L’ingegnere Modestino Ferraro, dirigente di Rete Ferroviaria Italiana, responsabile della Struttura Organizzativa ‘Ingegneria’ della Direzione Territoriale Produzione di Napoli, segue da anni il dossier sulla stazione ferroviaria di Avellino. A causa della posizione decentrata rispetto alla città, il terminal del Capoluogo ha conosciuto, a partire dagli anni ’70, un lento ed inesorabile declino insieme al quartiere che ne porta il nome, Borgo Ferrovia. Ciò anche per lo sviluppo delle vie di comunicazione extraurbane per il trasporto su gomma, con la costruzione dell’autostrada A16 Napoli-Bari (e il suo casello nella zona ovest della città) e col raccordo stradale Avellino-Salerno. Nel 2012 è stata chiusa al traffico commerciale la linea Avellino-Rocchetta Sant’Antonio e sono stati ridotti i collegamenti verso Benevento e Salerno. Dallo scorso anno, però, Rete Ferroviaria Italiana, gestore nazionale delle infrastrutture ferroviarie, ha riconsiderato la posizione baricentrica della stazione irpina rispetto a Benevento e Salerno, avviando un insieme di interventi di manutenzione straordinaria e potenziamento della linea Salerno-Mercato San Severino-Avellino, che hanno interessato anche la stazione di Avellino. La città dunque, si prepara nel solco europeo al rilancio dei collegamenti su ferro, in una logica industriale di integrazione con il trasporto su gomma, propiziando nuove opportunità per l’intero tessuto urbano fino alla zona est.

Ingegnere Ferraro, da giugno di quest’anno sono stati avviati consistenti lavori di manutenzione straordinaria sul tratto di linea Avellino-Mercato San Severino.  A che punto siamo?

«Lavoriamo sulla linea attualmente chiusa Avellino-Mercato San Severino, con la sostituzione delle vecchie rotaie ‘Uni 50’ e delle traversine in legno con rotaie ‘Uni60’ e traverse in cemento armato precompresso, secondo i più recenti standard Rfi. Stiamo provvedendo, inoltre, al completo risanamento della massicciata ferroviaria (ballast)».

C’è già una data di inaugurazione?

«Inizialmente era stata stabilita per dicembre, ma la complessità dei lavori che hanno riguardato 30 chilometri di binari, hanno richiesto un prolungamento dell’interruzione di circa un mese e mezzo, quindi l’inaugurazione è stata rinviata a febbraio».

Si tratta di un investimento oneroso, ma ritenuto strategico, visto che rientra nel Patto per il Sud…

«Gli interventi si inseriscono nel più ampio progetto di potenziamento infrastrutturale della linea ferroviaria Salerno-Mercato San Severino-Avellino-Benevento, come previsto nel Patto per il Sud con un investimento complessivo di oltre 18 milioni di euro. è stato realizzato con l’impiego dei più moderni mezzi su rotaia – treno rinnovatore e macchina risanatrice – che, in maniera continua ed industrializzata, sono in grado di asportare e ricostruire in un solo giorno per intero un tratto di binario esteso per oltre 400 metri».

Anche la stazione è stata oggetto di totale riqualificazione. Come cambierà?

«C’è stato  il completo rifacimento dei binari interni al terminal,  con la ri-progettazione dell’intero piazzale ferroviario e il rinnovo dei tre binari. Si è provveduto alla sostituzione dei vecchi scambi su traversoni in legno, con moderni apparecchi di binario montati su traversoni in cemento armato percorribili a 60 chilometri all’ora (invece di 30 km/h) e manovrati in automatico con casse di manovra elettriche. Qui i lavori sono stati ultimati».

E sul piano tecnologico?

«Possiamo elencare in tutto tre interventi distinti. In particolare è stato realizzato l’Apparato elettrico Centrale Computerizzato di Avellino, che migliorerà sensibilmente gli standard di puntualità, regolarità e sicurezza nella gestione e nella circolazione dei treni. Si tratta di un intervento rilevante».

Perché?

«è uno dei massimi sistemi di livello tecnologico nel settore del segnalamento ferroviario: nella stazione di Avellino sostituirà l’ormai superato Apparato di Manovra. L’investimento economico complessivo ammonta a circa 3,5 milioni di euro».

