La Sediver Spa ha superato i 30 anni. Un traguardo importante per un’azienda che ha mosso i primi passi in Alta Irpinia nel dopo terremoto e oggi gode di un bilancio di 56 milioni di fatturato annuo. è sua infatti la leadership italiana nella produzione di isolatori in vetro ed è un competitor delle grandi multinazionali cinesi e spagnole che operano nel campo. Proprio in occasione del trentennale della sua fondazione presso gli stabilimenti dell’area industriale nuscana promuove un ‘open day’, in programma il 2 ottobre con tutte le autorità civili, politiche e istituzionali. Oltre al parterre dei confindustriali di Avellino, sono stati invitati il sindaco di Nusco, Ciriaco De Mita, il Prefetto di Avellino, Maria Tirone, le rappresentanze di tutte le forze dell’ordine, delle sigle sindacali, dell’Ispettorato del lavoro e dei principali fornitori storici dell’azienda. Alla vigilia delle celebrazioni, facciamo il punto con Massimo Chiaini, Plant manager e presidente della sezione “chimici, vetro e materie plastiche” di Confindustria Avellino, che oggi dirige una azienda leader tra gli isolatori in vetro, ed esporta il know how fuori dai confini nazionali per nuove sedi e filiali del gruppo francese.

Ingegner Chiaini, la crescita della Sediver Spa conferma che l’intuizione e il coraggio di giovanissimi imprenditori e lavoratori che hanno investito nel progetto si è rivelato vincente.

“Si tratta di un successo iniziato nel 1986 grazie ai fondi del post terremoto e che ha visto partire la produzione il 19 settembre del 1988 del primo isolatore in vetro. Gli imprenditori allora erano giovanissimi e hanno scelto di investire qui per restare”.

Quale sarà il tema dei festeggiamenti?

“I festeggiamenti dei 30 anni di attività intendono celebrare soprattutto l’entusiasmo dei giovani imprenditori e lavoratori che hanno permesso di realizzare la crescita dello stabilimento. Trenta anni fa hanno avuto lungimiranza e sono arrivati in Alta Irpinia non per fare speculazione, ma con una visione industriale lontana dall’opportunismo”.

Oggi Sediver vanta una posizione di primo piano nel comparto della tecnologia di isolamento della linea aerea. Qual è stata la ricetta del vostro successo?

“Senza dubbio il capitale umano dell’azienda. Basti pensare che il nostro primo assunto con matricola numero zero oggi è il responsabile della manutenzione meccanica ed è in forza allo stabilimento da 30 anni. Questo ha permesso a lui come a tanti altri, di acquisire una esperienza e una conoscenza tali da rendere gli stabilimenti di Nusco una eccellenza in campo mondiale”.

Cosa determina la cifra dell’eccellenza?

“Senza dubbio la qualità, che è al top di gamma e che ci viene riconosciuta sui mercati internazionali. Il costo di acquisto infatti è superiore a quello dei nostri competitors, ma è equivalente alla qualità del prodotto che mettiamo fuori”.

Sediver ha accusato i contraccolpi della crisi nel 2008? “Dopo il 2007 abbiamo subito una grossa crisi per questioni finanziarie, non legate alla produzione. Ad oggi possiamo dire di avere superato quella fase e siamo tornati con nuovo slancio sulla scena, soprattutto sugli investimenti”. Su cosa saranno orientati?

“Ci stiamo attivando sul fronte dell’automatizzazione, con interventi previsti fino a un milione e mezzo di euro in un anno: fra il 2020 e il 2021 contiamo di ricostruire i forni e avviare una innovazione che ci permetterà di mettere sul mercato un prodotto ancora migliore”.

Isolatori di vetro della Sediver montati sugli impianti elettrici ad acta tensione

Questo genere di innovazione non coincide con l’incremento di forza lavoro.

“L’automatizzazione non prevede un incremento. Ad oggi in Sediver sono impiegate 172 unità, in aggiunta a 30 interinali. L’azienda è partita 30 anni fa con 50 addetti, e le maestranze sono tutte del posto”.

