Comune di Avellino, la nomina
delle commissioni allontana la sfiducia

SI DELINEA UN GOVERNO DI MINORANZA. La presidenza del Consiglio comunale raccoglie disponibilità e richieste per la composizione dei gruppi di lavoro in seno al Consiglio, stabilizzando il governo di minoranza. Mentre in dieci chiedono dei far cadere subito il sindaco pentastellato, lo scenario sembra un altro

Al Comune di Avellino in dieci chiedono al resto delle opposizioni di sancire dal notaio la fine della consiliatura. I consiglieri del Pd, nelle interviste disponibili a procedere, in realtà sono frenati dalla mancanza di unitarietà in seno alla più ampia area politica di via Tagliamento. In sostanza, senza l’adesione di Davvero e di Gianluca Festa restano fermi. Nel frattempo, però, molto altro si muove.

I banchi del Consiglio comunale di Avellino

Ad esempio la Presidenza del Consiglio è al lavoro per la composizione delle commissioni consiliari. Un compito molto difficile, considerando che le attribuzioni delle presidenze di garanzia spetterebbero alla minoranza, in questo caso la maggioranza e che le opposizioni sono unite solo nell’atteggiamento critico verso il sindaco. Tutto questo dovrebbe durare lo spazio di pochi mesi, il tempo cioè di far detonare la sfiducia nei confronti di Vincenzo Ciampi o, in alternativa, rivoluzionare tutto perché nel frattempo miracolosamente si è trovata una convergenza sul primo cittadino.

Al di là degli scenari e delle congetture, l’architettura delle commissioni così delineata configura la realtà politica di un governo di minoranza. Non si sta procedendo in un accordo per far partire le commissioni indispensabili a garantire il voto in aula sui problemi finanziari, limitando alla commissione Finanze o a quella per le Politiche Sociali, vista la questione della Azienda Consortile in faso di costituzione. In queste ore si dà forma ad un equilibrio stabile tra una maggioranza che è opposizione e una minoranza che governa.

I banchi della Giunta di Avellino

LO SCENARIO. Tutto questo mentre le forze politiche che oggi dividono la responsabilità di guidare il Paese lavorano alacremente per rafforzarsi sui territori in vista delle delicatissime scadenze elettorali all’orizzonte, le amministrative e le europee. Lo scenario nazionale e quello che in un prossimo futuro riguarderà anche la Regione Campania è in una confusa fase dinamica, dagli sviluppi imprevedibili. Con la Lega di Matteo Salvini pronta all’abbraccio con il Cavaliere «solo a livello locale» per fare il pieno di amministrazioni provinciali, comunali e di Regioni (nelle prossime scadenze nel primo caso del 31 ottobre, nei restanti della primavera prossima), la crisi di Governo non può essere esclusa. La rottura potrebbe consumarsi sulla Legge di Stabilità, così come nella migliore tradizione nazionale dopo aver licenziato il provvedimento di programmazione finanziaria. Nella Baronia e nell’arianese, per restare ad esempi vicini, Pd e M5s dialogano apertamente e senza nascondersi. Il tentativo di aprire un dialogo con il Centrodestra avviato dai Democratici nelle scorse settimane non ha incassato risultati. La stessa possibile indisponibilità di Domenico Gambacorta, sindaco uscente di Ariano e della Provincia di Avellino, di riproporsi per un nuovo mandato sul Tricolle rivela difficoltà e imbarazzi nella compagine che attualmente amministra la seconda città dell’Irpinia. La non sfiducia a Vincenzo Ciampi per ora lascia aperte anche strade fantasiose come questa, in un contesto nazionale che vede nel Partito Democratico e nel Centro un tempo bicefalo tra Berlusconi e Prodi, un laboratorio aperto per una riscossa delle forze europeiste che ad oggi non trova il suo leader, nè il suo schieramento.

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