Nella caserma Berardi il Campus universitario del vino. Proposta di Liliana Monaco alla Provincia

Alle porte del Capoluogo la Provincia di Avellino sta realizzando un ‘vero’ polo enologico, potenzialmente riferimento di livello internazionale entro pochi anni. Ora serve il salto di qualità per mettere l'Irpinia al centro del Mezzogiorno

Nella caserma Berardi di Avellino il Campus universitario del vino. La proposta è di Liliana Monaco, già dirigente alla Provincia irpina. L’università italiana del vino ad Avellino è una storia iniziata nel 1878 da Francesco De Sanctis, che nel Capoluogo decise di creare l’Istituto Agrario che porta il suo nome. Oggi l’ex dirigente ai lavori pubblici della Provincia, Liliana Monaco, propone di portare a termine la sfida del De Sanctis. E propone al Comune di Avellino e alla Provincia di unire le forze per chiedere al Ministero della Difesa di concedere l’area della Caserma militare Berardi per realizzare qui il Campus al servizio dell’Università del vino. L’idea della Monaco è ambiziosa per una provincia che decanta le proprie potenzialità industriali nel campo del vino ma non riesce a diventare il distretto che meriterebbe l’eccellenza dei suoi prodotti. La Monaco chiede di allestire un Campus universitario del vino per la formazione superiore di manager e tecnici di settore, realizzando una scuola di formazione superiore per la ricerca applicata, ospitando al suo interno mille studenti e uno spazio per incubatore di impresa e marketing territoriale a disposizione dei produttori irpini e campani. Nell’articolo che segue fa la storia del polo enologico, descrive la situazione attuale e lancia la proposta del Campus universitario del vino. (Leggilo sul Settimanale Nuova Irpinia, scaricando il numero 3 dall’edicola digitale, oppure leggi l’articolo proposto di seguito.


Un Campus universitario del vino nel cuore di Avellino (nel perimetro della Caserma Berardi)

di LILIANA MONACO*

Liliana Monaco

In qualità di ex Dirigente dei Lavori Pubblici alla Provincia di Avellino vorrei raccontare quanto oggi si sta realizzando alle porte del Comune capoluogo che potrà, fra qualche anno, diventare una realtà importante, addirittura a rilevanza internazionale. Nel 2006 fu avviata la procedura ad evidenza pubblica per l’affidamento dei servizi di progettazione per la costruzione di un Polo Universitario in Enologia, un iter per il quale ricopriì il ruolo di Responsabile Unico del Procedimento. Lasciai la provincia nel 2009 in quanto vincitrice di concorso presso la Provincia di Benevento, medesimo ruolo, per cui il progetto elaborato è rimasto chiuso nei cassetti per lungo tempo. Oggi, finalmente sono in corso di realizzazione i lavori che prevedono la ristrutturazione e restauro degli edifici dismessi e attualmente inutilizzati annessi al plesso dell’Istituto Agrario Francesco De Sanctis di Viale Italia oltre la costruzione di nuovi ampliamenti.

Uno dei vigneti dell’Istituto Agrario sulla Collina dei Cappuccini. In distanza la torre dell’orologio e il centro storico di Avellino

IL DISEGNO DEL CAMPUS UNIVERSITARIO DEL VINO. Il progetto esecutivo è stato redatto dal raggruppamento temporaneo di professionisti Cooprogetti soc. coop. – Enoconsult srl – arch. Daniele Zagaria – ing. Michele Famiglietti – arch. Carla Famiglietti – Studio di Ingegneria ingg. A. e M. d’Onofrio e Associati – arch. Pio Castiello – arch. Pierfrancesco Rossi – dott. agr. Stefano Chioccioli. Il Polo Enologico è localizzato e fa capo ai seguenti Sistema di Città individuati dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP): Città di Abellinum (Popolazione residente 105.308 abitanti) che comprende i Comuni di Atripalda, Avellino, Capriglia Irpina, Grottolella, Manocalzati, Mercogliano, Monteforte Irpino, Montefredane, Prata Principato Ultra, Pratola Serra; Città della Bassa Valle del Sabato (Popolazione residente 9.446 abitanti) che comprende i Comuni di Altavilla Irpina, Chianche, Montefusco, Petruro Irpino, Santa Paolina, Torrioni e, naturalmente, Tufo.