Oltre ad avere la connotazione dell’industria di montagna, l’azienda è ubicata in una delle aree industriali considerate fra le più depresse della provincia, e con carenze infrastrutturali. Perché è conveniente investire qui?

“Le aziende all’interno dell’area non sono supportate adeguatamente e ci troviamo a sopperire ad alcune mancanze autonomamente, ma la convenienza sta nell’esperienza e nel know how del nostro personale a cui non possiamo rinunciare”.

Il radicamento di Sediver è dovuto al patrimonio di conoscenze acquisite nel tempo.

“Immaginare una fase di start up altrove significa considerare almeno 10 anni di formazione. La centralità di Nusco è caratterizzata proprio da questo aspetto: il know how che produce alta qualità; tant’è che da questo stabilimento i nostri gruppi tecnici di supporto partono per fare formazione altrove”.

Quanto incidono i costi della logistica nel bilancio dell’azienda?

“Fare industria in montagna è dura e la logistica è un aspetto fondamentale, a cui è legato il rischio dei progetti e gli impianti. C’è bisogno che l’Asi migliori i servizi e che garantisca la rimozione della neve in tempi rapidi, perché noi lavoriamo su tre turni a ciclo continuo e non possiamo permetterci di fermare la produzione. Lo stesso presidente di Confindustria Pino Bruno si farà carico di una sollecitazione all’Asi per ottenere servizi migliori, ma anche perché l’area possa divenire più appetibile per nuovi investitori. è una stretta al cuore vedere gli stabilimenti vuoti”.

Ma lei ha confermato che -servizi erogati dall’Asi a parte- è conveniente investire in Irpinia.

“Qui si ha disponibilità di manodopera competente, e costi bassi per acquisire gli spazi”.

Le infrastrutture viarie sono sufficienti? Qual è la vostra rotta commerciale?

“La nostra produzione è destinata per l’80 per cento al porto di Napoli e qualcosa a Salerno. I componenti metallici che arrivano dalla Cina sbarcano al porto di Napoli, quindi i costi della logistica sono molto alti, anche per questo dobbiamo investire sull’automatizzazione: per abbattere i costi e restare competitivi”.

Lei potenzierebbe il treno come mezzo di trasporto delle merci?

“Sulla ferrovia credo poco, perché ho avuto esperienze in tal senso che mi portano a fare valutazioni diverse. In ogni caso, noi siamo sull’asse Ofantino e pertanto guardiamo al casello autostradale di Avellino Est per raggiungere Napoli”.

All’interno dello stabilimento Sediver

Altro nodo cruciale delle aree Asi è la crisi del settore depurazione gestiti dal Cgs.

“Anche sulla depurazione i costi non sono sempre adeguati al mercato, ma sono sempre al di sopra: paghiamo un euro e 65 a metro cubo e si parla di ulteriori aumenti. Questo è un altro aspetto negativo”.

Chi sono i vostri clienti?

“Ne abbiamo in tutto il mondo e Terna è il nostro cliente italiano per eccellenza. Esportiamo in Canada, Cina, Giappone, Indonesia, Brasile. Ovunque insomma. La stessa Mive di Avellino nei lavori di infrastrutturazione per conto dell’Enel si riforniva da noi”.

Sediver ha già adottato un piano di adeguamento al protocollo Industria 4.0?

“Sulla digitalizzazione cerchiamo di fare passi in avanti; la crisi ci ha portato ad una battuta d’arresto, ma adesso siamo pronti a rilanciare l’azienda nel XXIsimo secolo. Il sistema di automatizzazione non rispecchia ancora il protocollo 4.0 ma nel 2019 faremo i primi passi in questo campo”. Avete mai pensato alla costruzione di un condominio industriale nell’area? “In questo momento l’azienda è concentrata sulla qualità della produzione e nell’obiettivo di distinguersi sul mercato rispetto a competitors come la Cina e la Russia per qualità e competenza”.

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