Interno della Camera di Commercio di Avellino in piazza Duomo

L’agricoltura traina con il commercio l’economia della provincia di Avellino, dove l’edilizia si dissolve e l’accesso al credito resta un problema irrisolto. Alta la mortalità aziendale, con una su tre che non arriva a completare il primo triennio, mentre ogni anno cresce la percentuale di chi si arrende. Al di sopra della media l’incidenza della imprenditoria femminile, presente sia nell’agricoltura che negli altri settori, mentre in Irpinia l’iniziativa straniera è ridotta rispetto alle altre realtà del Paese. Segno che Avellino per ora non risulta attrattivo come invece le istituzioni e gli operatori economici vorrebbero che fosse. Servono infrastrutture, servizi, semplificazione delle procedure burocratiche, ma soprattutto tempi di realizzazione adeguati ai ritmi della produzione, del commercio e della pianificazione strategica degli investimenti. Questa è la fotografia dell’economia irpina scattata da Luigi Lepore, professore Associato di economia aziendale dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, in questo caso nelle vesti di analista per conto del “Centro Studi giuridici ed economici dell’impresa – Alta Irpinia”, che venerdì scorso ha presentato una ricerca a Teora una ricerca dettagliata sulla situazione dell’imprenditoria in provincia di Avellino. Di seguito l’analisi di Lepore, contenente tutte le cifre.


Una ragione per restare. L’impresa Irpinia tra opportunità europee e regionali – Aspetti giuridici ed economici

di Luigi Lepore*

Luigi Lepore, Professore Associato di economia aziendale Università degli Studi di Napoli “Parthenope”

La crisi economico-finanziaria che nell’ultimo decennio ha investito l’Italia e molti altri Paesi industrializzati e la conseguente cessazione di migliaia di imprese ha indotto gli studiosi, le istituzioni, il mondo della politica, come pure l’opinione pubblica a focalizzare l’attenzione sullo “stato di salute” delle imprese che costituiscono il tessuto economico italiano e sui divari, che spesso si sono acuiti, fra le varie aree del Paese, esasperando i conflitti sociali, incrementando il malcontento e ispirando il disinteresse e la disaffezione verso le istituzioni e la politica.

UN CONFRONTO PER STIMOLARE UN DIBATTITO SULLE POLITICHE ECONOMICHE NELLA PROVINCIA DI AVELLINO. L’obiettivo che il “Centro Studi giuridici ed economici dell’impresa – Alta Irpinia” ha voluto realizzare attraverso il Convegno è quello di stimolare un dibattito, costruttivo, critico, propositivo, fra i rappresentanti delle Istituzioni territoriali, dell’Università del mondo dell’imprese e i professionisti, al fine di stimolare le necessarie azioni di sistema e il coinvolgimento di tutti gli attori. Durante il convegno, infatti, gli interventi dei diversi relatori sono stati volti ad analizzare le condizioni economico-finanziarie e patrimoniali del tessuto produttivo irpino, lo stato dell’occupazione, il ruolo e la condizione del capitale umano, il ruolo delle banche, della finanza agevolata e quello delle Amministrazioni territoriali (Comuni, Provincie, Regioni). In particolare, nella relazione di apertura del Convegno sono stati esposti i risultati delle ultime analisi condotte dal Centro Studi con riferimento all’economia irpina, al fine di offrire spunti di riflessione capaci di animare il dibattito e stimolare la riflessione. Lo studio condotto si è posto l’obiettivo di analizzare alcuni dati relativi alla intera popolazione delle imprese irpine, per poi passare ad una analisi più approfondita e dettagliata delle performance economico-finanziarie e delle opportunità di accesso al credito di un campione di circa 700 aziende estratto dalla medesima popolazione, con riferimento al periodo 2013-2017. L’obiettivo è quello di vagliarne lo “stato di salute aggregato” e analizzarne la dinamica evolutiva nelle sue diverse dimensioni, discernendo fra micro, piccole, medie e grandi imprese. Lo studio, a dire il vero, rappresenta un’evoluzione di una ricerca svolta in passato, con riferimento al quinquennio 2010-2014, con le medesime finalità.

Esterno della Camera di Commercio di Avellino in piazza Duomo

IMPRESE, AUMENTA IL TASSO DI MORTALITÀ OGNI ANNO: 1 SU 3 NON SUPERA IL TRIENNIO. Nel corso del Convegno, dunque, sono stati esposti anche alcuni interessanti confronti fra i risultati delle due ricerche. Secondo i dati della Camera di commercio di Avellino, le imprese registrate nella provincia al 31/12/2017 risultano essere 44.397, di cui l’85% attive (38.100 circa), con un tasso di variazione positivo rispetto all’anno precedente (+1,3%). Un primo dato interessante riguarda le percentuali di sopravvivenza a 1, 2 e 3 anni dalla costituzione. Tra le imprese iscritte nel 2014, per esempio, circa il 66,5% sopravvive a 3 anni dalla iscrizione, cioè nel 2017. Nel 2015 il 74,2% sopravviveva, nel 2016 il 70,5%. Dunque, la percentuale di sopravvissute si riduce ogni anno del 4% circa. Le Società di capitale sono quelle che mostrano la maggiore «resistenza» (68,7%), seguite dalle imprese individuali (67,7%). L’impresa individuale rimane la struttura sostanzialmente prevalente nell’analisi temporale dell’ultimo decennio, anche se il dato risulta in decremento a favore delle imprese di capitali (+9% dal 2007 al 2017).

