Provinciali Avellino, Biancardi ringrazia il Pd. Per Vignola sconfitta “onorevole”

Un Parlamentino diviso in due e un forte apporto da parte del Pd e del Centrosinistra a vantaggio del candidato poi risultato vincente, Domenico Biancardi. All'orizzonte un disegno politico che sul territorio supera i partiti e punta a riposizionarsi in vista di nuovi scenari

Tra le prime sue impressioni consegnate a caldo ai giornalisti dopo la elezione alla presidenza della Provincia Domenico Biancardi ha ringraziato i voti giunti dal Pd. Questo era già accaduto nel 2014 con Domenico Gambacorta, negli stessi minuti in cui attendeva di conoscere la composizione del Consiglio provinciale.

Stavolta non è solo il Pd ad aver scagliato contro il proprio candidato il fuoco amico, come in questi giorni lo definiscono negli ambienti amministratori locali e cronisti. Manca al Sindaco di Solofra anche qualche voto centrista, così come nel Capoluogo c’è chi ha fatto il voto disgiunto tra le forze indipendenti più vicine. Soprattutto nella fascia dei Comuni medio grandi il disimpegno a favore di Biancardi si nota con chiarezza. Solo sommando i consigli comunali di Montoro e Solofra si arriva a colmare il totale raccolto in quelle città da Vignola. Quello che i Democratici potrebbero definire in queste ore ‘trasversalismo’ appare in realtà una precisa strategia diretta a dare forma a qualcosa di diverso.

La parola sussurrata in queste ore negli ambienti di via Tagliamento è “tradimento”. Ancora una volta il beneficiario di questo infinito scontro nei Democratici è un Centrodestra infarcito di pezzi attivi di quella che è l’area del Centrosinistra.

Il consigliere regionale Vincenzo Alaia accanto alla Presidente del Consiglio regionale Rosa D’Amelio in Consiglio provinciale. Sullo sfondo il Presidente uscente dell’ente, Domenico Gambacorta

Tra i soccorsi giunti a Domenico Biancardi quello di Vincenzo Alaia è stato l’unico realizzato alla luce del sole, sulla base di una posizione precisa assunta dal consigliere regionale nei confronti proprio della dirigenza Pd, accusata di aver tentato la strada unitaria nei tempi supplementari di una trattativa che ha escluso alcuni pezzi della possibile coalizione. Domenico Alaia contro Rosa D’Amelio, sotto lo sguardo distaccato del Governatore Vincenzo De Luca, che in un colpo solo ha incassato nelle zone interne la doppia sconfitta ad Avellino e a Benevento del suo partito. Altri aiutini al Centrodestra sono arrivati dall’ombra. Con le scadenze che incombono nelle amministrative di primavera, la nebulosa dei Democratici appare ormai non più sostenibile, a meno di voler definitivamente accettare la strada del declino. Le divisioni interne, questo voto lo dimostra, offrono alibi per organizzare altre partite politiche su tavoli diversi. Serve un congresso. Fino ad allora, l’unità è inevitabile condizione per salvaguardare l’esistenza del partito.

SCONFITTO IL PD DEL 4 MARZO. Il voto della Provincia ha definitivamente mandato in archivio le scelte compiute dall’allora segretario nazionale del Partito Democratico Matteo Renzi a febbraio, quando ha imposto le candidature del Partito Democratico in Irpinia. Ottenendo un solo eletto nel proporzionale e per un soffio, il Pd il 4 marzo ha visto nettamente sconfitti gli stessi riferimenti che oggi non sono riusciti a portare a casa l’elezione del candidato unitario, esattamente come è accaduto al Comune di Avellino con Nello Pizza a giugno.

LA CANDIDATURA UNITARIA RESTA UN PUNTO DI PARTENZA. C’è abbastanza materia per aprire una definitiva verifica tra i Democratici nelle prossime ore. La sconfitta alla Provincia, come quella al Comune di Avellino, appare l’ennesimo prezzo pagato alla ‘faida’ pre e post congressuale da un partito che comunque in questa tornata ha dimostrato potenzialità se unito ad un quadro politico di Centrosinistra. Se per il segretario dei Popolari Giuseppe Del Giudice il trionfo di Biancardi è la fine della politica, l’esito del voto mette in luce la responsabilità di chi l’intesa unitaria l’ha permessa all’ultimo momento, favorendo il dissenso, non solo di Vincenzo Alaia. Nella sua lista del territorio, articolata su esperienze e provenienze diverse, c’è probabilmente la differenza tra la vittoria dell’un candidato e la sconfitta dell’altro.

UN PARLAMENTINO DIVISO. Gli eletti in seno al Consiglio provinciale restituiscono la rappresentazione plastica di un arretramento del Pd nella platea degli amministratori locali. Porta a casa quattro seggi, che con i due dei Popolari valgono la metà dell’assemblea, ma consegnano alle truppe di Vincenzo Alaia, qualora tutti e tre i consiglieri aderissero alla maggioranza, la golden share nel Consiglio della amministrazione di Domenico Biancardi. Si tratta di un dato politico, ma non effettivo. I poteri del Presidente sono soverchianti e autonomi dal Parlamentino. E potrebbero rafforzarsi con la prossima Legge di Stabilità. Tra le novità attese c’è la stazione appaltante per i 117 Comuni della provincia, eccezion fatta per il Capoluogo, che resterà autonomo.

L’ASSE MANDAMENTO-PARTENIO. Il voto ha comunque messo in evidenza uno spostamento geografico del baricentro politico nel Consiglio provinciale. Dopo anni di predominio della Valle Ufita, stavolta protagonista diventa una parte della provincia legata ad Avellino, ma mai davvero protagonista, quella del Mandamento. L’asse con il Partenio, alleato territoriale nella comunità montana, rappresenta una novità per la storia recente della Amministrazione provinciale di Avellino.


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