Processo all’amianto nell’Isochimica di Avellino: 4 condannati, 22 assolti

Dopo cinque ore di camera di consiglio i giudici del Tribunale di Avellino hanno pronunciato il verdetto di primo grado, al termine di 6 anni di dibattimento. La vicenda riguarda la decoibentazione delle carrozze ferroviarie commissionata alla Isochimica di Borgo Ferrovia dalle Fs

Il processo all’amianto nell’Isochimica di Avellino si è risolto dopo dieci anni con quattro condanne e 22 assoluzioni. Dopo cinque ore di camera di consiglio i giudici del Tribunale di Avellino (presidente Sonia Matarazzo, giudici a latere Pier Paolo Calabrese e Gennaro Lezzi) hanno pronunciato a Napoli nell’aula bunker il verdetto di primo grado, al termine di 6 anni di dibattimento. La vicenda riguarda la decoibentazione delle carrozze ferroviarie commissionata alla Isochimica di Borgo Ferrovia dalle Fs.

La targa in memoria delle vittime dell’amianto nelle Isochimica è stata ripristinata a Borgo Ferrovia. Nella giornata dedicata ai defunti una preghiera ha ricordato gli operai morti per le conseguenze della esposizione all’amianto

LE CONDANNE. Sono stati condannati a dieci anni di reclusione il responsabile della sicurezza di Isochimica e il suo vice, Vincenzo Izzo e Pasquale De Luca. Stessa pena per Aldo Serio e Giovanni Notarangelo, funzionari di Ferrovie dello Stato. Disposta anche una provvisionale di 50mila euro per ognuna delle famiglie dei 33 ex operai deceduti per patologie correlate alla prolungata esposizione all’amianto. I reati riconosciuti sono disastro doloso, omicidio colposo, lesioni personali e rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Le richieste dell’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore di Avellino, Roberto Patscot, sono in linea con la sentenza.

L’ex Isochimica durante la fase di messa in sicurezza

LE ASSOLUZIONI. PROSCIOLTI I SINDACI DI AVELLINO GIUSEPPE GALASSO E PAOLO FOTI. Tra i 22 assolti nel primo processo all’amianto per il disastro provocato nell’Isochimica di Avellino ci sono i Sindaci di Avellino Giuseppe Galasso e Paolo Foti. Sono stati prosciolti: il primo dall’accusa di concorso in disastro colposo per omissione di atti di ufficio; il secondo dall’accusa di rifiuto in atto di ufficio. In entrambi i casi l’assoluzione è «per non aver commesso il fatto». Con loro assolti anche la Giunta comunale di Giuseppe Galasso, tre dirigenti comunali, i titolari delle imprese che si sono succedute nei lavori di bonifica del sito, il curatore fallimentare dell’Isochimica. E il medico della Asl responsabile dell’unità amianto, per non aver commesso il fatto. Per loro l’accusa aveva chiesto condanne variabili da due anni e sei mesi a due anni.

CGIL: «CONDANNA STORICA CHE INDICA TRA I RESPONSABILI LE FERROVIE DELLO STATO».  Al termine del processo all’amianto nell’Isochimica di Avellino, la Cgil irpina ha espresso una valutazione globale. «C’è la condanna dei principali imputati, tra cui Ferrovie dello Stato che deve risarcire le parti civili e i lavoratori impegnati nell’attività di scoibentazione delle carrozze ferroviarie dall’amianto senza la dovuta sicurezza e sistemi di tutela che hanno determinato danni umani e ambientali da malattie asbesto correlate e quindi morte tra i dipendenti. Il riconoscimento del danno procurato ai lavoratori è un dato storico ed importante per il territorio e per la città Avellino», affermano il segretario generale della Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci, e il segretario generale della Cgil Avellino, Franco Fiordellisi. «La Cgil in questi procedimenti si costituisce parte civile perché viene lesa la salute e la dignità dei lavoratori, ma anche per le criticità che si determinano nel territorio. Serve una vera e severa idea di sviluppo sostenibile per il bene di tutti. Il giudizio, con condanna, evidenzia lo scempio contro i lavoratori, le persone e l’ambiente. La speranza, delusa, di avere un lavoro e vivere con uno stipendio dignitoso che invece per anni ha dato un calvario per malattie e drammi umani connessi alla disapplicazione delle norme di sicurezza, ma anche la successiva sottovalutazione del rischio Amianto e del valore della prevenzione». Per il sindacato, «oggi è dunque un momento importante e storico per tutti coloro che da anni combattono contro la sottovalutazione dell’importanza della prevenzione nei luoghi di lavoro e per l’esposizione all’amianto. Dopo quasi 40 anni di battaglie e di aggressioni al territorio, insieme ai lavoratori, alle famiglie dei lavoratori deceduti, alle associazioni, questa sentenza segna un punto importante».

CIAMPI: «LE CONDANNE NON SANANO LA FERITA APERTA DALLO SFRUTTAMENTO DELLE PERSONE E DI RIONE FERROVIA, QUARTIERE SEGNATO». «La sentenza su Isochimica chiude un capitolo doloroso per la città. Ed è un monito per tutti noi: ci sono stati  imprenditori in questa provincia che hanno sfruttato il bisogno delle persone per fare profitto e  violentare il territorio», scrive in una nota il consigliere regionale Vincenzo Ciampi. «Quanto di più terribile potesse accadere: il ricatto del lavoro a qualunque costo e nel contempo il disastro dell’ambiente». Per l’esponente del Movimento Cinque Stelle «le condanne, arrivate dopo molti anni, non serviranno a ripagare le tante vite perdute; le famiglie rimarranno orfane di persone che sono morte per aver subito condizioni inumane di lavoro. L’Isochimica lascia una cicatrice sulla città. Rione Ferrovia,  quartiere-martire, è stato contaminato e il suo risanamento va faticosamente avanti.
Nella Valle del Sabato persiste una situazione che richiede una nuova politica industriale, lo dicono gli  studi che parlano di livelli di inquinamento simili a quelli della Terra dei Fuochi. La Procura ha un’inchiesta aperta. Lo sviluppo e la riconversione industriale futuri in Valle del Sabato debbono tener conto dell’impatto sull’ambiente. Nel frattempo, dobbiamo esigere che un intervento radicale di recupero e  rigenerazione sia svolto in tempi celeri a Rione Ferrovia: nell’interesse della salute pubblica, in memoria dei suoi martiri del lavoro».


LEGGI ANCHE:

Isochimica, Cgil: oggi dopo 35 anni avremo la verità processuale

Positivi al coronavirus in Irpinia 504: l’elenco. In Campania: 11.319 (1 milione dal 2020) con 35 morti

La Campania è zona gialla fino al 30 gennaio. Dall’1 febbraio green pass in molti negozi, non nei supermercati. Le regole

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ARTICOLI CORRELATI