiarazioni a sostegno dell’ex Ministro dell’Interno, così ravvicinate da sembrare raccordate. Nella giornata in cui l’attuale numero uno del Viminale, Matteo Salvini, ha lasciato la Campania ingoiando il boccone amaro della primazia territoriale dell’alleato Luigi Di Maio, proprio un soddisfattissimo Vincenzo De Luca ha invece ricordato che il sostegno a Minniti si fonda in particolare su come da ministro ha gestito il contenimento degli sbarchi e garantito l’ordine pubblico e la sicurezza nel Paese.

Marco Minniti, già Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Massimo D’Alema Premier, ex Presidente del Copasir ed ex Ministro dell’Interno. Ora è candidato alla segreteria nazionale del Pd

Intorno a Minniti in Campania sembra raccogliersi una fetta consistente dell’establishment del Governatore, pronto a sfruttare alle prossime elezioni gli amici rimasti sull’altro fronte, quello di Nicola Zingaretti, figura che De Luca ha definito altrettanto valida dell’ex braccio destro di Massimo D’Alema.

E con Marco Minniti sarebbero in tanti gli ex fedelissimi (o semplicemente collaboratori o estimatori) dell’ex segretario dei Diesse, nonchè Presidente del Consiglio tra la fine del secolo scorso e l’alba del nuovo Millennio. L’Huffington Post ne ha seguito le tracce, ricomponendo un mosaico dalemiano attorno ad un candidato che in realtà tutti continuano a ritenere prossimo a Matteo Renzi.


IL FANTASMA CON I BAFFI/ Huffington Post

Romano Prodi con Massimo D’Alema e Lamberto Dini

Che Massimo D’Alema sia particolarmente attivo in questa sfida per la leadership del Pd lo dimostrerebbero molte cose. Non solo il tema del convegno che ha organizzato come Presidente della Fondazione Italianieuropei, in occasione della presentazione del volume “Ascesa e declino del bipolarismo in Italia”, in programma a Roma il 22 novembre dalle ore 11 presso l’Università di Roma LUISS Guido Carli. Ma anche l’appuntamento per il Ventennale della Fondazione, che celebrerà proprio con il segretario uscente Maurizio Martina, ma anche con Marco Minniti e Nicola Zingaretti. L’impressione è che intorno a Minniti si stiano raccogliendo vecchi e nuovi amici, segno che il suo obiettivo sia perseguire in modo diverso da Nicola Zingaretti il medesimo obiettivo della ricomposizione sui territori del blocco un tempo del Centrosinistra. Zingaretti lavora sui comitati, Minniti riannoda i fili spezzati.

In questo quadro post renziano e post dalemiano, si comprende la logica che ha portato Vincenzo De Luca a schierarsi con chi oggi sembra proporsi per compiere (sulla carta per ora) il miracolo di fondere in Campania l’universo renziano con le alchimie dell’ex leader Diesse, per lungo tempo al fianco dello straripante Antonio Bassolino. La faccia De Luca ce l’ha messa. E non solo la sua, visto che tra i firmatari del manifesto per la candidatura di Minniti ci sono 110 sindaci sui 551 che in tutta Italia ne hanno sottoscritto la candidatura soni campani e, 65 vivono nella provincia salernitana.

Matteo Renzi al Teatro Carlo Gesualdo di Avellino durante la campagna referendaria del 2016

Non stupisce la freddezza di Matteo Renzi per il Minniti candidato, nè le esternazioni di Matteo Richetti, che ieri ha tentato di accreditarsi come il vero riferimento dell’ex sindaco di Firenze. “La mia candidatura non è espressione di una corrente o di un’area politica, io discuto con il partito così com’è”, ha spiegato Minniti a proposito della raccolta di firme di 551 sindaci a sostegno della sua candidatura.

 

Rosa D’Amelio Presidente del Consiglio Regionale della Campania

D’AMELIO RIMETTE ORDINE A VIA TAGLIAMENTO. Al di là del candidato, nel Pd si nota un impegno di tanti per liberare il partito da dirigenti e candidati che hanno saputo attraversare la storia dei democratici, rimanendone di fatto all’esterno. Nella conferenza stampa di ieri, Rosa D’Amelio ha chiesto sostanzialmente ai dirigenti e alle rappresentanze istituzionali e politiche convintamente protagonisti del percorso di questa forza politica di assumere responsabilitá. Di qui l’allargamento possibile della maggioranza a via Tagliamento, unendo il Pd irpino in vista delle scadenze elettorali di primavera a tutti i livelli, dalle europee alle amministrative in Irpinia, con riferimento anche alle tre principali città, ma soprattutto fare chiarezza sul ruolo avuto da una parte del partito nella sconfitta di Michele Vignola. In questo senso, prendendo atto del voto favorevole dei consiglieri comunali legati a Luca Cipriano, Rosa D’Amelio ha sollevato dubbi sulla posizione di Gianluca Festa e Livio Petitto, lamentandosi anche della scelta di Vincenzo Alaia, giunto alla fine ad appoggiare il Centrodestra contro la coalizione irpina che a Napoli sostiene il Governatore Vincenzo De Luca.

La posizione illustrata da Rosetta D’Amelio avrà riflessi evidenti ad Avellino, dove sostiene una segreteria provinciale espressione di una parte del partito, in alleanza con settori minoritari sul piano dei numeri nella base. Ma si rifletterà anche a Napoli, dove la partita per le elezioni regionali del 2020 è già iniziata. L’apertura fatta a chi ha disertato il congresso sembra rivolta principalmente agli ex parlamentari Enzo De Luca e Luigi Famiglietti, ma dovrà essere valutata anche da Umberto Del Basso De Caro.

Enzo De Luca, esponente del Pd irpino e campano in un momento del suo intervento a Cortona, durante la tregiorni promossa dall’ex Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini e dalla sua componente, Areadem

La scelta di parlare ora fatta da Rosetta D’Amelio coincide con il definitivo chiarimento del quadro politico interno al Pd nazionale, che da sabato vede per la prima volta dal 2013 Matteo Renzi fuori dalla corsa diretta alla segreteria. Con Minniti la D’Amelio sceglie di restare nell’area oggi non direttamente espressione di Matteo Renzi, ma certo quella più dialogante con l’ex Premier.

Ieri mattina Rosa D’Amelio ha sciolto la sua riserva sul suo futuro nel Pd, quindi sulla funzione che gli organismi dirigenti in carica avranno nei prossimi mesi e sul rapporto che svilupperanno con chi oggi non è in maggioranza, in vista della sfida elettorale in primavera per amministrative ed europee. L’allargamento rappresenta l’opportunità per unificare un partito che diviso ha raccolto soltanto macerie, in particolare al Comune di Avellino, dove il Gruppo non riesce ad incidere, ma anche e soprattutto alla Provincia, dove la sconfitta di Michele Vignola è stata descritta dalla Presidente come un colpo sferrato a freddo alla schiena del partito, ben calcolato e ponderato.

IL NODO RENZI. Dato da molti con la valigia in mano, in partenza per altri lidi, l’ex Premier per ora sembra voler restare nei Democratici, essendo riuscito a convincere (l’ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Massimo D’Alema premier) Marco Minniti a candidarsi per la segreteria del Pd. È stato lo stesso ex ministro dell’Interno ad annunciarlo in un’intervista al giornalista Claudio Tito sul quotidiano La Repubblica. Renzi per ora si tiene in scia. Per lo strappo c’è tempo.

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