Chiesti 12 anni di reclusione per Gennaro Lametta, titolare della agenzia ‘Mondo travel’ proprietaria del bus finito giù dal viadotto Acqualonga sull’autostrada A16 nel luglio 2013, 9 anni e 6 anni per i dipendenti della Motorizzazione civile di Napoli Antonietta Ceriola e Antonio Saulino.

Queste le prime richieste di condanna nel processo per la morte delle 40 persone a bordo del pullman turistico schiantato sotto un ponte dell’A16 il 28 luglio di cinque anni fa. A formularle il piemme Cecilia Annecchini in oltre due ore di requisitoria, durante le quali ha ricostruito l’incidente del 28 luglio 2013.

I resti del pullman precipitato dal viadotto Acqualonga nei pressi di Monteforte Irpino il 28 luglio 2013

Secondo la procura, Lametta è accusato di concorso in omicidio, lesioni e disastro colposo. È responsabile delle pessime condizioni del bus, immatricolato nel 1985 e con 800 mila chilometri percorsi, ma soprattutto per non aver sottoposto l’automezzo a revisione. La tesi dell’accusa è che l’incidente poteva essere evitato se il bus non avesse ottenuto l’autorizzazione a circolare. Conseguentemente, per i funzionari della Motorizzazione Civile l’accusa è di essere venuti meno alle funzioni di controllo, non avendo impedito la circolazione del bus. Maggiore è la richiesta per Antonietta Ceriola, in quanto recidiva.

Si tratta solo della prima parte della requisitoria, che il Procuratore della Repubblica Rosario Cantelmo proseguirà  nelle udienze già fissate il 10 e 19 ottobre, quindi il 2 novembre, mentre le arringhe difensive sono previste a partire dal 16 novembre prossimo.

Il principale imputato resta Gennaro Lametta, al quale non sono state riconosciute attenuanti riferite alla tragica circostanza della morte del fratello, alla guida del bus.

La requisitoria dell’accusa continuerà con il procuratore capo di Avellino, Rosario Cantelmo, nelle udienze fissate il 10 e il 19 di ottobre e il 2 novembre. Nell’udienza fissata per il 16 novembre, cominceranno le arringhe della difesa dei quindici imputati.

Le richieste non soddisfano i parenti delle vittime, presenti in aula. Si è arrivati a invocare la “sedia elettrica” nel comprensibile dolore di persone che quel pomeriggio sull’autostrada all’altezza di Monteforte irpino hanno perso in alcuni casi l’intera famiglia. Il bus viaggiava sulla Napoli-Canosa in direzione di Pozzuoli, proveniente da Pietrelcina, dove una comitiva si era recata per una gita.

Nelle prossime udienze l’attenzione si sposterà sui dirigenti della Società Autostrade per l’Italia. L’accusa si concentrerà sulle condizioni del tratto autostradale nel giorno della strage, con riferimento alle barriere del viadotto Acqualonga, ai sistemi di ancoraggio, ai tirafondi, risultati gravemente compromessi dalla ruggine in alcuni punti secondo le perizie prodotte. In attesa della requisitoria del Procuratore Cantelmo, già nella seduta di oggi il piemme Annecchini ha definito quella condizione una “concausa” dell’incidente. A conclusione della requisitoria il pm ha chiesto il dissequestro della carcassa del bus e delle barriere che ancora si trovano nella scarpata di Acqualonga.

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