«Non si può curare un paziente con la febbre a 38, come se fosse un malato terminale». E’ la metafora utilizzata dall’ex sindaco di Avellino, Paolo Foti, per spiegare l’inappropriatezza dell’ipotesi dissesto avanzata dalla giunta Ciampi, per risanare i conti dell’ente.

Come giudica la situazione finanziaria del Comune?

«Una situazione delicata, determinata da debiti fuori bilancio maturati nel corso di decenni, dal dopo terremoto in poi, soprattutto a causa di contenziosi arrivati a sentenza. Non dissimile da quella della stragrande maggioranza delle amministrazioni locali italiane, ma non siamo di fronte ad un caso di insolvibilità dell’ente».

I Cinque Stelle sostengono che avete cercato di occultare la reale condizione di difficoltà.

«Nulla di più falso. Siamo sempre stati consapevoli dei problemi, che sin dall’inizio abbiamo fronteggiato, anche perché hanno limitato l’azione di governo. Ci siamo impegnati ad invertire la rotta, riconoscendo e pagando debiti fuori bilancio per 31 milioni, più altri 8 milioni, per i quali sono state individuate le risorse a copertura. Il punto è che ci siamo fatti carico di una difficoltà, senza sparate demagogiche e propagandistiche come stanno facendo loro. Abbiamo scelto la strada del risanamento».

Il sindaco Ciampi e l’assessore alle Finanze Forgione hanno però deciso di andare avanti e porteranno in aula la proposta di dissesto.

«Non si tratta di una scelta discrezionale, ma tecnica, che scatta soltanto se ci sono i requisiti previsti dalla legge. Le ricadute per l’ente e per le tasche dei cittadini sono notevoli. Ma è evidente che per Ciampi e Forgione è solo una mossa politica, un anticipo di campagna elettorale. Sono gli esecutori di un ordine che viene da Roma. Il Ragioniere capo però non ha avallato la loro decisione, optando per un piano di rientro a 15 anni».

Con gli uffici si sono create tensioni.  

«La giunta comunale ed i Cinque Stelle hanno cominciato un’inaccettabile caccia all’uomo, per colpire chiunque, a loro dire, fosse vicino alla precedente amministrazione, di altro segno politico o semplicemente la pensasse diversamente e non accondiscendesse alle loro pretese. Sono abituati a gettare fango. Lo hanno fatto anche con noi».

Dica pure…

«Costruiscono ad arte scandali, in maniera del tutto infondata. Vere e proprie calunnie. Stanno cercando di far credere che il disavanzo del Comune, non un ammanco, ma uno squilibrio finanziario, sia il frutto di chissà quali magagne, che noi avremmo  coperto o addirittura causato. Sono accuse miserabili. I nostri conti e le attività svolte sono passate alla lente d’ingrandimento di tutti gli organi di controllo. Loro, invece, non sono stati in grado nemmeno di predisporre un bilancio».

Alla fine sono stati commissariati dal prefetto.

Paolo Foti, sindaco di Avellino dal 2013 al 2018, già Direttore dell’Associazione Costruttori di Avellino

«Nonostante avessero concordato uno scadenzario con il prefetto non sono stati capaci di rispettarlo. A quel punto, pensavano che la verifica di un funzionario del Ministero degli Interni avrebbe fatto venire alla luce inesistenti scheletri dall’armadio. Ma sono rimasti delusi. Perché non avevamo nulla da nascondere. Perciò hanno messo in dubbio persino l’attività del commissario. Dopodiché è scattata la ritorsione, per celare il fallimento, soprattutto dopo la presentazione della mozione di sfiducia da parte dell’opposizione».

Critiche sulla gestione sono venute anche da un consigliere che ha condiviso con voi almeno una parte della precedente gestione: Luca Cipriano. Che ne pensa?  

«Non mi meraviglio. C’è chi ha sostenuto la passata maggioranza fino a quando gli è convenuto, per un proprio tornaconto politico e personale. Poi all’occorrenza agitano fantasmi e sollevano sospetti. Ma costoro sono i primi a dover dar conto delle proprie azioni».

Come pensa che andrà a finire?

«Approvare la dichiarazione di dissesto significa voler affossare l’amministrazione. Ma sappiano che vaglieremo l’opportunità di impugnare gli atti davanti al Tar».

Potrebbero rispondere che lo fate per timore delle eventuali conseguenze, a cominciare dall’impossibilità di candidarsi.

«Premesso che non ho nessuna intenzione di candidarmi, altrimenti lo avrei fatto prima, è bene precisare che soltanto in caso di accertate responsabilità, con dolo o colpa grave, da parte della Corte dei conti, scattano misure nei confronti degli amministratori condannati. Non è sicuramente il caso nostro. Anche su questo versante i Cinque Stelle fanno disinformazione. Penso piuttosto che siano loro a dover rispondere dell’immobilismo di questi mesi e delle scelte sbagliate che stanno compiendo».

Paolo Foti

In quali settori?

«Solo per fare un esempio, hanno affossato la municipalizzata Acs. Noi avevamo completato un monitoraggio di tutte le criticità e coperto i debiti. Bastava semplicemente approvare il nuovo contratto di servizio, affidando alla società soltanto la guardiania del patrimonio comunale e la gestione della sosta. Invece hanno preferito non fare nulla».

Sostengono che si muoveranno in discontinuità con il passato.

«Parole in libertà. Quando gli conviene sanno praticare bene la continuità amministrativa, senza avere il coraggio e la decenza di ammetterlo. Penso ai tagli di nastri dei progetti e dei lavori realizzati da noi. Senza contare la vicenda delle ordinanze di blocco del traffico, per limitare l’inquinamento atmosferico. Ciampi ha già dimenticato quel che diceva in campagna elettorale? Poi ha assunto gli stessi miei provvedimenti. Farebbero meglio a stare zitti».

Gli anni che ha trascorso alla guida dell’ente sono stati difficili anche a causa dell’instabilità e conflittualità politica interna al Pd e al gruppo consiliare democratico. Come valuta oggi quella fase?

«Ho chiuso con il Pd il 24 giugno. Il partito non è stato in grado o non ha voluto supportarci in alcun modo nell’azione amministrativa, pur conoscendo bene le difficoltà. Le tensioni interne sono state irresponsabilmente scaricate sull’ente».


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