La bandiera del Comune di Avellino accanto a quelle italiana ed europea

Il Pd si è incamminato sulla strada di una inevitabile unità, in preparazione del congresso nazionale, che si avvicina. Non c’è un’alternativa ad Avellino, dove la faida interna durante il congresso è costata al partito la perdita di tutti i parlamentari irpini e delle amministrazioni comunale e provinciale di Avellino. Né tantomeno a Roma, dove Dario Franceschini e Matteo Renzi stanno confezionando un congresso al solito acceso nei toni, ma pragmaticamente unitario nella sostanza. Serve la discontinuità rispetto a chi guidava il partito il 4 marzo. Vale nella Capitale e nel Paese, non può fare la differenza in Irpinia, dove il gruppo dirigente di sempre è costretto da lungo tempo fuori dal partito.

Da sinistra nella foto: Assunta Tartaglione, Umberto Del Basso De Caro ed Enzo De Luca, insieme al Teatro Gesualdo in occasione della manifestazione referendaria dell’allora premier Matteo Renzi

APERTO IL CANTIERE DELLA RICOMPOSIZIONE IN VISTA DEL CONGRESSO NAZIONALE E LOCALE. L’apertura fatta dal Segretario provinciale sul tesseramento per correggere l’anagrafe degli iscritti servirà a mettere ordine rafforzando l’autorevolezza del partito con l’allargamento ad una maggiore partecipazione. Sul piano del metodo questa scelta si accorda con il rispetto delle regole, di cui si è parlato nel corso dell’ultima riunione della Direzione provinciale. In un partito espressione di decine di migliaia di iscritti, amministratori locali ed elettori, non è il nome del segretario o il ruolo di maggioranza e minoranza di questa o quell’altra componente a fare la differenza, ma la difesa del patrimonio di regole che regolano la convivenza in un soggetto politico che trova imprescindibile e assoluto fondamento nell’articolo 29 della Costituzione. Non assimilabile ad una società per azioni, dentro un partito anche il più autorevole tra i suoi iscritti deve considerare nel rispetto del metodo democratico il limite invalicabile di ogni battaglia politica, per quanto giusta possa ritenerla in fede propria. Il dovere di concorrere con il dissenso a determinare le scelte si traduce nella consapevolezza dei doveri di chi è minoranza, che non prevedono il boicottaggio degli organismi dirigenti per affermare la propria tesi. La ragione non conta quando viene affermata al di fuori delle regole democratiche, perché perde i suoi connotati di legittimità e tende progressivamente ad assumere quelli ostili della imposizione. Purtroppo, in un periodo storico dove la democrazia sembra diventata un concetto ormai soggetto ad un relativismo di comodo, questa non appare più una prassi diffusa.

Il palazzo degli uffici, sede della amministrazione comunale, vista da via San Leonardo

LA SFIDA NELLE CITTÀ, CANDIDATI E LISTE TRA POCHI MESI. Con l’avvicinarsi della discussione in Consiglio comunale della mozione di sfiducia al Sindaco Vincenzo Ciampi, appare sempre più probabile la caduta della amministrazione con elezioni anticipate ad Avellino nella prossima primavera, quando saranno chiamati alle urne anche gli elettori di Ariano Irpino e Montoro, solo per citare i centri dove si vota con il doppio turno. Lontano dai partiti tradizionali tanti ex amministratori locali, numerosi protagonisti dell’impegno civile e politico riconoscibili agli occhi dell’opinione pubblica, sono costretti a creare spazi per la discussione nei luoghi pubblici, nei centri studi, nelle associazioni, in luoghi di aggregazione, non trovando nella politica organizzata riferimenti con cui confrontarsi sul futuro della comunità. Le espressioni del civismo stanno moltiplicandosi proprio in opposizione all’affermazione del sovranismo organizzato, che ha dilagato in Italia e, soprattutto, nel Mezzogiorno dopo il 4 marzo. Il Partito Democratico irpino, messo in frigorifero dalla faida interna prima e dopo la celebrazione dell’ultimo congresso, con l’unità punta a scongelarsi per riprendere la sua funzione tradizionale in una provincia dove è rimasto riferimento più diffuso per oltre un decennio. Non è più in discussone l’esito dell’assise, né il segretario eletto in quella consultazione, ma l’approdo verso la nuova fase del partito nel Paese, dove si sta preparando una svolta con l’assemblea ormai imminente. Sarà il partito nella sua collegialità, al termine di un confronto che dovrà doverosamente coinvolgere i consiglieri comunali uscenti dei gruppi espressione di via Tagliamento a piazza del Popolo, ma anche a Montoro e ad Ariano, così come nelle altre importanti piazze chiamate al voto, scegliere le modalità di selezione delle candidature apicali e di lista, partendo da un progetto nazionale sulle alleanze, locale sui programmi.


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