“Con il vento nei capelli” di Salwa Salem

Scorrendo le pagine di questo libro si scopre la vicenda autobiografica di Salwa Salem una donna nata in Palestina nel 1940, dove trascorre l’adolescenza ma da cui è costretta a fuggire per cercar la libertà

“Con il vento nei capelli” di Salwa Salem. Scorrendo le pagine di questo libro si scopre la vicenda autobiografica di Salwa Salem una donna nata in Palestina nel 1940, dove trascorre l’adolescenza ma da cui è costretta a fuggire per cercar la libertà. Si avverte la passione di questa donna, nella sua esigenza di autenticità rispetto alle proprie radici, al proprio senso di appartenenza, nel confronto con altri percorsi di vita. E’ una donna che non conosce vie di mezzo, con un carattere forte e a tratti eccessivo, ma che conserva sempre una straordinaria vitalità. La sua è una storia vissuta con forza e determinazione e si svela una donna vera, a volte dura, che ha sofferto e che, nonostante tutto, vuole vivere le sue difficoltà, senza mai arrendersi, prendendo posizione in una guerra che forse neanche lei comprende, ma che fa soffrire tante persone. E lei sente di dover fare una scelta, deve essere e mostrarsi come una “donna palestinese”, affermando la propria identità.

Salwa era sempre stata molto legata alle sue radici e a quelle del proprio popolo, sradicato dalla propria terra e minacciato di sterminio in nome del diritto alla forza. Nel villaggio in cui viveva la sua famiglia, sua madre, ragazzina di tredici anni fantasticava sul giovane che
non aveva mai visto, con cui costruirà una famiglia con enormi sacrifici, ma non arrendendosi mai. Fondamentale nella sua memoria è il giorno della proclamazione dello stato di Israele nel 1948 che provocò disordini in strada e molti feriti. Salwa avrebbe voluto studiare, ma secondo le regole non scritte della tradizione, deve aspettare che lo facciano i suoi fratelli e lei non accetta questa ingiustizia. Suo fratello Adnan entra nella lotta politica e viene spesso arrestato, la influenza attraverso le sue idee di ribellione e le trasmette l’amore per la cultura, attraverso le sue letture, finchè anche lei comincia ad interessarsi alla politica, discutendo della difficile condizione delle donne, distribuendo volantini e partecipando a proteste e a manifestazioni in strada, rimanendo anche ferita negli scontri.

Il suo rifiuto dell’ idea del matrimonio combinato, che rappresentava una tradizione della loro gente, le crea contrasti con la sua famiglia: lei non riesce a comprendere l’atteggiamento di sua madre che viveva la sua vita esclusivamente in funzione di suo marito. Salwa voleva cambiare vita e, con l’aiuto di suo fratello, riesce a trasferirsi in Kuwait, dove viveva lui: era un’ esperienza nuova, ma egli la teneva sotto la sua ala,
come se fosse di sua proprietà. Il suo profondo desiderio di indipendenza la spinge a cercarsi un lavoro per potersi iscriversi all’università in Siria, si trasferisce a vivere nella “Casa dell’insegnante”, dove conosce molte donne, ma non accetta le ingiustizie, la prevaricazione maschile e il dover indossare un mantello, chiamato “abbaya”, per proteggersi dagli sguardi e “diventare invisibili”. Il rapporto con suo marito, che amerà per tutta la vita e da cui è rispettata, la spinge a seguirlo a Vienna, dove egli ha trovato un lavoro e poi in Italia, dove si sentirà “a casa”.

Lei voleva che i suoi figli non dimenticassero mai di essere nati da genitori palestinesi, si sentiva responsabile di loro e cercò sempre di educarli ad essere indipendenti, a condividere con gli altri, a dare importanza alla cultura, ad avere le proprie idee, a reagire all’ingiustizia e soprattutto a scegliere con libertà. Gli ultimi anni di Salwa, vittima di una malattia che non le ha lasciato scampo, ma che non le ha mai tolto “il piacere di essere attiva”, l’hanno fatta diventare un simbolo e un modello per tante donne: donna complessa e coraggiosa, aveva intorno a sè persone di tanti ambienti diversi, ha sempre assunto il suo ruolo di “combattente per la libertà” e per i principi in cui credeva, in quella vita che lei voleva vivere, seguendo le proprie sensazioni e i propri desideri, conquistandosi un ruolo e procedendo nella vita “con il vento nei
capelli”, in una libertà finalmente conquistata.

A cura di Ilde Rampino

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