Congresso Pd bloccato ad Avellino, Gengaro e Buonopane chiedono aiuto a Schlein

Confronto nell'ex carcere borbonico sulla legge Calderoli per l’autonomia differenziata nelle regioni a statuto ordinario, organizzato dal circolo “Aldo Moro”

La sede del Coordinamento provinciale del PD irpino ad Avellino, in via Tagliamento

‘Da troppo tempo il Congresso Pd bloccato ad Avellino condiziona le sorti del Centrosinistra favorendo un Centrodestra che può agire indisturbato”. È la posizione espressa questa sera ad Avellino dagli esponenti dell’area Schlein,  ma soprattutto dal candidato sindaco sconfitto al ballottaggio, Antonio Gengaro, e dal Presidente della Provincia Rizieri Buonopane. L’occasione, il confronto al carcere borbonico sulla legge Calderoli per l’autonomia differenziata nelle regioni a statuto ordinario, dibattito organizzato dal circolo “Aldo Moro”. Ai lavori erano presenti anche il sen. Enzo De Luca, Lello De Stefano, Ida Grella, il consigliere regionale M5s Vincenzo Ciampi e Aldo D’Andrea. Il consigliere comunale Antonio Gengaro, ha sottolineato che nel suo partito c’è un problema di democrazia interna e di rispetto delle regole, come ha detto. Da troppi anni non c’è il rinnovamento del gruppo dirigente nel Pd irpino e campano, perchè non si celebrano i congressi cittadino provinciale e regionale. Ad Avellino in particolare la questione appare più grave – ha osservato – perchè non ha possibilità di incidere nemmeno l’area risultata maggioritaria, quella espressione della segretaria nazionale Elly Schlein, alla quale Gengaro lancia un appello, ricordando che rappresentanze riferimento di Gianluca Festa o di Livio Petitto, ex sindaco e consigliere regionale, continuano a essere parte dell’attuale dirigenza. D’accordo con Gengaro, il Presidente della Provincia Rizieri Buonopane ha chiesto di celebrare subito il congresso provinciale per porre fine ad una situazione gravissima. Serve con urgenza il congresso regionale, ha aggiunto, perchè la Campania dei Democratici serve al Mezzogiorno e al Paese, ma ancora più perentoria è la esigenza di riaprire le porte del Partito Democratico irpino alla gente, superando la logica di “un partito somigliante di più ad un comitato elettorale che ad una forza radicata sul territorio”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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