In Irpinia 1 disoccupato su 3 è sotto i 24 anni e non studia, allarme della Cgil

«PIÙ DI 4MILA GIOVANI TRA I 15 E I 34 ANNI NON LAVORANO, STUDIANO E NON SEGUONO PERCORSI DI FORMAZIONE». L'analisi del segretario Franco Fiordellisi: «In Irpinia, quasi tutti i settori produttivi sono in difficoltà. Tranne qualche eccellenza e l’agro-alimentare industriale, la nostra provincia è stretta nella morsa della crisi»

Inclusione al lavoro e formazione professionale

«In Irpinia 1 disoccupato su 3 e sotto i 24 anni». La Cgil lancia l’allarme sulla disoccupazione giovanile, specchio drammatico di una condizione drammatica della provincia di Avellino. «In Irpinia, quasi tutti i settori produttivi sono in difficoltà. Tranne qualche eccellenza e l’agro-alimentare industriale, la nostra provincia è stretta nella morsa della crisi», afferma Franco Fiordellisi, segretario provinciale della Cgil.

Il segretario provinciale della Cgil, Franco Fiordellisi

A risentirne, le nuove generazioni, spiega: «I giovani non possono fare altro che emigrare. La provincia di Avellino è scesa sotto la soglia dei 400mila residenti. Tra questi, 106mila 121 sono pensionati. Mentre sono circa 148mila gli occupati. tra reddito e ricavi da lavoro». Il tasso di disoccupazione è salito al 15 per cento, mentre è allarmante la disoccupazione giovanile, argomenta Fiordellisi.

DILAGANO I NEET, MA ANCHE IL PRECARIATO PER LE DONNE. «Un disoccupato su tre (33 per cento) rientra nella fascia di età che va dai 15 ai 24 anni (esclusi gli studenti). Più di 4mila giovani tra i 15-34 anni non sono occupati, non studiano e non seguono percorsi di formazione. Sono i cosiddetti Neet (Not in Education, Employment or Training), sono i giovani che hanno perso la speranza. Per loro, a queste condizioni, non c’è futuro. Su questo, la Cgil di Avellino avvia una riflessione importante per iniziare a tracciare un percorso efficace». Altra tegola, segnala la Cgil, l’occupazione delle donne che «non hanno ancora pari diritti nel mondo del lavoro in particolare nel Sud Italia». Le cifre: «Il 43 per cento delle donne occupate ha contratti precari», dice ancora Fiordellisi. «Le donne sono ancora discriminate sui posti di lavoro, una condizione troppo diffusa nel Mezzogiorno e rispetto alla quale la Cgil ha fatto diverse denunce».


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