Crisi inedita al Comune di Avellino
Nelle mani del Sindaco il destino dell’ente

Domani si riunisce la conferenza dei capigruppo per fissare la data della riunione del Consiglio, dove si deciderà il destino dell'amministrazione

Nonostante le voci e le indiscrezioni di possibili sfiducie o raccolte di firme per far cadere il Sindaco a poco più di due mesi dall’insediamento, il destino della Amministrazione è soltanto nelle sue mani.

Saranno le scelte di Vincenzo Ciampi ad orientare le risposte dei gruppi consiliari di ogni schieramento. Lo hanno fatto capire abbondantemente i vari consiglieri chiamati a commentare dai cronisti delle varie testate la situazione politica, in questi due giorni seguiti al ritiro del programma amministrativo deciso liberamente dal Sindaco in Consiglio.

Il pallino resta nelle mani di Ciampi per un semplice esercizio di democrazia. Il Centrosinistra ha ottenuto la maggioranza assoluta dei voti al primo turno, conquistando il diritto ad esprimere la maggioranza dei seggi.

Il sindaco è stato scelto dai cittadini che al ballottaggio hanno ritenuto di affidare la guida della giunta e le prerogative della proposta al Consiglio a Vincenzo Ciampi. L’elettorato ha, quindi, ripartito funzioni e compiti precisi a due interlocutori indipendenti, ma costretti da leggi e regolamenti a collaborare.

I banchi del Consiglio comunale di Avellino

In questi giorni, solo una parte ha tentato di mettere in discussione l’altra. C’è un ricorso pendente al Tar con l’obiettivo di arrivare al riconteggio delle schede, allo scopo di veder modificata la composizione del Consiglio. Non così sull’altro fronte, dove nessuno ha fino ad ora chiesto formalmente al Sindaco di cambiare parzialmente o completamente la attuale composizione dell’esecutivo.

La situazione è ferma all’esito delle urne, che hanno stabilito per i due interlocutori doveri e incombenze immediate. Il Consiglio ha eletto il suo presidente, mentre il sindaco, pur avendo scelto una giunta ritenuta adeguata al suo modello di amministrazione, non ha provveduto ad individuare in seno al Consiglio i gruppi e i consiglieri con cui costruire un rapporto di collaborazione che non è un inciucio, ma un dovere inderogabile stabilito dalla legge.

Val la pena di sottolineare, che in regime democratico rappresentativo, spetta al capo della amministrazione ricercare le più ampie convergenze nel Consiglio, dove ogni eletto porta in dote la rappresentanza di una parte frazionata dell’intero consenso espresso dal corpo elettorale.

Più largo è il voto favorevole, maggiore è la parte della città coinvolta nel provvedimento.

In questo senso, il Primo cittadino deve avanzare la sua proposta, sulla quale si dovranno misurare le convergenze, atteso che i consiglieri hanno parimenti l’obbligo di tentare con ogni mezzo di far nascere un’amministrazione.

Luca Cipriano, candidato sindaco indipendente alle comunali di giugno con la lista “Mai Più”

Se non si dovesse arrivare ad un punto di incontro, come è già accaduto sul bilancio consuntivo su cui ora sta operando (non a caso) un commissario prefettizio, spetterebbe al Sindaco trarre le conseguenze, consultatosi con movimento, giunta e gruppo politico in Consiglio.

I gruppi potrebbero decidere una propria iniziativa con atti estremi solo qualora si arrivasse allo stallo. In ogni caso, senza accordo, nessun sindaco potrebbe amministrare, visti gli otto voti di fiducia all’anno imposti dalla legge su una serie di questioni soprattutto finanziarie. Nè potrebbe esercitare pienamente la funzione il Consiglio, dimezzato senza le commissioni, non nominabili senza la distinzione tra maggioranza e opposizione.

Per queste ragioni tutti i gruppi sono cauti in questa fase, nella quale il sindaco deve dettare la linea di fronte alla città.

Domani nella conferenza dei capigruppo toccherá a Vincenzo Ciampi fare la sua mossa, liberamente. E decidere. In settimana in Consiglio si dovrà arrivare alla sintesi.

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