Cosa offre in più questo sistema?

«Innanzitutto la massima sicurezza. L’apparato controlla e gestisce tutti gli enti del piazzale ferroviario (segnali e scambi) e, grazie ad un utilizzo più flessibile dei binari, garantisce maggiore rapidità e semplicità nelle operazioni per l’ingresso e l’uscita dei treni, oltre all’ottimizzazione della circolazione in caso di criticità: questo significa migliore qualità del servizio in termini di efficacia e regolarità, quindi un aumento della potenzialità (maggiori quote di traffico) della stazione».

Continui.

«L’apparato contribuisce alla prevenzione dei guasti e alla riduzione dei tempi di intervento, ma è anche in grado di trasmettere in tempo reale i dati di viaggio dei treni che, elaborati da software sofisticati, vengono trasformati in annunci audio e video”.

Il progetto di riqualificazione include anche una riorganizzazione degli spazi?

«Certo. Dove oggi si trova la struttura dell’ex macello comunale sono stati rimossi i binari ed è stata ripulita interamente l’area. Sono venuti fuori degli spazi interessanti, su cui è stato manifestato l’interesse del Comune e dell’assessore all’urbanistica Tomasone».

Per quale utilizzo?

«L’assessore sembra interessato all’utilizzo di alcuni spazi per il Fondovalle Fenestrelle, a cui si aggancia l’area ‘deputata’ all’archeologia industriale che insiste nell’area, dove sono ubicate il capannone delle vecchie officine ed il serbatoio di rifornimento idrico”.

Potrebbe nascere un parco urbano agganciato alla stazione?

«Gli spazi potrebbero essere destinati ad attività ricreative, magari con piste ciclabili e percorsi pedonali, con la possibilità di recuperare i locali per farne un museo delle ferrovie».

Un museo collegato a quello di Pietrarsa? Si sta pensando ad entrare nel circuito del Ministero per i Beni Culturali e della Fondazione Rfi?

«A Pietrarsa andrà un po’ della stazione di Avellino. Il segnalamento ferroviario che è stato sostituito, ovvero i vecchi segnali ad ala semaforica, saranno trasportati ed esposti al museo ferroviario nazionale di Pietrarsa, mentre ad Avellino sono stati installati moderni segnali luminosi a matrice di led. Le possibilità del museo sarebbero comunque tante per una tratta di tradizioni importanti, che ha oltre 120 anni di storia».

Poi c’è un altro lato della stazione da considerare, ovvero la finestra sul quartiere Borgo Ferrovia. La stazione cosa può fare per il quartiere?

«La nuova politica del Gruppo Ferrovie dello Stato è tesa non solo ad incentivare il traffico ferroviario ma anche la intermodalità del trasporto pubblico, concorrendo alla trasformazione delle stazioni ferroviarie in veri e propri Hub intermodali».

È quello che accadrà anche qui?

«La stazione di Avellino rappresenterà il capolinea della cosiddetta metropolitana leggera (filovia urbana) e dispone di ampie aree, l’ex scalo merci, riconvertibili come parcheggio di interscambio per la realizzazione degli stalli per bus urbani ed extraurbani, attualmente dislocati in maniera poco razionale e sinergica in diversi punti della città, come Piazza Kennedy o presso il piazzale della scuola elementare di Borgo Ferrovia. Questo può diventare uno snodo importante per la città».

Si prevedono dismissioni di suoli?

«Se ci fossero richieste, sì: è chiaro che la destinazione d’uso dovrebbe essere compatibile con la trasformazione urbana prevista. Il Comune di Avellino potrebbe essere quello più interessato, per attività di valenza pubblica, ma ancora non sappiamo se in comodato d’uso, fitto o addirittura acquisto».

Ritiene che la stazione possa sviluppare un adeguato volume di traffico passeggeri, almeno pari agli investimenti realizzati in questi mesi?

«La stazione è baricentrica rispetto alle sedi universitarie di Benevento e Fisciano e rappresenta una reale opportunità per lo sviluppo del trasporto su ferro per le migliaia di studenti che giornalmente si muovono verso i due Atenei. Il discorso vale per i pendolari, ma anche per i collegamenti turistici tra zone costiere e interne».

