Solofra guarda al futuro. L’amministrazione comunale guidata dal sindaco, Michele Vignola, ha adottato in giunta il nuovo Puc (Piano urbanistico comunale), con il quale si intende ridisegnare il volto e le funzioni della cittadina della concia.

Dopo la crisi che ha colpito in generale il settore manifatturiero ed in particolare il più antico e significativo distretto industriale irpino, l’ente ha ritenuto opportuno mettere in piedi un progetto di riconversione degli insediamenti dismessi e di rilancio complessivo del centro urbano, con la previsione di nuovi servizi. Solofra, insomma, pur mantenendo uno stretto legame con gli opifici che costituiscono l’architrave dell’economia locale, si appresta a giocare la carta del terziario, cercando di lasciarsi alle spalle la dimensione ed i limiti di un grande abitato dormitorio, per trasformarsi fino in fondo in comunità accogliente, innanzitutto per chi vi risiede e poi per gli eventuali visitatori. La filosofia del nuovo strumento urbanistico si regge sostanzialmente su due principi: il blocco del consumo di nuovo suolo e la perequazione.

Una scelta che non comporterà il fermo delle attività di costruzione, ma incentiverà la rigenerazione dell’esistente, a cominciare dalla conversione di alcune aree industriali, che in passato, in una fase di crescita disordinata, sono state collocate un po’ ovunque sul territorio.

Gli obiettivi prioritari dell’amministrazione sono la riduzione degli squilibri tra aree industriali ed aree destinate a servizi, attualmente sbilanciate a favore delle prime, la bonifica ambientale dei siti inquinati a seguito delle lavorazioni conciarie (che hanno determinato una vera e propria crisi ecologica in tutto il comprensorio), la tutela degli interessi e delle funzioni pubbliche, anche attraverso la collaborazione con i privati, la valorizzazione e la promozione di attrattori turistici e culturali ed infine la programmazione di interventi per la creazione di una rete di servizi ed infrastrutture collegate alle attività retroportuali di Salerno, nell’ambito dell’Area omogenea della Valle dell’Irno e dell’Alta Valle del Sarno, che coinvolge diversi Comuni a cavallo tra le due province, con Solofra capofila. Il Comune irpino si trovava ormai da diversi anni di fronte alla necessità di compiere delle scelte importanti e radicali come la tutela e la riqualificazione ambientale, la pianificazione di un nuovo assetto urbano e la rimodulazione delle potenzialità produttive che esprime il territorio, ma le scelte – che non apparivano affatto semplici e scontate – sono state rinviate nel tempo. Più precisamente, anche le precedenti amministrazioni avevano avvertito l’esigenza di un aggiornamento dello strumento urbanistico, tanto da aver affidato e poi revocato più volte l’incarico di redazione del piano a diversi tecnici, ma poi non si è andati oltre le procedure preliminari. Un risultato che invece è stato colto dalla giunta Vignola, con l’assessore all’Urbanistica Michele Russo, e con il lavoro dello studio di architettura di Raffaele Spagnuolo e Luca Battista, al quale è stata affidata l’elaborazione del Puc.

Ma analizziamo in dettaglio alcune delle previsioni urbanistiche più significative contenute nel nuovo piano.

A proposito degli insediamenti industriali, l’area Asi di Solofra tornerà nella disponibilità e sotto la competenza del Comune, così come indicato, in sede di assemblea, dai sindaci soci del consorzio, per trasformarla in una sorta di area cuscinetto, tra la zona produttiva e l’abitato. L’area ex Map, vicina all’imbocco autostradale, e l’insediamento ancora attivo in località Sant’Agata, attraversato dalla linea ferroviaria per Salerno (che sarà interessata dai lavori di ammodernamento ed elettrificazione previsti dalla Regione), invece dovrebbero diventare punti di snodo intermodale del traffico merci e passeggeri, in transito dalle zone costiere a quelle interne e viceversa.

Non è un caso che il Comune di Solofra abbia per tempo inviato osservazioni al Ptcp, il Piano territoriale di coordinamento provinciale, redatto a Palazzo Caracciolo, per la riqualificazione della linea ferroviaria.

L’intento dell’amministrazione è attrezzare adeguatamente la cittadina, al fine di convogliare in loco attività terziarie di logistica, ma anche diventare una tappa intermedia dei circuiti turistici che vertono su Salerno e sulla Costiera Amalfitana o anche quelli del Napoletano. A questo scopo sono stati immaginati una serie di investimenti e di interventi per poter valorizzare la collina del castello, oggi privata, rendendola fruibile ai visitatori, con la realizzazione di un parco e di sentieri. Con il sistema della perequazione infatti sarà possibile effettuare uno “scambio di diritti” tra privato ed ente pubblico, per recuperare un bene architettonico e restituirlo alla comunità, delocalizzando in altro sito i diritti del proprietario.

Una vera e propria azione sistematica di riqualificazione e recupero funzionale (tramite l’elaborazione di un Pua, Piano urbanistico attuativo) è prevista per il vecchio insediamento industriale, ormai dismesso, dei Rioni Toppolo e Balsami, lungo l’alto corso della Solofrana, che si trovano in una condizione di profondo degrado. Oltre alla necessaria bonifica del territorio, si dovrebbe procedere all’abbattimento degli edifici in condizioni precarie e alla ristrutturazione degli immobili di pregio, per farli diventare una testimonianza di archeologia industriale, attribuendogli nuove funzioni. In questi ex stabilimenti troverebbero spazio il Museo civico della concia, centri di ricerca ed attività di studio organizzate in collaborazione con l’Università di Salerno, ma anche botteghe artigiane e punti ristoro con prodotti tipici di qualità. Il compito di gestire questa impegnativa operazione verrebbe affidato ad una costituenda società di trasformazione urbana, mista pubblico-privata, partecipata dal Comune ed eventualmente da altre istituzioni.

Ma nel disegno del Puc grande rilievo viene concesso ai servizi – non soltanto pubblici – ai cittadini, come il polo scolastico e la cittadella sportiva (vicino all’area industriale), ma anche agli interventi tesi al decongestionamento del centro urbano, quali la circumvallazione con assi di penetrazione e la previsione del secondo casello autostradale, nelle vicinanze degli insediamenti produttivi.

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