“Oliva Denaro” di Viola Ardone

La Sicilia, con le sue tradizioni e i ruoli stabiliti in modo anacronistico, che non riescono ad adeguarsi al tempo che passa, è il teatro in cui si svolgono le vicende di questa narrazione che diventa il simbolo di tante storie di femminilità violata e non riconosciuta

“Oliva Denaro” di Viola Ardone. La Sicilia, con le sue tradizioni e i ruoli stabiliti in modo anacronistico, che non riescono ad adeguarsi al tempo che passa, è il teatro in cui si svolgono le vicende di questa narrazione che diventa il simbolo di tante storie di femminilità violata e non riconosciuta. ”La femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia”, la frase che la madre di Oliva ripete ossessivamente si trasforma in una sorta di mantra che definisce la realtà del paese e stigmatizza i tentativi di sfuggire a questa condanna. Sua sorella  Fortunata si era sposata, ma il marito la picchiava e lei era costretta ad accettare tutto, senza potersi ribellare, rassegnata alla propria condizione di donna in una posizione subalterna rispetto alla figura maschile.

L’intera esistenza della donna era sottoposta alle regole in ogni ambito della vita sociale e familiare, erano come sbarre di una prigione che tenevano avvinti i desideri e le decisioni di una ragazza, un muro contro cui rimbalzavano invano le espressioni della volontà delle donne, un muro invalicabile, e se esse venivano infrante, si era condannata al disprezzo e all’ignominia assieme alla propria famiglia. Sua madre non vuole farle continuare la scuola, perché il suo destino è segnato: sposarsi ed avere dei figli, accettare il proprio marito, anche se è violento o manca di rispetto e soprattutto tacere. La sua amica Liliana
è diversa da lei, suo padre è comunista, è impegnato in politica ed organizza riunioni, a cui anche lei partecipa: crede che il destino delle donne possa diventare un progetto da realizzare e non pensa assolutamente a sposarsi.

Oliva, ascoltando i suoi discorsi, riflette sul fatto che ”la donna non è mai singolare”, deve stare in gruppo per valere qualcosa, a differenza degli uomini: la maestra Rosaria, emblema di determinazione e di impegno, era stata costretta ad andarsene, a causa delle frequenti voci di disapprovazione sul suo conto, ma in realtà non aveva niente di cui vergognarsi, voleva solo affermare la propria personalità e lavorare. La vita a Martorana era piena di sguardi e la recita del Rosario tutte insieme in casa attorno al fuoco era
simbolo di serietà e obbedienza a regole non scritte ma incarnate nel tessuto sociale del paese. Oliva era turbata dai cambiamenti del suo corpo, si sentiva brutta e ciò la metteva a riparo dai desideri degli uomini, lei non voleva diventare “una femmina grande”, anche se in realtà lo era, per non essere soggetta alle regole imposte e al senso di vergogna: ”mantieniti pulita” era la frase che sua madre le ripeteva sempre, per salvaguardare il proprio onore, perché “femmina che sorride ha detto sì”. Fondamentale è la figura del
padre con cui Oliva ha un rapporto molto stretto, si sente protetta da lui, avverte che tra loro ci sono molte cose che li uniscono e lo aiuta a catturare le lumache e a fare i lavori in campagna.

Egli rimane sempre in silenzio, è una presenza muta, ma importante – “se tu inciampi, io ti sorreggo” – rappresenta una figura rivoluzionaria rispetto alla figura tipica del padre, preda di pregiudizi e del proprio malcelato ed assurdo senso dell’onore da dover mantenere. In lui si ravvisa una profonda, anche se celata umanità, le sta accanto sempre e la lascia decidere: è come se fosse un faro che illumina la sua strada, permettendole di fare le
proprie scelte e di andare avanti nel suo percorso di vita, accogliendo la sua rabbia e le sue lacrime, senza giudicare il suo comportamento. ”Non lo preferisco”, è la tipica frase del padre: la madre non lo stima perché non ha coraggio. Suo padre affronta una situazione difficile, pur di proteggere sua figlia. Il dolore e la rabbia diventano l’arma con cui Oliva si ribella alle prevaricazioni e denuncia il giovane, nonostante le intimidazioni e la consapevolezza che “il processo lo faranno a lei, che dovrà discolparsi”, vittima di idee
retrograde. Sente di non appartenere più a nessuno, neanche alle amiche, ormai è cambiata, ha attraversato un limite da cui non potrà più scappare, ha fatto la sua scelta e sa di doverne pagare le conseguenze.

Avverte un senso profondo di stanchezza e non ricorda più come era prima. Oliva si rende
conto che lei è andata avanti, mentre lui è rimasto fermo e niente potra’ mai più toccarla, ha vinto, nonostante tutto. Decide di andarsene dal paese ma torna come a esprimere la sua nuova vita, senza più paura. Lei è consapevole che deve superare ancora tanti scogli, perché “ci sono porte che esistono solo fino a quando non abbiamo il coraggio di attraversarle”: va in pasticceria e lo guarda fisso negli occhi, mentre egli li abbassa: ha ottenuto la libertà di scegliere e sceglie le sue paste preferite, festeggiando in un giorno,
tra le persone che ama, il giorno del suo diploma, del suo matrimonio e di tanti altri giorni, mentre qualcosa di molto importante sta per accadere: un cerchio che si chiude, un nuovo inizio per le donne.

A cura di Ilde Rampino

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