Gestione rifiuti, poteri ordinari dopo 27 anni

Il riordino atteso dal ‘94

Dopo 23 anni di commissariamento regionale prima, locale- a partire dal 2009 poi, per la prima volta saranno i comuni, nella forma associata degli Ato a organizzare l’intero ciclo, dallo smaltimento alla raccolta e trasporto, allo spazzamento, con una missione speciale: la Campania ha fissato per il 2020, cioè 10 anni prima del termine stabilito dalla Commissione Europea dei Paesi membri, la soglia minima del 65 per cento di raccolta differenziata. Sulla base della legge 14, e soprattutto, in forza dell’aggiornato piano di smaltimento (nella versione definitiva licenziata il 6 dicembre scorso, dopo la prima riformulazione nell’estate 2015), l’amministrazione regionale guidata dal Governatore De Luca sotto la responsabilità dell’assessore Fulvio Bonavitacola punta a rendere il ciclo integrato campano un modello a disposizione del Paese che in diverse aree strategiche- a cominciare dalla città di Roma- sta vivendo mesi drammatici di una pericolosa crisi, solo formalmente non conclamata. Gli strumenti messi in campo dalla Campania, dalla legge di riordino al piano di smaltimento, non si limitano solo a ridare responsabilità ai comuni, ma hanno l’obiettivo fondamentale di rendere visibili i percorsi dei rifiuti, tracciabili le competenze, individuabili le anomalie. Se il piano prevede, con una forte differenziata spinta la possibilità di innescare meccanismi economici, la cosiddetta economia circolare, in grado di generare reddito e posti di lavoro preservando gli equilibri ambientali, sull’altro fronte De Luca mira a sottrarre margini di operatività alla criminalità organizzata in due modi: investimenti massicci nelle infrastrutture e negli impianti da un lato; maglie strettissime nei controlli sull’intera filiera del ciclo integrato, attraverso l’unificazione delle banche dati ed il monitoraggio costante, nelle intenzioni istantanea di ogni attività connessa al ciclo ambientale. Nel primo caso, saranno investiti 190milioni di euro per realizzare impianti di compostaggio in 32 comuni, a cui si aggiungono altri 60milioni per adeguamento degli impianti Stir, altri 6milioni saranno messi a disposizione dei comuni per la raccolta differenziata e 75 per garantire il ciclo dei rifiuti a livello locale. Sul piano dei controlli, sarà realizzata la piattaforma tecnologica, la “I.Per Campania” che consentirà di creare e condividere le informazioni territoriali georeferenziate. “La piattaforma facilita la conoscenza e la governance del territorio e favorisce la progressiva realizzazione di servizi e valore aggiunto di grande impatto sull’assetto economico regionale” si legge nel rapporto sull’attività di governo 2016 della Regione Campania. Il controllo e il monitoraggio sono stati affidati al neo istituito Osservatorio Regionale sulla Gestione dei Rifiuti, concepito per portare a termine una missione in 5 punti. L’Orgr dovrà: costituire e gestire la banca dati; monitorare gli obiettivi; monitorare l’andamento della produzione, raccolta, recupero e smaltimento dei rifiuti; svolgere attività di analisi ed elaborazione in ordine ai piani di investimento; raccogliere i dati relativi a fenomeni e forme di penetrazione della criminalità organizzata. Come è noto, la riorganizzazione del ciclo integrato su base locale avrà il suo compimento nel primo semestre 2017: i 550 comuni campani (30 dei quali previo commissariamento) hanno aderito alla convenzione per la istituzione degli Ato rifiuti provinciali. Ai comuni in forma associata spetterà: definire il piano d’ambito e predisporre i passi necessari per individuare i gestori del servizio (sono possibili anche concessioni sub ambito). Ogni provincia dovrà essere autonoma per l’intero ciclo, dallo spazzamento allo smaltimento. A differenza del vecchio piano, il piano regionale dei rifiuti ha cancellato la previsione di nuovi termovalorizzatori e punta sull’economia circolare, cioè su una forte raccolta differenziata che consenta a sistema il massimo riutilizzo dei materiali scartati. In questo quadro, la Regione Campania sperimenterà soprattutto sui controlli un modello che potrebbe fornire la base per una futura normativa di settore a livello nazionale. Non è un caso, che a guidare l’osservatorio dei rifiuti, cioè l’organismo che raccoglie tutte le autorità regionali campane nell’ambito dei rifiuti, a partire dal vice presidente Fulvio Bonavitacola, è stato chiamato l’ex vice presidente della Commissione Bicamerale di inchiesta sui reati connessi al ciclo integrato dei rifiuti, l’irpino Enzo De Luca. Una scelta non casuale se si considera che il senatore del Partito Democratico in accordo con le deputazioni del Pd e di altre forze politiche, presentò nel 2010 agli atti delle Camere un disegno di legge quadro per il riordino del ciclo integrato ambientale nazionale. Alla fine di quell’anno, quel provvedimento fu presentato nell’aula magna del palazzo di giustizia di Avellino nel corso di un convegno promosso dalla Bicamerale, allora presieduta dal Senatore Pdl Gaetano Pecorella, e sottoposta al vaglio di illustri magistrati campani e non. Quel testo, conteneva soprattutto norme stringenti nell’individuazione delle responsabilità, un forte coinvolgimento preventivo dei controlli dell’autorità giudiziaria e una rigida tracciabilità di ogni chilo di rifiuto di qualunque genere. L’impianto della legge, convinse soprattutto uno relatori presenti al convegno, l’allora procuratore antimafia Pietro Grasso, oggi Presidente del Senato. Sui rifiuti il governo regionale sarà chiamato alla prova più alta e impegnativa anche dall’Europa, che da molti anni, tiene aperta la procedura di infrazione contro l’Italia per la mancata soluzione alla crisi ambientale proseguita dopo il 2008, nonostante gli sforzi.

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