Teatro Gesualdo di Avellino, oltre il vetro il foyer

Il Teatro Gesualdo riapre i battenti dopo due anni di fermo, a causa delle inchieste giudiziarie sviluppate nel 2016. È imminente l’apertura ufficiale della stagione teatrale prevista per sabato 13 e domenica 14 ottobre. Si registra un certo fermento in Piazza Castello, dove cresce in queste ore una tensione positiva e carica di aspettative nei confronti di quella che viene definita l’istituzione culturale ormai simbolo della città. Ad inaugurare il ricco cartellone predisposto dal Teatro Pubblico Campano per quest’anno sarà Massimo Ranieri con lo spettacolo “Sogno e son desto”, che vanta già 400 repliche nella sua tourneé nei teatri italiani. La funzione assegnata al grande palcoscenico comunale, però, non è soltanto quella ricreativa, ma soprattutto pedagogica. “Il teatro è ciò che ti lavora dentro, nella coscienza, mettendoti di fronte a parti sconosciute di te stesso” ha dichiarato Toni Servillo alla Biennale di Venezia. Della funzione di specchio sulla società, ma anche sul ruolo sociale e pedagogico parliamo con Antonio Caradonna, espressione irpina al tavolo regionale del Teatro Pubblico Campano e direttore artistico della stagione teatrale del teatro Comunale di Lacedonia.

Antonio Caradonna e il Teatro Pubblico Campano alla conferenza stampa di primavera con l’allora sindaco Paolo Foti, per l’annuncio della nuova stagione avellinese del ‘Carlo Gesualdo’

Caradonna, lega il Teatro Gesualdo di Avellino e il palcoscenico di Lacedonia al teatro Pubblico Campano: dalla centralissima Napoli a uno dei comuni ubicati al confine con la Puglia, passando per il Capoluogo.

“I teatri camminano di pari passo e hanno una programmazione molto simile, fatta eccezione solo per alcuni spettacoli, a seconda della dimensione del palco richiesta dalle compagnie. Ad esempio quest’anno a Lacedonia ci sarà Mariagrazia Cucinotta, che non è prevista ad Avellino, ma non tutti gli spettacoli del Gesualdo saranno rappresentati anche a Lacedonia”.

Però il territorio si apre ad uno scambio.

“Certo: gli abbonati di entrambi i teatri hanno la possibilità di accedere agli spettacoli con prezzi ridotti, per favorire un interscambio del pubblico e anche un nuovo circuito di flussi”.

Antonio Caradonna

La differenza fra Lacedonia e Avellino è limitata soltanto alle dimensioni della struttura?

“A Lacedonia il cartellone non è articolato come ad Avellino, dove sono previste anche mostre, eventi, la danza. Siamo entrati 9 anni fa nel circuito del Teatro Pubblico Campano e ci difendiamo bene. Nel tempo la struttura si è consolidata anche se si potrebbe ancora migliorare”.

Avellino è in trepidante attesa per la riapertura del Gesualdo, che peraltro è stata annunciata in conferenza stampa dall’ex sindaco Paolo Foti.

“Il Teatro Pubblico ha ottenuto la gestione della stagione ufficiale per due anni, in quanto il Comune ha esternalizzato l’amministrazione di questo magnifico complesso architettonico. Paghiamo un fitto al Comune e l’accordo prevede anche la concessione di 5 giornate in cui la struttura è ad uso esclusivo dell’amministrazione locale per attività di vario genere”.

Una data è già stata richiesta infatti.

“Il 26 ottobre ci sarà un altro evento promosso di concerto con le diocesi, per la rappresentazione di ‘Scugnizzi’. Fino al prossimo luglio 2019, ci sono per l’ente ancora altre tre giornate da utilizzare”.

La conferenza stampa del Tpc con la nuova amministrazione guidata da Vincenzo Ciampi e conla Cultura affidata a Michela Mancusi

A quanto ammonta il fitto al Comune?

“Paghiamo 85mila euro all’anno, in aggiunta a tutte le utenze: dalla luce al gas, dai vigili del fuoco al servizio di accoglienza. Abbiamo già messo in conto che per questa annualità la spesa si aggira intorno ai 300mila euro. Il Comune non ha nessun costo e ha confermato di non poter contribuire a causa dei problemi finanziari che affliggono le casse comunali”.

