Avvocati contro la legge di Bilancio, nota di Avellino in azione

Il movimento critica l’art. 192 che «non consente al professionista di iscrivere a ruolo un giudizio in caso di mancato (totale o parziale) versamento del contributo unificato»

Protestano gli avvocati contro la legge di Bilancio che «che non consente al professionista di iscrivere a ruolo un giudizio in caso di mancato (totale o parziale) versamento del contributo unificato». Con una nota, i rappresentanti di Avellino in Azione hanno diffuso una nota per spiegare le ragioni della loro contrarietà alla norma contenuta nell’art. 192, in discussione alle Camere con l’impianto generale. Di seguito il testo.


Avvocati contro la legge di Bilancio, rivedere l’art.192

Nota degli avvocati Maria Rusolo e Giovanni Bove | Referente cittadino e provinciale ‘Avellino in Azione’

L’ingresso alla Commissione Giustizia del Senato

Avellino in Azione critica la scelta del governo di formulare l’art. 192 della Legge di Bilancio, che lascia decine di migliaia di avvocati sgomenti come professionisti e come cittadini. La norma introdotta nella nuova Legge di Bilancio, prevedendo che il mancato, o addirittura il parziale versamento del contributo unificato, non consente in alcun modo la possibilità di iscrivere a Ruolo un giudizio, rappresenta la volontà di sopprimere i principi che sono alla base dello Stato Democratico, con l’intento di far prevalere la logica del Governo Esattore a discapito della tutela delle posizioni legittime degli individui. Immaginare una Giustizia Classista, una giustizia per ricchi è il colpo definitivo allo smantellamento di in sistema giuridico fondato sulla tutela dei diritti dei cittadini, che realizza l’obiettivo di una certa classe politica, miope e giustizialista a convenienza, di ridurre il numero dei giudizi in corso, non operando con Riforme strutturali, ma aumentando i costi fissi, attraverso anche la pratica della mediazione civile. Vi è di più; lo Stato con questa norma certifica la incapacità di agire per recuperare l’eventuale mancato pagamento di qualsiasi balzello, escogitando pertanto strumenti palesemente illegittimi costituzionalmente al fine di raggiungere lo scopo e scaricando, ancora una volta, sulla collettività il peso delle proprie incapacità gestionali ed organizzative. Giova forse ricordare a questa classe dirigente il principio sancito più volte dalla Corte Costituzionale, secondo il quale tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi e che la difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento e che non può essere limitato in alcun modo da condizioni capestri e giuridicamente insensate; tale, pertanto, deve trovare attuazione uguale per tutti, indipendentemente da ogni differenza di condizioni personali e sociali. In un Paese in cui ormai non c’è più alcuna mobilità sociale, affermare per legge che esistono cittadini di Serie A e di Serie B e che gli stessi vanno distinti per censo, è scandaloso oltre ogni ragionevole dubbio. Avellino in Azione auspica che le forze riformiste e liberali facciano muro in Parlamento ed attuini ogni iniziativa utile alla eliminazione di questa norma ingiusta ed incostituzionale.


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