La sede del Comune di Avellino e la Torre dell’Orologio, simbolo della citta capoluogo

 

L’INVESTIMENTO. La risorsa economica che è stata destinata alla realizzazione del Polo Enologico è di € 8.000.000,00, proveniente da avanzi finanziari del bilancio dell’Ente Provincia. Ad Avellino l’indirizzo scolastico enologico vanta una antica, notevole e consolidata tradizione, con l’Istituto Tecnico Agrario di Avellino, fondato da Francesco De Sanctis nel 1880. A partire dal 2006 con Deliberazione di Consiglio Provinciale n. 5 del 31.01.2006, è stato istituito il corso di laurea in “Viticoltura ed Enologia” in accordo con la Facoltà Agraria di Portici dell’Università di Napoli. La Provincia di Avellino ha progettato sin dall’anno 2008 un intervento generale di insediamento del corso di laurea in enologia e viticoltura, da localizzare nel campus dell’azienda agraria ubicata all’ingresso ovest di Avellino, viale Italia, collina Solimene, a confine con il Comune di Mercogliano.

Uve per il Greco di Tufo DocG

LA STRATEGIA DEI LAVORI. Per concretizzare e cogliere l’obiettivo della creazione del Polo Enologico di eccellenza, di cui alla richiamata programmazione, la Provincia ha inteso progettare e cantierare con immediatezza una prima serie di interventi funzionali a: creare degli spazi e delle strutture per insediare attività per la promozione e visibilità del Polo Enologico, quali una sala convegni e seminari didattici, un museo multimediale e locali per l’enoteca regionale; completare la sede universitaria, prevedendo i necessari locali e spazi didattici per la laurea triennale, per la laurea magistrale, per master specialistici; creare un servizio conto terzi di analisi e ricerca, di supporto alle aziende locali della filiera del vino. Il progetto, pertanto, adeguato prevede in dettaglio di realizzare: il completamento dei lavori dell’esistente edificio Centrale; il restauro e recupero funzionale dell’edificio Ovest, sede anche del museo multimediale e della enoteca regionale; la costruzione del nuovo corpo di fabbrica da destinare a micro-vinificazione e sala convegni, ma anche a seminari didattici; la sistemazione delle aree e dei percorsi esterni di accesso e pertinenza e aree parcheggio.

Vigneti ad Avellino

OBIETTIVI DELL’OPERA. Il Progetto punta a: unire la sperimentazione di un’architettura d’avanguardia con la didattica e la ricerca scientifica e realizzare un’architettura sostenibile nel verde dell’azienda e nel rispetto dell’ambiente; mettere in contatto partners fatti l’uno per l’altro che si ignorano, quali Università, privati, altri centri o poli di ricerca, sempre nei settori dell’enologia, della viticoltura; favorire travasi di competenza tra settori apparentemente diversi tra loro; favorire la crescita di reti di conoscenza estese all’esterno, mettendo in rete diversi laboratori internazionali. Un intervento di opera pubblica e di interesse pubblico, attuato dalla Provincia di Avellino, tra l’altro, molto relazionato con la città consolidata.
La disponibilità immediata di una quota di risorse finanziarie ha permesso di poter dare immediato seguito alla progettazione ed esecuzione di una serie di attrezzature funzionali al consolidamento ed alla crescita del POLO ENOLOGICO, che rappresenta sicuramente un´opportunità concreta di lavoro per i giovani e un´importante occasione di sviluppo del territorio. In Irpinia si producono alcuni tra i vini più pregiati del Paese, una tradizione secolare, apprezzata in Italia e all´estero come i bianchi DOC Fiano di Avellino e Greco di Tufo o il rosso superiore DOCG Taurasi. Francesco De Sanctis, da ministro della Pubblica Istruzione, volle per questi motivi la Scuola di Viticoltura ed Enologia in Avellino.

