L’area industriale nuscana di Contrada Fiorentine a Nusco è bersaglio di furti e razzie da più di un anno, e gli imprenditori decidono di scendere in campo e fare quadrato per chiedere all’Asi di potenziare la sicurezza e un intervento a tutti gli addetti ai lavori per mitigare le incursioni in un’area particolarmente isolata.

La segnaletica all’ingresso dell’area industriale di Contrada Fiorentine

Tutte le aziende che insistono sull’area hanno subito scorribande notturne e furti, nonostante i servizi di guardiania, di vigilanza esterni, le sollecitazioni alle forze dell’ordine. I malviventi in questi mesi sono riusciti sempre ad aggirare i deterrenti e a farla franca, procurando non pochi danni alle imprese e all’andamento della produzione. Non solo. L’intensificarsi dei fenomeni ha inasprito gli umori degli operatori, che in questi giorni temono di affrontare le turnazioni notturne per paura di dover affrontare incursioni pericolose.

Soltanto la Condor Spa, l’ultima in ordine di tempo, è stata oggetto di ben tre furti nell’ultimo periodo. Sono state rubate le saldatrici a sono stati addirittura divelti i fili di rame dall’impianto elettrico, tali da comportare il fermo della produzione di una settimana per consentire agli addetti ai lavori di ripristinare l’agibilità.

Le aziende che insistono nell’area nuscana

Per queste motivazioni, gli imprenditori intendono sollecitare l’Asi di Avellino e presentare ufficiale richiesta di intervento per l’adozione di misure di sorveglianza e intensificare la sicurezza dell’area, a partire dagli ingressi, che ad oggi non sono monitorati da alcun dispositivo. Ogni industria è dotata di autonomi impianti di videosorveglianza, ma gli ingressi restano aperti e fruibili da chiunque.

“Stiamo approntando un progetto sulla sicurezza che riguarderà tutte le aree industriali” rassicura Vincenzo Sirignano, dirigente Asi. “In questi giorni stiamo definendo gli atti di gara per concorrere ad un Pon sulla sicurezza bandito dal Ministero degli Interni. Siamo attenti alla problematica e confermiamo la massima disponibilità a sostenere gli imprenditori. Ma il progetto c’è, ed è stato condiviso con l’Ordine Pubblico di Avellino”.

Gli operai della Mp di Nusco in sciopero davanti ai cancelli dell’azienda

L’annosa questione delle raffiche di furti era già stata sollevata lo scorso aprile dagli operai della Mp di Nusco, azienda impegnata nella produzione di batterie e accumulatori, in quanto le depredazioni notturne avevano messo in ginocchio le assai precarie condizioni dell’azienda e dei 29 lavoratori- che prestano servizio per soli due giorni a settimana e con contratto di solidarietà. Anche la Mp aveva denunciato ben tre furti in una sola settimana; eventi che avevano indebolito ulteriormente il tessuto produttivo di un’azienda che gli operai stessi considerano ‘appesa ad un filo’, e che ne avrebbero determinato la chiusura definitiva.

Nel caso della Mp, singolare rispetto al contesto imprenditoriale, a lanciare l’allarme sono state le maestranze: padri di famiglia che vivono grandi momenti di tensione legati alla imminente scadenza del contratto, fissata ad agosto. Poi li attende un futuro incerto.

E’ giusto sottolineare, che imprenditori e maestranze sono stati raggiunti dai Carabinieri della Compagnia di Montella e della stazione di Bagnoli, che hanno interpellato anche la scientifica per i rilievi e per acquisire un maggior numero di prove possibili per acciuffare i malviventi.

Alla Mp è stato attivato il servizio di vigilanza notturna, ma gli operai stessi dopo il secondo furto, si sono organizzati con ronde notturne. Della questione è stata informata l’amministrazione comunale nuscana, ma anche la dirigenza Asi (a suo tempo), per sollecitare l’attivazione dell’impianto di videosorveglianza installato su tutta l’area industriale, che però non risulterebbe attivo. Non è possibile escludere, infine, che le perdite registrate a seguito dei furti possa condizionare la proprietà della Mp, affidata al Gruppo Seri, che potrebbe proclamare la resa e chiudere definitivamente lo stabilimento, ingrossando di fatto le sacche della disoccupazione e dell’impoverimento della provincia.

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