Libri allo specchio, “Il giro dell’oca” di Erri De Luca

Ilde Rampino recensisce per Nuova Irpinia uno degli ultimi successi letterari dello scrittore napoletano

di Ilde Rampino

L’immagine di un figlio che nasce nel suo cuore e ne riempie la mancanza, nutrendola di ricordi antichi, come una copertina lavorata all’uncinetto che culla il suo sonno. E la lettura di un libro – che costituisce il fulcro della sua vita – si trasforma in un porto da cui partire con la nave della nostalgia. Il personaggio di Pinocchio rappresenta un desiderio e la sua concretizzazione in un burattino di legno, mentre per il protagonista si colora di trasparenze evanescenti e al contempo di realtà, poichè gli dà la possibilità di parlare. E così si instaura un dialogo, stranamente reale e intenso tra i due, ne scaturisce un’immagine fisica, diventa un dialogo con una persona reale, non con un fantasma, nonostante la scelta della sua donna di rinunciare al loro figlio e di non farlo nascere. Un’altra rinuncia, quella dell’ eredità a cui suo padre, figura tuttavia viva e presente nella sua memoria, lo costringe e quel gesto incomprensibile gli lascia nel cuore una profonda amarezza, perchè per lui ciò che conta maggiormente è l’eredità di affetti.

Ed è proprio questo che vuole regalare a quel figlio mai nato “estratto da una cena d’inverno” attraverso ricordi e oggetti smarriti, che rappresentano le tessere del mosaico della sua vita e che racconta attraverso un’eredità di parole, che a poco a poco si intrecciano come grani di un rosario laico, fatto di condivisione e sofferenza, come quando parla della sua passione con cui egli narra della guerra, che definisce “l’umanità contro se stessa” e la sua presenza nei luoghi in cui si combatteva, facendo propri gli ansiti rivoluzionari, come a Sarajevo. In questa sorta di contatto tra loro, davanti a un bicchiere di vino, il protagonista fa un brindisi ai ricordi che fanno male per farli rivivere dentro di sé con tracce profonde.

Si avverte, tra le pagine del libro la presenza forte e profonda di qualcosa di non risolto, di incompiuto, nell’assenza di affetti, legata alla figura della madre da cui si  sempre sentito accolto e i cui gesti hanno lasciato tracce indelebili nella sua vita, nonostante egli abbia deciso di allontanarsi da casa. Le ferite interiori, inferte dalla durezza e dalla severità della sua famiglia gli facevano avvertire profondamente la propria solitudine: egli doveva “sterminare” le sue paure per poter affrontare il mondo. La mancanza del contatto fisico lo faceva soffrire, ma continua ad avvertire la mancanza della voce della madre e cerca in un certo senso di ricostituire il rapporto con il padre, scrivendo in italiano, la lingua che lui preferiva, sentendosi circondato dalla presenza di persone che non ci sono più e che “lasciano tracce come un bicchiere lasciato a metà” e ascoltando dentro di sè il rumore del mare, legato all’infanzia e alla sua prima casa sugli scogli.

Fondamentale è il suo rapporto con la natura, di cui avverte l’odore intorno a sé, nella perpetua ricerca di un mondo primigenio, in cui perpetuare il distacco dalle cose, senza provare desideri di possesso e anche un distacco dalla fede, attraverso le pagine sacre che ha letto e che ha scritto.

Egli si sente “un uomo d’aria” e crea un suo mondo, “sordo al silenzio” perchè le parole sgorgano in lui come acqua di una fonte inesauribile, ma non precorre la vita, perchè “la pagina è l’oggi che mi serve”. E paragona in un certo senso la sua esistenza al “gioco dell’oca”, in cui si tira un dado e ci si sposta tra le varie esperienze e luoghi, che ci insegnano qualcosa attraverso gli esempi: bellissimo è il racconto della sua ascesa al monte, osservando il comportamento di un camoscio, durante un temporale.

Il messaggio di suo “ figlio”: “Sarò con te nelle corde vocali della prossima storia” è un simbolo di accoglienza della sua presenza, mentre gioca con le parole, vagabondando da una storia all’altra. Alla fine il figlio gli chiede di chiudere gli occhi, come per introiettare la sua presenza e il proprio vissuto in un cerchio di incommensurabile affetto.

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