Immagine giovani in agricoltura

AGRICOLTURA PRIMO SETTORE PRODUTTIVO IN IRPINIA, EDILIZIA AL PALO. Quanto alle attività svolte, il sistema imprenditoriale della provincia di Avellino riflette la struttura tipica del sistema produttivo nazionale, ma con specificità rilevanti: il settore dell’agricoltura conserva il primato con un peso del 28% circa sul totale, seguito dal commercio che pesa per il 26,4% del totale. Sommandoli si arriva al 54,1% dell’intero sistema produttivo. I dati regionali e nazionali invece mostrano il commercio come primo settore, seguito dal comparto delle costruzioni. Sembra intravedersi ancora flebilmente una “vocazione” agricola in Irpinia.

Il lavoro digitale è in una fase espansiva anche nel Mezzogiorno

IN IRPINIA QUASI UNA IMPRESA SU TRE É FEMMINILE. Guardando al fenomeno dell’imprenditoria giovanile, femminile o straniera, si evincono delle informazioni interessanti per la provincia di Avellino: la media provinciale femminile (30,1%) e giovanile (12,1%) è superiore rispetto a quella nazionale (21,9% e 9,7%), mentre per le imprese a partecipazione e/o guida maggioritaria straniera il dato si inverte (9,6% è il dato nazionale, contro un 6% avellinese), evidenziando una minor capacità attrattiva della provincia per le imprese a guida e/o partecipazione maggioritaria straniera rispetto al resto del Paese. Il settore economico dove maggiore è l’incidenza dell’imprenditoria femminile risulta essere quello agricolo, dove le imprese femminili ammontano al 49% dell’intero mercato. Seguono poi il settore Turismo e il Commercio. L’analisi delle imprese giovanili rivela l’importanza del settore turismo e del commercio.

La sede avellinese dell’Unione Industriali

LE IMPRESE SI AUTOFINANZIANO. ACCESSO AL CREDITO RESTA DIFFCILE. Come anticipato in apertura, al fine di vagliare lo “stato di salute aggregato” delle aziende irpine e analizzarne la dinamica evolutiva si è provveduto ad estrarre un campione di Società di capitale dalla popolazione e se ne sono analizzate le performance economico-finanziarie e le opportunità di accesso al credito nel periodo 2013-2017. I dati di bilancio sono stati estratti dai DataBase di Bureau van Dijk. Sono state escluse le società finanziarie, quali banche ed altri intermediari. Sono stati eliminati gli outliers e le imprese che presentavano dati errati o mancanti. I valori medi delle grandezze osservate e degli indicatori costruiti sono stati calcolati troncando agli estremi le distribuzioni per evitare che i valori massimi e minimi, creati probabilmente da congiunture particolari e straordinarie, potessero “condurre” i valori medi verso dimensioni distorte. Si è provveduto, poi, a disaggregare i risultati per le varie classi dimensionali delle imprese per avere una visione più dettagliata dei fenomeni indagati. L’analisi condotta ha permesso di apprezzare come le condizioni economico-finanziarie e patrimoniali delle aziende irpine si stiano muovendo lungo una direttrice di miglioramento, pur presentando ancora problemi e criticità importanti, che sicuramente non agevolano l’accesso al credito. Le serie storiche dei valori medi di grandezze quali il Valore della produzione, l’Utile di periodo, il Risultato Operativo e l’EBITDA (Earnings Before Interests Taxes Depreciation and Amortization) mostrano un andamento crescente nel periodo 2014 – 2017. Crescente è anche il trend dei tipici indicatori di redditività (ROE, ROI, ROS, ROA), sebbene nell’ultimo periodo indagato (2016-2017) il ROE e il ROI mostrano nuovamente una flessione. Il totale dell’attivo patrimoniale fa notare un trend crescente a partire dal 2014, dopo un periodo di flessione che si protraeva dal 2010, segnalando una vitale ripresa del complesso degli investimenti realizzati.
La parte più consistente del fabbisogno di finanziamento generato dai suddetti investimenti viene soddisfatta dal capitale di proprietà, dalla componente fisiologica dei debiti verso fornitori e, solo in successione, dai debiti verso banche a breve e lungo termine (blue).

Uno scorcio di Avellino dall’alto

AUMENTANO GLI INVESTIMENTI. Dalla analisi disaggregata per categorie dimensionali dei medesimi dati si evince come i trend degli investimenti e delle fonti siano crescenti per tutte le categorie di imprese. Le imprese di più piccole dimensioni, ossia Micro e Piccole, affrontano tuttavia maggiori difficoltà di accesso al credito bancario rispetto a quelle più grandi. L’interpretazione sistemica di tutte le informazioni elaborate nell’ambito dell’attività di ricerca mette in evidenza come mediamente lo “stato di salute” delle aziende del territorio, anche di quelle di più piccole dimensione che costituiscono la parte più importante del tessuto produttivo irpino, stia progressivamente migliorando. Migliorano, conseguentemente, anche le opportunità di accesso al credito. Il risultato è ancor più interessante se interpretato in prospettiva dinamica. La medesima indagine condotta sui dati del quinquennio precedente, infatti, evidenziava una situazione molto più preoccupante, col numero di imprese in condizione di “salute” in progressiva discesa e, viceversa, in aumento il numero delle imprese in condizioni di tensione finanziaria e disequilibrio patrimoniale.

(*): Professore Associato di economia aziendale Università degli Studi di Napoli “Parthenope” Centro Studi giuridici ed economici dell’impresa – Alta Irpinia

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