Non avete ricevuto nessun sostegno esterno per finanziare le attività?

“Qualcuno dell’amministrazione comunale precedente ci aveva assicurato che ci sarebbe stata la fila per prendere in gestione il Gesualdo, ma così non  stato, quindi l’investimento è completamente a carico del teatro pubblico campano, che è l’unico ente morale della Regione Campania. L’investimento dunque sarà coperto dalla Regione e dal Ministero”.

Oltre al Gesualdo di Avellino quanti sono i teatri che gestisce il Teatro Pubblico campano?

“In tutto circa 40 teatri, e fortunatamente Regione e Ministero ci garantiscono la copertura. Chiediamo il rimborso al Ministero, ma a causa dei tempi lunghi l’attesa è di almeno 3 anni. Intanto l’esposizione con le banche costa sui 100mila euro all’anno di interessi. Non è facile”.

Uno degli ultimi manifesti dello spettacolo di Massimo Ranieri ‘Sogno o son desto’

L’entusiasmo manifestato con l’affissione dei cartelloni in città si è trasformato nelle file ai botteghini?

“Inauguriamo sabato con Massimo Ranieri, che è uno degli artisti più amati dal pubblico italiano in generale. Con grande sorpresa, abbiamo constatato che gli abbonati di due anni fa hanno rinnovato l’abbonamento al cartellone di quest’anno, e se ne sono aggiunti dei nuovi. L’offerta è davvero molto ricca e variegata: dal grande teatro, al cartellone dedicato alla comicità che sarà disponibile dal 1 dicembre; ma c’è la danza, il teatro civile e tanto altro”.

Lei è d’accordo con Servillo sulla funzione pedagogica che si attribuisce al teatro?

“Oggi la cultura è indispensabile, e non solo per gli habitueé del teatro, ma soprattutto per i giovani che hanno bisogno di essere rieducati a certi strumenti. Qualcuno sostiene che con la cultura non si mangia, ma è vero che fa vivere meglio”.

La facciata del Teatro ‘Carlo Gesualdo’ di Avellino

Il teatro assume le sembianze di un grande specchio che restituisce alle coscienze le storture e le alterazioni della società nel suo complesso.

“Il teatro è agorà, crea l’incontro, il dibattito, la riflessione. E’ uno strumento necessario per produrre progresso, ma fornisce anche cibo per produrre cambiamenti, e Avellino, come la sua provincia ne hanno davvero bisogno”.

Il Gesualdo è sempre stato descritto come una potenziale industria della cultura. Lei cosa ne pensa?

“Le possibilità di trasformare il teatro in qualcosa di molto più grande ci sono, sono tutte potenzialità inespresse. Basti pensare che ci stiamo preoccupando di recuperare tutte le maestranze che erano rimaste fuori e che avanzano crediti per 20 mesi di lavoro: ci siamo sentiti in dovere di sposare la loro causa. L’indotto è fondamentale se messo a regime”.

A questo bisogna aggiungere l’alternarsi in città delle compagnie.

“Consideriamo almeno 50 persone per compagnia, che qui mangiano, dormono, fanno compere. Il teatro non può essere solo di chi lo gestisce, ma tutti devono sentirsi partecipi e protagonisti di questo ruolo determinante che ha il Gesualdo. La cultura in senso ampio deve fare la sua parte”.

Si riferisce alle associazioni?

“Mi riferisco a tutte le realtà che si occupano di cultura, dalle istituzioni alle associazioni. Abbiamo bisogno di ottimizzare le risorse, di mettere a regime le potenzialità e di avere il sostegno di tutti, non solo del Comune. Tutti i settori possono inserirsi in questo ragionamento e sono chiamati a collaborare”.

Uno dei ritratti fotografici del regista Franco Dragone

Su questa lunghezza d’onda si è espresso Franco Dragone a Cairano, nell’illustrazione del suo progetto di costruzione del polo formativo del teatro e della cultura in Alta Irpinia per trasformare il territorio in un grande palcoscenico.

“Sono felicissimo del ritorno di Franco Dragone in Alta irpinia e sostengo il suo progetto di crescita di generazioni di artisti e di una cultura delle arti che da noi manca. Con questo progetto non si alimenta soltanto il lavoro, ma la speranza per tanti giovani: vivere qui è una scommessa, e guardare i ragazzi partire per noi è una sconfitta”.

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