La sede dell’Istituto Agrario De Sanctis di Avellino

LA TRADIZIONE DELL’ISTITUTO AGRARIO. L’Istituto Tecnico Agrario di Avellino porta con sé la tradizione di aver da sempre unito la ricerca alla didattica e come istituto tecnico è stato anche un punto di riferimento per le aziende. Superficie interessata dall’intervento di mq 186.500 mq circa, escluso edifici esistenti. La realizzazione prevede l’utilizzo di tecniche a basso impatto alla scala di paesaggio, consentendo di rispondere alle problematiche ambientali, recuperando un patrimonio immobiliare fatiscente. La trasformazione edilizia e ambientale progettata prevede l’impiego di tecniche da considerarsi valori positivi come ad esempio: l’utilizzo del verde, come elemento filtro per abbassare i livelli di inquinamento acustico e di inquinamento, oltre che l’effetto isola di calore negli ambiti più costruiti; un uso dell’acqua corrente e di bacini artificiali (recupero delle acque piovane per uso irriguo e di manutenzione del parco; la creazione di zone umide che hanno capacità di controllo microclimatico sull’intorno contiguo; l’utilizzo di materiali riciclati delle demolizioni selettive per il riuso, il riciclo a scala di edificio e di componente, da adoperarsi sotto controllo post-bonifica anche per le strutture del parco; l’utilizzo di sistemi per il controllo energetico integrato al progetto di funzionamento delle strutture edilizie presenti e particolari misure e utilizzo di tecniche costruttive a basso impatto. Vi sono più corpi di fabbrica costruiti in epoche diverse, l nucleo originario è stato edificato tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo ed è costituito dai volumi della chiesa e dalla “taverna” posta al centro. I due corpi laterali alla “taverna” sono stati realizzati nel XIX secolo e presentano caratteri stilistici ed architettonici (sporti di gronda, archivolti, portali, ecc…) di valore meno elevato rispetto al nucleo centrale più antico. Il piano terra è costituito da una serie di ambienti la cui accessibilità dal lato strada è garantita da tre ingressi con portali in pietra e/o mattoni, mentre dal lato posteriore una unica apertura con arco a tutto sesto in mattoni mette in comunicazione l’edificio con la corte posteriore. Attualmente l’edificio è inagibile, per i danni subìti a seguito del sisma del novembre ’80, in precedenza i vani erano adibiti a depositi e rimessaggio attrezzature agricole. Il nuovo corpo di fabbrica è destinato a sede delle attività della microvinificazione, pensata come ambito didattico-sperimentale, attraverso la cui struttura ed i cui impianti, gli studenti del corso di viticoltura ed enologia possono attuare i principi di didattica applicata.

L’ingresso alla Caserma Berardi di Avellino

LA CITTADELLA UNIVERSITARIA: ECCO L’IPOTESI DEL CAMPUS UNIVERSITARIO DEL VINO. L’Università degli Studi Federico II riporta nelle “Politiche di Ateneo e Programmazione 2016-2018 come polo di valenza internazionale la sede dell’Università del vino in corso di realizzazione ad Avellino- Infatti, durante la sua visita, il Rettore dell’Università di Napoli, prof. Gaetano Manfredi, il 3 settembre u.s. nel visitare gli edifici restaurati in viale Italia, ha dichiarato: “Pensiamo di partire con la Laurea Magistrale già a fine ottobre e avviare le lezioni entro fine d’anno, il nostro obiettivo è avere una platea di studenti sempre più internazionale e sempre più aperta ai giovani che vengono da tutta Italia, per aumentare il livello di competitività e creare qui ad Avellino uno dei tanti poli di eccellenza del nostro ateneo”. Per dare maggiore forza a questo importante intervento attraverso un più ampio sviluppo armonico della città, l’idea è quella di un riuso degli immobili della ‘Caserma Berardi’ adibita a funzioni residuali dell’Esercito Italiano, per la creazione di “Una Cittadella degli Studenti”, attraverso un accordo di programma tra àmbiti di Amministrazione Statali diversi e gli enti Locali di riferimento, Comune e Provincia. Un grande sogno che potrebbe essere perseguito: far rivivere a pieno la zona ovest della città, rivitalizzarla come non lo è mai stata, ne gioverebbe l’intero territorio comunale ed oltre. Abbattere quelle mura orribili che circondano il plesso militare ed aprire quegli ampi spazi verdi, bellissimi, che oggi nessuno ne può godere. Si tratterebbe, tra l’altro, di un uso fruttuoso delle proprietà demaniali che potranno generare risorse da reimpiegare proficuamente nelle manutenzioni, attualmente esse sono soltanto generatrici di costi elevati a fronte di un ridottissimo utilizzo no produttivo. Una idea non semplice da conseguire, ma sicuramente non impossibile, porta però con sé aspetti tutti positivi. Amministrare di questi tempi, in maniera saggia, incontrando l’apprezzamento ed il favore incondizionato da parte dei cittadini, è puntare prioritariamente alla “CURA del TERRITORIO”, attraverso il riuso e la manutenzione del patrimonio pubblico esistente, immaginando appunto una diversa destinazione per quelle proprietà pubbliche dismesse o poco utilizzate, tali da restituire risultati di successo ai fini di un reale sviluppo del territorio, questa idea va in questa direzione, l’auspicio è che qualche amministratore lungimirante colga questo suggerimento, piuttosto di perseguire dibattiti pregni di offese e pensieri mediocri che stanno contraddistinguendo purtroppo la quotidiana discussione di basso profilo della politica cittadina.

(*): ex dirigente ai Lavori Pubblici della Provincia di Avellino


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