L’assessorato all’urbanistica di Avellino sta dialogando con l’Università di Salerno per un progetto innovativo e ambizioso.

«Si pensa all’utilizzo del fabbricato ortogonale ubicato al lato parcheggi da destinare alle ‘start-up’ per studenti universitari. Tramite un accordo con l’Università di Fisciano, la struttura potrebbe ospitare società innovative, e in quest’ottica il collegamento ferroviario con la sede dell’ateneo è fondamentale per consentire ai ragazzi di raggiungere la stazione di Avellino. Al momento però non c’è nessun protocollo ufficiale, ma solo un’ipotesi di progetto».

In quest’ottica non può mancare una riorganizzazione dei servizi interni alla stazione. Cosa troveranno gli utenti?

«Al momento sono stati persi una serie di servizi, come il bar e l’edicola, ma ci sono spazi da destinare sia al piano terra che al primo piano, dove non ci sono attività».

Rfi è propensa a cederli in fitto a privati?

«Il primo piano è destinato all’accoglienza, e qui sono previsti bar, edicole e altro. C’è tutta l’intenzione da parte di Rfi di stimolare l’interesse su questi spazi».

Qual è la procedura? A chi dovrebbe rivolgersi un privato per candidare una manifestazione di interesse?

«Stiamo immaginando di pubblicare un bando con i servizi richiesti, per verificare l’interesse dei privati».

Altro elemento di particolare interesse, in questo momento, è la possibilità di un collegamento con Napoli. Lei cosa ne pensa?

«Al momento sono assenti i collegamenti con Napoli, ma sarebbero possibili: Avellino è collegata verso Salerno da Mercato San Severino, da dove si potrebbe deviare verso Nocera inferiore, quindi raggiungere Napoli».

Occorrerebbero interventi infrastrutturali?

«Tocca alla Regione chiedere a Trenitalia il servizio ferroviario su certe linee, ma le infrastrutture appartengono a Rfi. Dovrà decidere la Regione Campania».

Dal gennaio scorso è stato attivato il raccordo ferroviario con l’area industriale di Pianodardine  ed è stato sottoscritto tra Rfi ed il Consorzio  l’Asi di Avellino il contratto di raccordo che permette al piazzale intermodale del consorzio di essere direttamente collegato alla rete ferroviaria nazionale. Si apre il canale per le merci?

«Il raccordo potrebbe consentire anche di collegare direttamente la fabbrica FCA con la rete per il trasporto su ferro dei prodotti finiti e l’arrivo delle materie prime o semilavorate. Saranno le industrie a dover siglare una convenzione con l’Asi per l’utilizzo del raccordo e far viaggiare le merci su rotaie. A Pomigliano d’Arco la Fiat già si serve del raccordo di Acerra, dove le Panda vengono trasferite su carri ferroviari. Vediamo».

Oltre alla riapertura del collegamento verso Salerno, in provincia si attende la riapertura della linea storica Avellino-Rocchetta, e non solo per finalità turistiche.

«Il recupero in chiave turistica è una chiara volontà della Regione Campania e del Ministero dei Beni Culturali, c’è un impegno sottoscritto all’interno del Patto per il Sud di reperire ulteriori fondi. C’è un iter in corso».

Ad agosto, in occasione dello ‘Sponz Fest’, la tratta è stata riqualificata da Rocchetta Sant’Antonio a Conza della Campania. Ma manca l’intero percorso fino ad Avellino e i lavori sono fermi.

«La riapertura ad agosto ha testimoniato un concreto interesse, ma oltre allo studio di fattibilità non ci sono altri fondi stanziati per andare avanti: i costi stimati per la riapertura ammontano a 15 milioni di euro, ma se lo stanziamento non arriva difficilmente sarà riaperta a fini turistici quest’anno».

C’è chi ipotizza di affidare alla linea storica anche il trasporto merci. In un documento, Confindustria e le organizzazioni sindacali lo hanno richiesto espressamente. è una ipotesi percorribile?

«Attualmente il trasporto merci non è pensabile: ci vorrebbe una grossa manutenzione e un carico assiale differente, ovvero investimenti assai consistenti. Senza contare che i ponti di fine ‘800 sono vincolati dalla Soprintendenza e il trasporto merci confligge con la vocazione turistica. Servirebbe un progetto».

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