Biodigestore di Chianche, Ciampi: «La Regione va avanti. Mobilitiamoci»

I Comuni di Altavilla Irpina, Montefusco, Petruro Irpino, Santa Paolina e Tufo contestano al Comune di Chianche e la Regione Campania il «Decreto Dirigenziale n. 267/2021 con il quale è stato deliberato la non assoggettabilità alla Valutazione Impatto Ambientale del progetto»

«In risposta alla mia interrogazione sulla ‘Localizzazione del biodigestore anaerobico da 45.000 tonn/anno di umido nel comune di Chianche’, la Regione Campania conferma che non ha nulla contro la realizzazione del biodigestore di Chianche». Il consigliere regionale del M5S Vincenzo Ciampi interviene con una nota per confermare l’iter avviato per la realizzazione del Biodigestore a Chianche. Il consigliere regionale si schiera con i sindaci della zona contro il progetto. «Chianche ha una zona Pip solo sulla carta (solo parzialmente urbanizzata) e pensata quaranta anni fa; mentre l’Irpinia ha decine di aree industriali disponibili, spesso sottoutilizzate, in cui potrebbe tranquillamente essere ospitato il biodigestore con tutte le garanzie per l’ambiente».

Vincenzo Ciampi, consigliere regionale della Campania (Gruppo M5s)

LA RISPOSTA ALL’INTERROGAZIONE. Nel merito, Ciampi riepiloga i contenuti della risposta ricevuta dalla Amministrazione regionale della Campania che «accetta come buone le note presentate dal Comune rispetto alla coerenza del progetto al Piano territoriale di coordinamento della provincia di Avellino nonostante individui quell’area come un importante corridoio ecologico», spiega. «La Regione, ricordando che la localizzazione dell’impianto è stata avallata dal Consiglio d’ambito dell’Ato rifiuti di Avellino, conferma che ‘non esistono motivazioni tali da ritenere che il biodigestore possa arrecare grave pregiudizio all’areale di pregio della Docg Greco di Tufo’. Lo staff tecnico amministrativo Valutazioni ambientali, l’organismo regionale che non ha ritenuto necessaria la valutazione di impatto ambientale del biodigestore, prende per buone le integrazioni del Comune di Chianche che evidenziano come non vi sono ‘allo stato dell’arte studi scientifici che dimostrino la correlazione tra la presenza di sostanze maleodoranti provenienti dalla decomposizione della sostanza organica e l’attività fitotossica per la vite’. Insomma, si prende per buona tutta la documentazione del proponente – il Comune di Chianche – che ha l’interesse a portare acqua al proprio mulino, senza ritenere necessario alcun approfondimento». Di qui, l’appello di Ciampi alla mobilitazione contro questa decisione.

Il sindaco di Altavilla Irpina, Mario Vanni

I SINDACI RICORRONO ANCORA AL TAR. Contro il Biodigestore di Chianche, i Comuni di Altavilla Irpina, Montefusco, Petruro Irpino, Santa Paolina e Tufo hanno presentato alla fine di gennaio alla Sezione di Napoli del T.A.R. Campania attraverso l’Avv. Vincenzo Scarano, il ricorso amministrativo contro il Comune di Chianche e la Regione Campania. Chiedono l’annullamento, previa sospensiva, del «Decreto Dirigenziale n. 267/2021 con il quale è stato deliberato la non assoggettabilità alla Valutazione Impatto Ambientale del progetto di realizzazione del biodigestore», si legge in una nota. «Tale iniziativa si è resa necessaria in quanto un precedente ricorso promosso da diversi comunidell’Areale del ‘Greco di Tufo’, avverso un simile provvedimento ed emesso dal medesimo Ufficio regionale, era stato accolto dal T.A.R. della Campania, ma nonostante tale pronunciamentoera stata ritenuta meritevole di accoglimento l’ennesima richiesta del Comune di Chianche»I Sindaci e i Comuni di Montefusco, Petruro Irpino, Santa Paolina, Tufo e Altavilla Irpina, con il sostegno morale del Coordinamento “Nessuno Tocchi L’Irpinia” spiegano il proprio punto di vista.

Biodigestore di Chianche. L’impianto di compostaggio altrimenti definito biodigestore

«Come è stato esplicitato in numerose occasioni le motivazioni che hanno sostenuto la sentenza della Giustizia amministrativa hanno dettagliatamente spiegato le ragioni di merito e di metodo che hanno indotto all’accoglimento del primo ricorso, le quali prefigurano un contesto di inidoneità di tale indicazione e soprattutto delle procedure tecniche e amministrative perseguite dai due enti», si legge nel comunicato congiunto. «Tali ragioni le abbiamo rappresentate in modo argomentato in questi lunghi anni di opposizione che vede l’assurdità di persistere su una localizzazione oggettivamente improponibile , anche per i numerosi ricorsi amministrativi tutt’ora pendentiUna scelta questa che oggettivamente impedisce  sempre più il completamento del ciclo integrato dei rifiuti nella nostra provincia provocando seri problemi di ordine economico e sociale». La decisione di continuare il contenzioso si è rafforzata, visto che «l’aggregazione di ben cinque comuni rafforza e da spessore a questa battaglia di un intero territorio ma che per i suoi riflessi riguarda l’Irpinia intera». I ricorrenti rivendicano il merito di rappresentare interessi e voci diffusi e prevalenti sul territorio. Ritengono questa battaglia «un impegno responsabile, sostenuto da Enti sovracomunali, operatori imprenditoriali, associazioni e organizzazioni sociali che vuole concorrere a ricercare la migliore soluzione ambientale al problema provinciale dei rifiuti nella doverosa tutela dei nostri territori e nel rispetto democratico che occorre garantire alle sue laboriose e pacifiche popolazioni».


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