Nocciola d’Irpinia IGP, iter avviato. Agronomi: occasione storica

IL CONVEGNO NELL'EX CARCERE BORBONICO ORGANIZZATO DAL COMITATO PROMOTORE. La documentazione è stata inviata alla Regione Campania e al MIPAF. Il Presidente dell'Odaf Antonio Capone: marchio d’origine prezioso per valorizzare un prodotto ed un territorio, serve il contributo di tutti

È iniziato l’iter per il riconoscimento di un marchio d’origine che «renda riconoscibile e valorizzi con la Nocciola d’Irpinia IGP un prodotto naturale del territorio famoso fin dall’antichità». Lo ha detto il Presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Avellino, Antonio Capone, intervenuto nel convegno organizzato al Carcere Borbonico per il riconoscimento della “Nocciola d’Irpinia IGP”.

Le nocciole irpine parte importante della produzione nazionale italiana

L’incontro, promosso dal Comitato Promotore per il riconoscimento “Nocciola d’Irpinia IGP”, rappresentato dal presidente Carlo Mazza e sostenuta dall’Ordine degli Agronomi di Avellino, e dalle associazioni Cia, Confcooperative, Confagricoltura e Acliterra è stato l’occasione per presentare la documentazione che innesca il percorso di riconoscimento. Sono intervenuti il Prof. Giuseppe Celano per l’Università degli Studi di Salerno e Maria Grazia Volpe per l’Istituto di Scienze dell’Alimentazione Consiglio Nazionale delle Ricerche – Avellino. Presenti all’incontro il Sindaco di Avellino Gianluca Festa e i consiglieri regionali Maurizio Petracca e Vincenzo Ciampi. Nel corso del convegno Capone ha lanciato un appello alle istituzioni, perché assumano l’iniziativa in una fase cruciale per il territorio e per migliaia di operatori del settore. Di seguito l’intervento del presidente Odaf al convegno per il riconoscimento della Nocciola Igp.


Nocciola d’Irpinia IGP, un marchio d’origine per valorizzare un prodotto ed un territorio

di Antonio Capone | Presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Avellino

Il presidente dell’Odaf Antonio Capone al convegno per il riconoscimento della Nocciola Igp

Avere un riconoscimento cosi importante significa diversificare dando un marchio d’origine e, soprattutto, valorizzare un prodotto ed un territorio. Dopo quasi quattro anni di lavoro tra incontri, coinvolgimenti dei diversi attori della filiera, si è riusciti a produrre una mole impressionante di documenti e relazioni, necessari per presentare la richiesta di riconoscimento della ‘Nocciola d’Irpinia IGP’. La documentazione è stata inviata dal presidente del comitato promotore alla Regione Campania – Area politica agricole alimentari forestali e al MIPAF – Ministero politiche agricole e forestali, per avviare l’iter di riconoscimento del marchio di qualità “Nocciola d’Irpinia IGP” ai sensi dall’art. 7 del Regolamento (UE) n.1151/2013 del Parlamento Europeo e del consiglio del consiglio del 21 novembre 2012. Il marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta) è una carta d’identità che consente di tracciare meglio il prodotto e di permettere al consumatore finale di fare scelte di acquisto più consapevoli. Certo, è necessario dire che questo non è un punto d’arrivo ma è solo un punto di partenza, la strada è ancora lunga e tortuosa e c’è bisogno di tutti. Noi come Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della provincia di Avellino abbiamo collaborato e supportato attivamente, con tecnici specializzati nella corilicoltura, la valorizzazione del prodotto e della zona di produzione, per il raggiungimento di questo ambizioso obiettivo. La zona geografica individuata è interna alla regione Campania ed è l’area di più antica coltivazione del mondo, si pensi che sono state rinvenute nocciole, negli scavi del tempio dedicato alla dea Mefite nel Comune di Villamaina, risalenti al VI Sec. a.C. In epoca romana – Catone, Columella, Plinio, Virgilio – narrano delle grandi superfici coltivate in tali aree della specie Corylus avellana. Un’area geografica che ha conservato la sua identità di coltivazione e dove da sempre questa pianta trova le condizioni ideali di crescita e produzione , addirittura nei boschi cresce come pianta spontanea. In tale zona non si può parlare solo di “coltura” della nocciola ma si deve parlare di “cultura” della nocciola, perché in quest’ area interna la nocciola è il DNA delle persone, il DNA di un popolo, che in modo sapiente le alleva, le custodisce e le valorizza. Tale zona è paesaggio corilicolo, è gestione di collina con ciglioni e gradoni, è preservare i versanti, ed esplica un’importante funzione economica e sociale. L’area individuata è composta di 140 comuni, il 25% della produzione Italiana, oltre il 60 % della produzione regionale, per un’economia di PV di 42 milioni di euro. Occorre insistere sulla qualità dei prodotti e nell’ottimizzazione del processo tecnico/produttivo. Bisognerà continuare con produzioni di territorio e varietà autoctone per sfuggire all’omologazione di massa. La valorizzazione dei prodotti è un punto fondamentale, con la necessità di una IGP per la nocciola irpina e la crescita della filiera produttiva nella zona di produzione. La rilevanza socio-economica del comparto, il ruolo che la corilicoltura svolge nella conservazione delle risorse naturali in aree collinari e montane, l’indotto determinato dalla stessa coltivazione nel settore turistico-culturale e l’elevata sostenibilità ambientale delle produzioni ottenute, sono certamente pilastri per sostenere un processo di valorizzazione che troverebbe nella certificazione dell’Indicazione Geografica Protetta la sua naturale conclusione. Su questo punto, la storia, il territorio, la filiera corilicola, ha fatto la sua parte adesso c’è necessità di una mano anche dalle istituzioni, che devono sostenere e aiutare nel più breve tempo possibile l’iniziativa.


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