Biodigestore dell’Irpinia a Chianche, via libera dal Tar: si farà

L'Amministrazione comunale può mettere in cantiere il progetto esecutivo da 18 milioni. L'impianto

È ormai iniziato il conto alla rovescia per il Biodigestore dell’Irpinia a Chianche, dove l’amministrazione comunale attende il progetto esecutivo dal raggruppamento dei imprese aggiudicatarie dell’appalto integrato, affidatarie dal novembre 2022. Il Sindaco Carlo Grillo ha ottenuto il via libera del Tar Campania per mettere in cantiere l’investimento, che ammonta a oltre 18 milioni. Il progetto prevede la costruzione dell’impianto con le necessarie urbanizzazioni per consentire di raggiungere i capannoni senza attraversare i centri urbani vicini a Chianche.

Il rendering del biodigestore di Chianche

IL TAR HA RESPINTO IL RICORSO DEI COMUNI. L’Ato rifiuti di Avellino ha ottenuto il disco verde dai giudici amministrativi, che hanno confermato legittima e corretta in termini giuridici e amministrativi l’individuazione di Chianche quale sede per un impianto finalizzato al trattamento della frazione organica. Il Biodigestore di Chianche è, quindi, a pieno titolo nel Piano d’ambito per il Servizio di Gestione Integrata dei Rifiuti Urbani. È stato respinto nel merito il ricorso presentato dai Comuni di Altavilla Irpina e Petruro Irpino. Il collegio giudicante ritiene valida la delibera del Consiglio d’Ambito 6/2021, con cui è stato adottato il Piano d’Ambito. Il provvedimento era stato proposto dall’allora presidente Valentino Tropeano.

IL BIODIGESTORE DELL’IRPINIA A CHIANCHE. L’impianto sorgerà nella media Valle del Sabato, sul confine tra Irpinia e Sannio. Sarà completato in poco più di due anni e consentirà alla provincia di Avellino di chiudere il ciclo integrato ambientale all’interno dei suoi confini, affiancando l’altra infrastruttura pubblica disponibile per il compostaggio, quella di Teora. Il Piano d’Ambito dei Rifiuti approvato dal Consiglio del’Eda lo ha recepito, con l’obiettivo di conseguire questi obiettivi, ottemperando al quadro normativo nazionale e regionale stabilito in questo anni.

CON IL PIANO D’AMBITO RIFIUTI IN IRPINIA SI ATTUA LA RIFORMA REGIONALE DEL 2016. La «Adozione del Piano d’Ambito per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani ai sensi dell’art. 34 comma 7 della Legge Regionale 26 maggio 2016, n. 14 – Norme di attuazione della disciplina europea e nazionale in materia di rifiuti e dell’economia circolare», come negli altri 6 ambiti (compreso quello di Avellino sono 4 provinciali e 3 coprono l’area metropolitana di Napoli), era attesa dal 2017, da quando cioé sono iniziate le procedure di riordino gestionale dettate dalla Legge Regionale n. 14 del 26 maggio 2016 (e successive modifiche). A valle di un processo di riorganizzazione del ciclo integrato basato sulla raccolta differenziata nell’ottica della cosiddetta economia circolare, i Comuni sono chiamati attraverso gli Enti d’Ambito a svolgere il ruolo di protagonisti della nuova fase. Spetta alle autonomie locali assumere la responsabilità delle scelte gestionali, organizzative e tariffarie, garantendo la piena autonomia dal punto di vista impiantistico. All’interno di ogni ambito, in sostanza, il ciclo integrato dei rifiuti deve essere completamente autosufficiente non solo rispetto alla Campania, ma anche rispetto alle altre regioni, ponendo fine al trasferimento all’esterno di rifiuti da smaltire.

IL PIANO D’AMBITO RAPPRESENTA LO STRUMENTO DI GOVERNO DEL CICLO INTEGRATO DEI RIFIUTI. Il Piano d’ambito territoriale costituisce (in attuazione del PRGRU, il Piano Rifiuti della Regione Campania) «lo strumento per il governo delle attività di gestione necessarie per lo svolgimento del servizio di gestione integrata dei rifiuti». Ha durata decennale e prevede «le modalità organizzative e gestionali del servizio integrato; i programmi d’investimento per gli adeguamenti ed ammodernamenti tecnologici dell’impiantistica esistente o di nuova realizzazione; le modalità organizzative per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione dei rifiuti, di preparazione per il riutilizzo e di raccolta differenziata e di effettivo riciclo in ogni singolo Comune, al fine di conseguire gli obiettivi previsti dalla programmazione regionale nell’intero territorio di competenza; i corrispettivi dei servizi riferiti ai diversi segmenti della gestione integrata dei rifiuti; gli studi di fattibilità degli impianti previsti per soddisfare i fabbisogni di trattamento e smaltimento alla luce delle indicazioni del Piano regionale e comunque con esso coerenti; l’individuazione, nel rispetto degli indirizzi del Piano regionale delle aree dove localizzare gli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti urbani». Il Piano d’Ambito contiene: la ricognizione delle infrastrutture, compresi gli impianti e le altre dotazioni patrimoniali di proprietà degli enti locali da conferire in comodato ai soggetti affidatari nonché gli impianti e le altre dotazioni patrimoniali di proprietà di soggetti diversi dagli enti locali che dovranno essere autorizzati dall’EdA all’erogazione dei servizi funzionali alla gestione; la ricognizione delle risorse umane e dei soggetti impegnati nella gestione dei rifiuti nei territori di competenza; il programma degli interventi in coerenza con le previsioni del Piano regionale di gestione del ciclo integrato dei rifiuti; il modello gestionale ed organizzativo; il piano economico finanziario, comprensivo della tariffa del servizio articolata per ciascun Comune dell’ambito nel rispetto di parametri definiti dall’EdA, tra cui la percentuale di raccolta differenziata; il piano d’impatto occupazionale.


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