Chirurgia robotica al Moscati di Avellino, «in un anno 90 interventi»

Il primo bilancio del Direttore Generale Pizzuti: «L’utilizzo del robot da Vinci sta contribuendo in maniera significativa alla riduzione della migrazione sanitaria»

Con 90 interventi ed altrettanti esiti ottimali, la chirurgia robotica al Moscati di Avellino ha sortito gli auspici sperati. Lo fa sapere l’Azienda Ospedaliera, fornendo le cifre al termine del primo anno di impegno della nuova tecnologia nelle sale operatorie.

Chirurgia robotica al Moscati di Avellino, «in un anno 90 interventi». L’Inaugurazione del Robot Da Vinci il 18 maggio 2022

A UN ANNO DALL’ATTIVAZIONE DEL ROBOT DA VINCI: «NUMERO DEGLI INTERVENTI IN CRESCITA ED ESITI OTTIMALI». «L’utilizzo del robot da Vinci sta contribuendo in maniera significativa alla riduzione della migrazione sanitaria». A un anno dall’entrata in funzione all’Azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino della tecnologia che è considerata il top nell’ambito della chirurgia mininvasiva, il Direttore Generale Renato Pizzuti è soddisfatto dei riscontri che sta avendo rispetto a un investimento così importante. «Il da Vinci è la prosecuzione del già intrapreso percorso di potenziamento e di valorizzazione della nostra offerta di sanità pubblica – dice il manager -. Si stanno servendo del robot gli specialisti dell’Urologia, della Chirurgia oncologica e di quella toracica e sono evidenti i benefici pre, intra e post operatori, sia per il paziente che dal punto di vista degli esiti clinici. Così come si sono abbattuti i tempi della degenza e del recupero».

LE CIFRE. In costante aumento i numeri che fanno registrare i professionisti alla console: il direttore dell’Unità operativa di Urologia, Vittorio Imperatore, ha eseguito insieme alla sua équipe circa 90 interventi – tutti per il trattamento di tumori -, tra cui 45 prostatectomie radicali, 18 nefrectomie totali e 11 parziali, 7 cistectomie. «Il robot – sottolinea il primario -, estendendo a interventi complessi i benefici della mininvasività, permette all’operatore una estrema versatilità dei movimenti, consentendogli di raggiungere spazi anatomici difficili da raggiungere con la laparoscopia. Un approccio all’avanguardia per malattie che hanno un crescente impatto sociale. La rapida ripresa del paziente dopo l’intervento e la maggiore preservazione delle prestazioni fisiologiche sono inoltre fattori che incidono molto sulla qualità della vita». La stessa media di circa 10 interventi al mese eseguiti con il da Vinci è riportata anche dall’Unità operativa di Chirurgia Oncologica diretta da Francesco Crafa, con esiti che dimostrano una maggiore radicalità oncologica e una migliore conservazione dei tessuti sani e delle funzionalità degli organi. Tiene il passo la chirurgia toracica, diretta da Rosario Salvi, che ha cominciato a servirsi della nuova tecnologia da pochi mesi e che, tra gli altri vantaggi, riscontra una diminuzione del traumatismo tessutale e del sanguinamento, perché si procede attraverso piccole incisioni.


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